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Sale, Alessandria, Italy
Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

31 dicembre 2019

PAOLO MAURENSIG GLI AMANTI FIAMMINGHI

Due amici di mezz'età partono insieme alle rispettive mogli per un viaggio in auto verso la Catalogna. Il piccolo gruppo sembra consolidato ma, appena dietro quell'illusoria armonia, stagna un fondo di sentimenti inespressi e parole taciute. Perché il protagonista si trova più volte a fantasticare di uccidere l'amico? E sua moglie Manola, così eterea e sfuggente, lo ha mai davvero amato? Non è invece innamorata di Jacopo? La tappa iniziale del viaggio, un incantevole paesino della Costa Azzurra, sarà anche l'ultima. I due uomini intraprendono infatti un'escursione da cui Jacopo non tornerà vivo. Impossibile ricostruire cosa sia successo in quelle ore. I ricordi del protagonista sono confusi, la mente annebbiata. La sua sola certezza, il suo segreto, è di essere riuscito a trarre in salvo il misterioso manoscritto a cui Jacopo stava lavorando, Gli amanti fiamminghi, la storia di una passione disperata e autentica. Quella storia d'amore che lui, autore di successo senza più ispirazione, non è mai stato capace di scrivere. E che ora, in solitudine, legge furiosamente...

JUREK BECKER AMANDA SENZA CUORE

Tre uomini raccontano una donna fuori dall'ordinario, Amanda. E nel raccontarla parlano anche di se stessi, di un paese, la Germania orientale e di un' epoca, gli anni settanta e ottanta, che si conclude con la caduta del Muro di Berlino. Ludwig Weniger, giornalista schierato con il regime, nella memoria che sta preparando per la causa di separazione evoca il proprio matrimonio con Amanda. Nella vita di Amanda entra Fritz Hetmann, scrittore di grande fama ma non di altrettanta bravura, che dopo la censura imposta ai suoi libri passa all'opposizione; infine Stanislaus Doll, corrispondente di una radio occidentale, che farà l'impossibile per farla espatriare e solo dopo molti sforzi vedrà esauditi i propri desideri. Il giorno prima della caduta del muro.

NADA MALANIMA LA GRANDE CASA

Elke Richter appartiene a una ricca famiglia. I genitori l'hanno portata fin da bambina in Italia, sul litorale di Corielba, ed è qui che Elke torna, adulta, con un passato doloroso alle spalle, per cominciare una nuova vita. Per questo rileva una vecchia fornace e la trasforma in una villa, anzi nella sua piccola grande utopia: una Grande Casa, un luogo per persone che amano il silenzio e lo cercano. Fra queste c'è Gemma, che parla con gli alberi, ha in sé l'energia dell'universo ed è di esempio a tutti. Poi c'è Emilia: rimasta orfana, è andata dalle suore e ha trovato il conforto paterno di un bidello di scuola, prima di perdersi nel miraggio di diventare una ballerina famosa. La Grande Casa è la storia dell'amicizia di queste tre donne speciali e del destino che le ha fatte incontrare. Accanto a loro, gli altri ospiti della Grande Casa: visionari incompresi, artisti, solitari, che nel ricovero di Elke trovano finalmente se stessi sconfiggendo l'indifferenza che li avevano posti ai margini della vita sociale. Sullo sfondo di una Natura che pare ribellarsi con alluvioni, terremoti, malattie e catastrofi alla scriteriata volontà di dominio degli uomini, Nada Malanima racconta le vicende di un piccolo gruppo di personaggi indimenticabili. Insieme, essi sapranno ricostruire una convivenza diversa, fatta di passione, di sensibilità quasi medianica, di rispetto per le forze segrete del cuore nella loro corrispondenza con quelle, ancora più forti e segrete, del mondo.

28 dicembre 2019

JO NESBO IL COLTELLO

Harry Hole è di nuovo a terra. Ha ricominciato a bere, e da quando Rakel lo ha cacciato di casa abita in un buco a Sofies gate. Nell'appartamento ci sono soltanto un divano letto e bottiglie di whisky sparse ovunque. Ma Harry non è mai abbastanza sobrio da curarsene. La maledetta domenica in cui si sveglia da una sbornia colossale, non ha il minimo ricordo di cosa sia successo la notte precedente. Quel che è certo, però, è che ha le mani e i vestiti coperti di sangue. Forse, si convince, è diventato davvero un mostro.

ANTONELLA BECCARIA PIAZZA FONTANA I COLPEVOLI

È vero che della strage di Piazza Fontana non si sa nulla e mai si potrà sapere qualcosa? No. È falso. È una leggenda. A cinquant’anni dal massacro del 12 dicembre 1969 che cambiò la storia d’Italia e inaugurò la stagione della strategia della tensione, è possibile raccontare una storia conosciuta per buona parte. È una storia fatta di sigle neofasciste, a iniziare da Ordine Nuovo, e di servizi segreti italiani e atlantici che, nella migliore delle ipotesi, sapevano quanto stava per accadere e non mossero un dito. Si aggiunsero i depistaggi, che hanno un nome e un cognome. Ma è anche la storia di uomini dello Stato che, in cinque decenni, non si sono arresi e hanno continuato a lottare per dare giustizia alle vittime e restituire dignità alle istituzioni della Repubblica.


27 dicembre 2019

ANDREA G. PINKETTS FUGGEVOLE TURCHESE

Chi è quella ragazza che non abbiamo mai visto in volto, che sale su un tram proprio quando stiamo per raggiungerla? Di lei ci resta soltanto la visione di un sedere ben tornito, inguainato in pantaloni turchesi. Che non sia per caso la morte? Una morte estiva (non autunnale), turchese (non nera) che, dopo aver abbandonato Milano, vive tra Alassio e Laigueglia, dove operano i Rimarginati, una confraternita di ex criminali, riabilitati da un ambiguo guru.

26 dicembre 2019

ALESSANDRO PIPERNO IL MANIFESTO DEL LIBERO LETTORE

Il libero lettore è colui che si lascia guidare dal capriccio, dalla sete e dalla necessità, che immergendosi in un'opera di narrativa non sta lì ad interrogarsi sullo spazio che essa occupa nella storia letteraria, ma cerca atmosfere, personaggi, buone storie.

"I libri sono strumenti di piacere, come la droga, l'alcol, il sesso, non il fine ultimo della vita." Questo l'assunto da cui muove "Il manifesto del libero lettore". Un grido di gioia, un'invocazione al capriccio, alla voluttà, ma anche all'indolenza e all'insubordinazione: perché leggere è un vizio, mica una virtù; diritto, intima necessità, non certo un obbligo istituzionale. Ecco chi è il libero lettore: un individuo un po' strambo, allo stesso tempo credulone e diffidente, squisito e volgare, sentimentale e cinico, devoto e apostata; un rompiscatole che diffida della gente ma ha un debole per i personaggi, che alle fauste bellezze della natura preferisce le gioie segrete della fantasia, convinto com'è che non c'è verità senza eleganza, né arte senza rigore. È così che Alessandro Piperno ripercorre la storia di un precoce amore mai venuto meno, quello per i romanzi, lungo le rotte tracciate da otto giganti della narrativa universale: Austen, Dickens, Stendhal, Flaubert, Tolstoj, Proust, Svevo, Nabokov. Affrontandoli "con amore, certo, ma senza alcun ossequio, con il piglio del guastafeste ansioso di svelare i segreti del prestigiatore". Del resto, il genio letterario è un mago spregiudicato e immaginifico. Jane Austen ha creato dal nulla un genere tutto suo, tra fiaba e romanzo, che non smette di incantarci; l'arte di Tolstoj di introdurre i personaggi non ha precedenti né epigoni all'altezza; l'ossessione di Proust per i tempi verbali illustra come nient'altro la dedizione a un passato irrecuperabile. "Il manifesto del libero lettore" è un'opera che esprime l'entusiasmo di chi, non dimenticando le ragioni per cui, appena adolescente, contrasse il vizio di leggere, ritiene che i grandi romanzi, per essere assaporati, pretendano il piglio, l'ironia e il disincanto della maturità.

23 dicembre 2019

NANNI BALESTRINI VOGLIAMO TUTTO

Vogliamo tutto è un ordigno linguistico di calcolata potenza e di trattenuta passionalità. Passione e ironia si intrecciano con dosaggio sapiente ed esplodono insieme, dando vita a un libro che si può leggere in molti modi: come un resoconto delle lotte sociali del proletariato metropolitano, come un controcanto incalzante e talora balzellante al diffondersi dell’autonomia degli operai, come uno sguardo distaccato, o come un gesto di simpatia del linguaggio per la vita.
Pubblicato per la prima volta nel 1971, Vogliamo tutto è la storia di un operaio arrivato dal Sud nella Fiat in ebollizione, la storia della scoperta della metropoli, della violenza e dell’oppressione capitalistica, della comunità proletaria che si forma, della rivolta che serpeggia e poi esplode. Il romanzo racconta in prima persona le vicende dell’emigrazione dal Sud e quelle della lotta operaia a Torino. La prima persona narrante è quella di un operaio che Balestrini ha fatto parlare e registrato coscienziosamente per poi rimixare il parlato con un ritmo che si piega all’intenzione di una poetica variegata, policroma e polifonica. Quella realizzata è un’operazione che non ha nulla a che fare con il populismo o con il realismo descrittivo. Il lavoro di smontaggio e rimontaggio segue le linee di una metodologia combinatoria che si esercita integralmente sulla materia linguistica con un «procedimento» calcolato.
È qui la caratteristica assolutamente originale di questo scrittore, nel suo operare attraverso prelevamenti di materiale verbale pre-esistente alla scrittura. In questo senso si potrebbe dire che Balestrini è il primo poeta che non ha mai scritto una parola sua, perché le parole per lui sono materiale da ricombinare. Il gesto del poeta consiste nel prelevare parole dallo smisurato territorio verbale circostante, nel predisporne il funzionamento, il ritmo e dunque la potenza emotiva.

STEFANIA AUCI I LEONI DI SICILIA

Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione… E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo… In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l’espansione dei Florio, ma l’orgoglio si stempera nell’invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell’ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e – sebbene non lo possano ammettere – hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto – compreso l’amore – per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile.

Intrecciando il percorso dell’ascesa commerciale e sociale dei Florio con le loro tumultuose vicende private, sullo sfondo degli anni più inquieti della Storia italiana – dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in Sicilia – Stefania Auci dipana una saga familiare d’incredibile forza, così viva e pulsante da sembrare contemporanea.

21 dicembre 2019

PIERO COLAPRICO ANELLO DI PIOMBO

Milano, anni Ottanta. Eleuterio Rupp, uno stimato psichiatra della Milano bene, viene ucciso con quattro colpi di pistola, una mattina, sotto casa sua in piazza Fratelli Bandiera. La questura di Milano mette in campo i migliori uomini che ha a disposizione per catturare il colpevole. Ma, qualche giorno più tardi, due poliziotti coinvolti nell’inchiesta vengono trovati morti e, anche se sembra esserci una spiegazione logica, esiste un’altra verità. La si potrebbe raggiungere soltanto grazie a un diario, una specie di eredità di indizi e suggerimenti che un investigatore lascia a chi gli succederà.

Anni dopo l’ispettore Francesco Bagni, già protagonista della Trilogia della città di M., è chiamato a indagare sui misteriosi delitti. Chi è davvero il poliziotto Nunzio Fratoianni? Cosa c’entra la bomba di piazza Fontana con l’omicidio di uno psichiatra nella città che ormai è chiamata la “Milano da bere”?

20 dicembre 2019

ANDREA G.PINKETS IL SENSO DELLA FRASE

Nel romanzo il protagonista si occupa esclusivamente delle sue ossessioni, delle fobie degli amici/alter ego che gli fanno da coro tragico (o comico). Nell'occasione il problema è quello di ritrovare una donna scomparsa. Il giovane si mette sulle sue tracce, spostandosi a caso in una Milano labirintica in cui si riflettono i miti e gli incubi degli anni ottanta. Lazzaro continua a imbattersi in se stesso e nei suoi fantasmi: perditempo assortiti, consulenti psichiatriche, ninfomani, bugiarde patologiche, squadre di assassini su pattini a rotelle, babbi natali omicidi, specchi deformanti di un'unica realtà: la sua.

19 dicembre 2019

ALESSANDRO PRINCIPE RISCATTO una storia vera d'amore e fabbrica

Tra crisi aziendali e disoccupazione Alessandro Principe ci consegna quella che resterà una vicenda simbolo per la storia industriale italiana: la storia vera di un gruppo di operai della provincia piemontese che ha unito le forze per rilevare – e rilanciare - l’azienda in cui lavoravano, ormai destinata alla chiusura.

Riscatto è la storia di Dino, l'operaio che ha avuto il coraggio di tentare questa impresa, trasformando l'ormai Ex Intec in Cooperativa italiana pavimenti (Cip). È, anche, la storia del destino beffardo che ha strappato Dino alla sua famiglia e alla "sua" fabbrica; esattamente la sera dopo la firma dello storico contratto con cui i lavoratori da lui guidati si erano ricomprati l’azienda. Un'opera che ci racconta un'avventura ricca di colpi di scena, sospesa tra il frastuono delle macchine e il silenzio della campagna piemontese, e che porta in scena personaggi pieni di umanità. Ed è una storia d'amore, anche, quella di Dino e la moglie, Ornella: un legame che li porta a rischiare tutto insieme. Fino a che il destino non si mette di traverso. Ma non per questo, la storia perde il suo significato più profondo: l'etica del lavoro e la convinzione che nonostante tutto, esiste sempre una possibilità di Riscatto. Tutti i fatti e i personaggi raccontati nel romanzo sono reali.

MARIA TERESA VALLE IL MANDANTE

 
Genova, 1950. La guerra è finita da pochi anni e Genova ne mostra ancora le ferite. In questa città, che con fatica e coraggio sta cercando di ritrovare la sua normalità, torna, in qualità di commissario capo, Damiano Flexi Gerardi. Durante il regime fascista e per tutto il periodo del conflitto ha esercitato il suo ufficio in Sardegna, confinato a Oristano per aver urtato i poteri forti con la sua ostinazione durante un'indagine. Al commissariato di Prè, dove è stato destinato, lo aspetta un collega, il vice commissario Alfiero Bonvicini, con cui c'è una ruggine di vecchia data, e un giovane ispettore, Silvio Marceddu, con cui simpatizza subito, nonostante il proprio carattere restio alle amicizie. Fa appena in tempo a sistemarsi a casa del fratello e della cognata che viene chiamato in causa per un delitto: un modesto sarto di abiti ecclesiastici, Ermete Cicala, viene trovato ucciso nel suo laboratorio situato nel cuore del centro storico. Nessun testimone, nessun indizio aiutano il commissario nelle indagini, che si rivelano subito molto difficili. La vittima è un uomo di specchiata onestà, apparentemente senza nemici. Non un solo movente per il suo omicidio. Ma è davvero così? Un secondo delitto, vittima la tenutaria di una casa chiusa, Margherita Papi, detta Margò, seguito dalla scomparsa di un giovane confidente della polizia e, successivamente, di quella del fratello di Damiano, Vincenzo, complicano ulteriormente le indagini. Il commissario si imbatte inoltre in Else alias Gerda e Gustav alias Stefan, due fratelli giunti a Genova dalla Germania. Cosa li ha portati nella città del porto? Perché hanno cambiato i loro nomi? Come si collega la loro vicenda con i delitti su cui sta indagando Damiano Flexi Gerardi? Il commissario, oppresso dalla rupofobia e dalla afefobia, tormentato da un amore impossibile, ostacolato dal questore, arriverà alla fine a scoprire un'amara verità. A suo modo di vedere solo una sarà la soluzione possibile. "Ormai aveva preso la sua decisione. Si sentiva leggero. Il soprabito nero svolazzava nel vento."

18 dicembre 2019

FRANCESCO GUCCINI TRALUMMESCURO ballata per un paese al tramonto

«Noi da queste parti abbiamo un nome per quest'ora, un'ora che è di tutti, un'ora che è pace e presagio. La chiamiamo tralummescuro: tra la luce e la notte. Lungo la montagna vedi la linea d'ombra che sale lenta lenta, e poi vien buio.»

Ti sedevi contr'al muro fuori dall'"usc-scio" di casa nel tepore della giornata estiva che scivolava nella sera con in mano o il «Corrierino», o «Il Vittorioso», o «Tex», o «Sciuscià» o «Il Piccolo Sceriffo» o qualunque altro fumetto o libro su cui eri riuscito a mettere le mani. Sentivi, poco lontano, gli ultimi paesani di ritorno dai campetti che si motteggiavano con tuo zio Nerìco che, la zappa in mano, rincalzava i fagioli nell'orto della Gigia... Poi, piano, calava il buio, ma lento, che quasi non te ne accorgevi.

«Radici» è il titolo di uno dei primi album di Francesco Guccini, e radici è la parola che forse più di tutte rappresenta il cuore della sua ispirazione artistica. Radici sono quelle che lo legano a Pàvana – piccolo paese tra Emilia e Toscana dove sorge il mulino di famiglia, vera Macondo appenninica ormai viva nel cuore dei lettori – e radici sono quelle che sa rintracciare dentro le parole, giocando con le etimologie fra l'italiano e il dialetto, come da sempre ama fare. Oggi Pàvana è ormai quasi disabitata, i tetti delle case non fumano più. È in questo silenzio che il narratore evoca per noi i suoni di un tempo lontano, in cui la montagna era luogo laborioso e vivo, terra dura ma accogliente per chi la sapeva rispettare. Rinascono così personaggi, mestieri, suoni, speranze: gli artigiani all'opera in paese o lungo il fiume, i primi sguardi scambiati con le ragazze in vacanza, i giochi, gli animali e i frutti della terra, un orizzonte piccolo ma proprio per questo aperto all'infinito della fantasia. Tra elegia e ballata, queste pagine sono percorse da una continua ricerca delle parole giuste per nominare ricordi, cose e persone del tempo perduto; la malinconia è sempre temperata dalla capacità di sorridere delle umane cose e dalla precisione con cui vengono rievocati gesti, atmosfere, vite non illustri eppure piene di significato. Francesco Guccini non canta più, ma la sua voce si leva di nuovo per noi, alta, forte, piena di poesia, per consegnarci un'opera che è testamento e testimone da raccogliere, in attesa di una nuova aurora del giorno.

FERDINANDO PASTORI L'ULTIMO RESPIRO DELLA NOTTE

"Piove merda dal cielo. Gocce pesanti che, cariche di sabbia proveniente dalle sponde africane del Mediterraneo, esplodono sul parabrezza. La notte è incazzata. Fredda e buia. Il ritmo dei tergicristalli eccessivo e fastidioso". Fosco vive a Ibiza, ha reciso ogni legame con il passato. "La vocina che ti parla da dentro, che ti consiglia di muoverti con cautela, si fa più insistente. Se avesse anche un volto, ti lancerebbe un'occhiata colma di disapprovazione. Resta fiori dai guai, dice. Troppo tardi, rispondi". Uno sparo sordo nella notte. Fosco oggi non è più un poliziotto, convive con un proiettile incastrato nella testa, con i flash back dei ricordi e poche certezze. Tornerà a Milano dopo una sconvolgente telefonata e sarà costretto a indagare sulla morte sospetta di uno dei suoi migliori amici. Interpretando suo malgrado il ruolo dello sfidante in un gioco perverso e pericoloso.

DONATO CARRISI LA CASA DELLE VOCI

Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l'ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Spesso traumatizzati, segnati da eventi drammatici o in possesso di informazioni importanti sepolte nella loro fragile memoria, di cui polizia e magistrati si servono per le indagini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l'addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall'altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un'adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. E per capire se quel frammento di memoria corrisponde alla verità o è un'illusione, ha disperato bisogno di Pietro Gerber. Hanna è un'adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci». Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto. Forse l'assassina è proprio lei.

PETER ACROYD CHARLES DIKENS

Il 9 giugno 1870 Charles Dickens muore a cinquantotto anni a Gads Hill, la sua casa a Higham, nel Kent. La notizia del suo decesso fa subito il giro del mondo. Negli Stati Uniti, Longfellow, il poeta più famoso del secondo Ottocento americano, dichiara di non aver mai assistito a un cordoglio tanto diffuso per la morte di un autore, con «il Paese intero colpito dal lutto». Il giorno successivo alla sua dipartita, il Daily News sentenzia: «È stato senza dubbio il romanziere di quest’epoca». In Inghilterra l’opprimente senso di perdita attraversa tutte le classi sociali, in primo luogo la classe lavoratrice che si è sentita ampiamente rappresentata nelle sue opere. La percezione generale è che l’anima stessa del popolo inglese, il suo umorismo e la sua malinconia, la sua baldanza e la sua ironia, abbiano trovato una piena espressione nei romanzi di Dickens. Scrivendo questa imponente biografia dell’autore di Grandi speranze e di altri capolavori della letteratura mondiale, Peter Ackroyd non soltanto non si sottrae alla percezione dei contemporanei di Dickens, ma mostra come la sua morte, per tutti i vittoriani, sia stata la testimonianza di un’enorme transizione. Più della stessa regina Vittoria, Charles Dickens appare, in queste pagine, il rappresentante illustre di un’epoca non perché ce ne restituisce semplicemente la testimonianza, ma perché percepisce, saggia, proclama, nella sua narrativa, le svolte e i passaggi fondamentali di un secolo, sino al punto che la sua stessa vita si trasforma in «un simbolo di quel periodo».

ALESSANDRO PRINCIPE IN GAMBA FRATELLO

Due supereroi si aggirano per la città. Si chiamano Max Wheels e Tom Wolf e hanno fatto un patto: combattere le ingiustizie a cavallo delle loro sedie a rotelle.

«Noi siamo fuori e a qualcuno fa comodo. E dobbiamo pure essere buoni e cari. Ma io sono stufo e ho deciso che basta così. Adesso basta.»

Arriva in libreria, “In gamba, fratello!”, il nuovo romanzo di Alessandro Principe, alla sua seconda fatica letteraria. L’autore e giornaista continua il suo raconto del reale, affrontando in questo libro i delicati temi della disabilità, dell’etichetta della diversità e della voglia di riscatto. Max e Tom sono disabili. Max è gentile e ottimista, Tom, arrabbiato e provocatorio. Insieme, si sentono invincibili e decidono di provare a “combattere” i nemici, da seduti. E ci riescono, forti dell'amicizia che li unisce e di una imbattibile ironia. Attorno a loro, gli ostacoli di una città indaffarata e difficile, tra scalini, marciapiedi troppo stretti e pregiudizi ad ogni angolo. Avranno a che fare con personaggi di ogni tipo, ognuno alla ricerca di una soluzione per vivere decentemente. Affronteranno avventure grottesche, esaltanti e, a volte, pericolose. Fino alla battaglia più difficile. Quella contro se stessi.


MARK. Z. DANIELEWSKI CASA DI FOGLIE

Quando la prima edizione di Casa di foglie iniziò a circolare negli Stati Uniti, affiorando a poco a poco su Internet, nessuno avrebbe potuto immaginare il seguito di appassionati che avrebbe raccolto. All’inizio tra i più giovani – musicisti, tatuatori, programmatori, ecologisti, drogati di adrenalina –, poi presso un pubblico sempre più ampio. Finché Stephen King, in una conversazione pubblicata sul «New York Times Magazine», non indicò Casa di foglie come il Moby Dick del genere horror. Un horror letterario che si tramuta in un attacco al concetto stesso di «narrazione». Qualcun altro l’ha definita una storia d’amore scritta da un semiologo, un mosaico narrativo in bilico tra la suspense e un onirico viaggio nel subconscio. O ancora: una bizzarra invenzione à la Pynchon, pervasa dall’ossessione linguistica di Nabokov e mutevole come un borgesiano labirinto dell’irrealtà. Impossibile inquadrare in una formula l’inquietante debutto di Mark Z. Danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama, punteggiata di citazioni, digressioni erudite, immagini e appendici. La storia ruota intorno a un misterioso manoscritto rinvenuto in un baule dopo la morte del suo estensore, l’anziano Zampanò, e consiste nell’esplorazione di un film di culto girato nella casa stregata di Ash Tree Lane in cui viveva la famiglia del regista, Will Navidson, premio Pulitzer per la fotografia, che finirà per svelare un abisso senza fine, spalancato su una tenebra senziente e ferina, capace di inghiottire chiunque osi disturbarla.

AMY HEMPEL NESSUNO È COME QUALCUN ALTRO

Il nuovo e attesissimo libro di Amy Hempel, una delle voci più celebri e originali della narrativa di oggi, si apre con un proverbio arabo: “Quando il pericolo si avvicina, cantagli una canzone”. Queste quindici storie raffinate rivelano la parte più umana e vivace della leggendaria scrittrice, che ci presenta figure solitarie e alla deriva in cerca di una connessione. Le loro brevi vicende affrontano le nostre paure e i nostri desideri, costringendoci a compatirli.I personaggi di Amy Hempel, immediatamente vividi e memorabili, hanno cuori danneggiati e sono perseguitati dal dolore. Lottano per perdonare se stessi e gli altri. Ne La chicane l’incontro di una donna con un attore francese suscita un diluvio di ricordi legati a una zia suicida, incapace di trovare stabilità in amore e nella vita. In Un rifugio con tutti i servizi una volontaria di un ricovero per cani si prende cura con devozione degli animali da sopprimere. In Greed una moglie respinta esamina la relazione di suo marito con una donna affascinante e anziana. E in Cloudland, la storia più lunga della raccolta, una donna rimugina sulla scelta fatta da adolescente di rinunciare al suo bambino. Seducenti e inquietanti, tenere e cupamente divertenti, queste storie sono piene di rivelazioni inattese, narrate con lo stile singolare e inimitabile di Amy Hempel.

GIANFRANCO CAMBOSU IL PAESE DELLE CROCI

Il paese delle croci
A Sas Ruches, in Barbagia, Ercole Cassandra indaga sull’omicidio del padre, un capitano dei Carabinieri. Ufficialmente il soggiorno nel paesino è dovuto alla sua attività d’insegnante presso la locale scuola media, dove trova un ambiente ambiguo e a tratti ostile, in cui tra ragazzi e adulti sembrano vigere dei taciti accordi. Un suo alunno, Pasquale Mannu, vuole assumere nella classe il ruolo del boss, lo stesso che il padre Agostino esercita nel paese. Ercole scoprirà che il preside della scuola e il suo vice sono stati legati in passato ad Agostino Mannu e al capitano Cassandra. Al centro della vicenda, un traffico di bronzetti nuragici, una violenza di gruppo, una bella quarantenne e l’attempata titolare di un bordello di Nuoro.

ANTONIO TALIA STATALE 106

Un viaggio di 104 chilometri su una strada a doppio senso, stretta tra le acque del mar Jonio e le pendici dell’Aspromonte: il percorso da Reggio a Siderno dura solo un’ora e mezza di auto, ma dalla Calabria si ramifica attraverso cinque continenti e oltre quarant’anni di crimini.
Dall’omicidio del potentissimo amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Lodovico Ligato fino a maxioperazioni di riciclaggio a Hong Kong; dai rapporti privilegiati coi narcos colombiani fino al brutale assassinio del giornalista Ján Kuciak e di Martina Kusnírová, in Slovacchia; dal più grande carico di ecstasy di tutti i tempi nascosto nel porto di Melbourne, fino alle guerre che stanno insanguinando i sobborghi di Montréal e Toronto: guidare sulla Statale 106 significa risalire fino alla sorgente del fenomeno globale ’ndrangheta, un’organizzazione capace di celebrare i riti ancestrali di una Madonna in lacrime mentre mette a segno spericolate operazioni finanziarie internazionali da milioni di euro.
Statale 106 è un viaggio dentro la storia e la psicogeografia, e il suo punto d’arrivo non può che essere quello di decifrare la mente degli affiliati.
Con l'istinto infallibile del giornalista d'inchiesta, la passione del romanziere e l'emozione di chi racconta la propria terra d'origine, Antonio Talia ha costruito un reportage lucido e pieno di rabbia, un'immersione nel male che ha il sapore aspro della verità.

LA BALLATA DEL RE DI PIETRA RECENSIONE

Fabrizio Borgio è un amico oltre che un autore.
Ha sempre scritto bene e sin dall'inizio ha vinto premi letterari.
Pubblica per i tipi della Frilli da una decina di anni.
Non è molto che ha creato il personaggio di Giorgio Martinengo
investigatore privato controvoglia ex poliziotto e uomo culturalmente molto elevato.
L'autore è del tipo di quelli che ama la scrittura in purezza e si diverte a sperimentare sempre nuovi stili e tecniche.
In questa Long Stories lo stile e tecnico preciso e pulito stemperato da descrizioni del paesaggio montano che lasciano senza fiato.
La facilità di lettura deriva dal fatto che Borgio oltre a essere soccorritore e mille altre cose è anche un fine amante del Re il Monviso.
Conosce gli itinerari come le sue tasche e si vede.
La storia raccontata all'apparenza sembra semplice ma è proprio alla fine che appare il colpo di scena. Lascia i lettori a bocca aperta e li pone davanti ad alcune riflessioni profonde.
Proseguendo nella lettura ci si accorgerà di quanto rispetto ponga lo scrittore nei riguardi della montagna e del Re. Facendo un paragone: il Re sta alla montagna come il Grand Padre(Po) sta alla pianura. È un libro ricco di personaggi al limite del corale ma quello in cui l'autore si dedica maggiormente è Beppe. Si evince palesemente che la guida alpina è per Fabrizio il vero senso della montagna e forse lo ha un po' descritto con i tratti del suo carattere per chi lo conosce.
Le uniche pecche imputabili sono due: una seria e tecnica e una più affettuosa.
La prima è che il prodotto LIBRO è molto tirato.
Si vede che per risparmiare sono stati ridotti al limite del leggibile i caratteri delle alette e i margini interni sono TROPPO interni obbligando il lettore ad aprire eccessivamente il libro, cosa non positiva per una stampa punto colla.
L'altra nota è che il grande Marco Frilli avrebbe brontolato per l'assenza di momenti di ardente passione

17 dicembre 2019

PABLITO EL DRITO DIVERSAMENTE PUSHER

Un’indagine sull’argomento più controverso e scivoloso del mondo: lo spaccio di droga. Una serie di interviste a pusher indipendenti che per la prima volta si raccontano. Dall’olocausto dell’eroina negli anni ottanta fino al techno-smazzo di oggi reso possibile dal binomio darkweb/bitcoin.Le organizzazioni criminali gestiscono la stragrande maggioranza del traffico mondiale e sono in grado di influenzare le politiche di intere nazioni. Sono strutturate come multinazionali: consigli di amministrazione, manager, consulenti bancari per il riciclaggio, contadini e operai che producono e imbustano e infine tanti soldati che spacciano per le strade.
Ci sono però donne e uomini che vivono nel milieu della droga cercando di aggirare questi sistemi mafiosi, proprio come i protagonisti di Diversamente pusher. Soggetti che in genere preferiscono rapporti ispirati a modelli più umani, mutuati dalla prassi delle controculture, della vecchia malavita o delle economie alternative. Le loro storie si contrappongono all’immaginario creato e manovrato dalle grandi aziende dell’intrattenimento che sembrano avere l’esclusiva legittimità per parlare di sostanze stupefacenti, intossicandoci con saghe epiche su Pablo Escobar, sui cartelli messicani, sui bad guys italoamericani e ultimamente con poco realistiche serie tv alla Breaking Bad.
Se questi sono i modelli mainstream è meglio rivolgersi altrove per trovare un briciolo di senso etico nel delicato rapporto tra noi e le sostanze che alterano gli stati di coscienza.
Pablito el Drito ha trascorso sei mesi tra i battitori liberi dello spaccio per capire chi sono, come vivono e cosa pensano.

16 dicembre 2019

ANDREA TARABBIA PARLARE PER IMMAGINI


Spesso non ce ne accorgiamo, ma quasi ogni cosa che diciamo o che scriviamo, dal messaggio WhatsApp all'email, contiene una figura retorica. Se una sera d'inverno torniamo a casa ed esclamiamo "Sono un pezzo di ghiaccio!" non siamo diventati un pezzo di ghiaccio, nemmeno dei bugiardi, ma abbiamo usato una metafora. Le figure retoriche sono strumenti potenti e se impariamo a usarle bene possono diventare nostre alleate. Ci aiutano a esprimere meglio quello che vogliamo comunicare, danno forza ai nostri discorsi e creano immagini che sorprendono chi ci ascolta. "Parlare per immagini" presenta 50 figure retoriche, da quelle che lavorano sul senso delle parole e lo usano in modi a volte imprevedibili, come l'iperbole e la perifrasi, a quelle che giocano con le lettere, le fanno confliggere o mimano il mondo attraverso i suoni, come le onomatopee e le allitterazioni.

FABRIZIO BORGIO LA BALLATA DEL RE DI PIETRA


Un piccolo aereo si schianta inspiegabilmente nel Canalone Coolidge, sulla parete nord del Monviso. Era il prototipo di un modello innovativo, progettato dal collaudatore, l’ingegner Icardi deceduto nell’incidente, prodotto dalla Granda Avio, società piemontese specializzata nel campo aeronautico. La società assicurativa con la quale la Granda aveva stipulato una polizza milionaria vuole vederci

chiaro e incarica Giorgio Martinengo di indagare sull’incidente e sui responsabili della società. Martinengo decide di lavorare sul posto e si reca al cospetto del Re di Pietra, il Monviso, accompagnato da due esperte guide del territorio, i litigiosi Beppe e Anna, Angela Beccaris la responsabile legale della società assicurativa e da due rappresentanti della Granda, il patron dell’azienda dottor Osella e la sua assistente, Raffaella Ferrero. Contemporaneamente si apre una serrata caccia all’uomo: una guardia giurata addetta al trasporto valori uccide i colleghi e fugge col bottino, sembra, cercando di passare da uno dei tratti di collegamento tra Italia e Francia che il Monviso assicura. Un caso apparentemente slegato dalle indagini di Martinengo se non fosse per uno scontro a fuoco che coinvolge l’investigatore e il problematico gruppo di persone che ha al

seguito. Osella rimane ferito seriamente e l’indagine diventa ancora più complessa. Un caso pericoloso come una scalata e duro come la montagna per Giorgio Martinengo in trasferta alpina, dove la fuga del rapinatore interferisce pericolosamente con il lavoro del nostro investigatore e troppi scheletri sembrano nascosti negli armadi di tutti i coinvolti.

14 dicembre 2019

LE SIGARETTE DEL MANAGER RECENSIONE

Bacci Pagano ritorna a parlarci della sua Genova attraverso la penna di Bruno Morchio. Una città un po' diversa questa volta. Ben identificata dal punto geografico storico e politico. La Val Polcevera. Attualmente assurta all'interesse della cronaca per il crollo del ponte Morandi. Ormai siamo abituati, per i lettori di Bacci a seguire il filo della vita insieme a lui e di conseguenza a invecchiare anno dopo anno con lui. Siamo lì dopo aver chiuso l'ultimo libro ad attendere già con ansia il prossimo. Ma se gli anni passano allora prima o poi anche il nostro investigatore comincerà a tirare i remi in barca. Questo, la trama l'avete letta nel post precedente, per i lettori più sottili e attenti balza subito all'occhio da alcuni particolari che e un po' un libro di "passaggio" del testimone. La scrittura e la storia sono ispirate ai maggiori maestri del noir. C'è una forte vena idealista e intimista che l'autore stempera sempre con filo di realismo un po'cinico. È un libro che non definirei sociale ma questa volta nettamente POLITICO. Il messaggio tra le righe è forte e potente, non fa sconti a nessuno. Facendo un paragone al limite dell'assurdo direi che Morchio inconsapevolmente ha un po' usato una tecnica che si estrapola da una frase di Pirandello:-" La vita è come un erma bifronte che da una parte ride e dall'altra piange". Bruno mette in pratica questo assunto. Ci presenta il suo lavoro come un noir di Bacci e noi siamo tutti felici, ma dietro ci rifila un pugno al plesso solare che ci lascia senza fiato. È impossibile non recepire il messaggio che si cela dietro alla scusa dell'indagine. Non è quello l'obbiettivo di Morchio. Il suo vero scopo è disseminato nello scorrere della trama. Mezze frasi veloci ma che a uno sguardo attento pesano come macigni. Notevole il cammeo che l'autore ci regala sulla vita di Zainab, la sua colf e futura consuocera di origini Nubiane. La delicatezza della descrizione non ha pari. Bruno in questo libro sul finale ma non solo lascia aperte molte porte. Attendiamo veramente con ansia il prossimo libro perché è palese che ci saranno grosse novità. Bacci comincia a sentire veramente il peso di tutta una vita vissuta intensamente e vede davanti a sé cambiamenti che non possono essere fermati.
Arrivederci vecchio mio alla prossima. 

13 dicembre 2019

FELICE CAVALLARO SCIASCIA L'ERETICO

Si è sempre battuto da «eretico» per far prevalere la ragione e il diritto in un Paese che ha spesso preferito le scorciatoie e i gattopardismi. Leonardo Sciascia con le sue invettive e ossessioni ha anticipato temi cruciali della vita pubblica, nodi rimasti drammaticamente irrisolti, dalla lotta alla mafia alla corruzione, dagli errori della macchina della giustizia a quelli dello Stato, dal caso Moro al travaglio di Enzo Tortora, passando da forti intese a grandi contese, da Calvino a Guttuso. Con qualche rimpianto, come nel caso di Pier Paolo Pasolini e del «ritorno delle lucciole». Una vita controcorrente, quella dello scrittore siciliano, sempre tesa tra profezia letteraria e drammatica realtà, lungo l'asse fra Palermo e Roma, Milano e Parigi, fra case editrici e commissioni di Montecitorio, o a caccia di stampe antiche sul Lungosenna e di documenti negli archivi dell'Inquisizione spagnola: una storia che Felice Cavallaro ricostruisce in un racconto originale e ricco di aneddoti con lo sguardo privilegiato di chi lo ha conosciuto da vicino. A trent'anni dalla scomparsa dello scrittore di Racalmuto, un viaggio tra umori, amicizie e battaglie, tra vita e opere che scandiscono i passaggi della nostra storia recente - dal "Giorno della civetta" al "Contesto", da "L'affaire Moro" a "Una storia semplice". Un bilancio dell'eredità di un protagonista del mondo della cultura e della politica sempre attuale: una fonte preziosa dove attingere acqua fresca per illuminare molte zone d'ombra del Paese, perché come scriveva Sciascia stesso «tutti i nodi vengono al pettine. Quando c'è il pettine...».

10 dicembre 2019

BRUNO MORCHIO LE SIGARETTE DEL MANAGER

Un ingegnere che non è ingegnere, un manager che non è manager: chi è in realtà Oreste Mari, l’uomo sulle cui tracce si muove Bacci Pagano, inseguendo un vago odore di fumo e spinto da un’ossessione che lo induce a indagare senza la garanzia d’essere pagato? In una primavera piovosa, otto mesi dopo il crollo del ponte Morandi, il detective dei carruggi ripercorre avanti e indietro la valle del Polcevera e ne osserva le ferite, la bellezza e i gusci fossili d’un illustre passato che non c’è più. Nelle strade di quella periferia irriconoscibile sembra cercare il senso di quanto è accaduto negli ultimi trent’anni e l’uomo che sta cercando potrebbe forse fornire qualche risposta alle domande che lo assillano: Oreste Mari è nato in una famiglia operaia, ha rinnegato le sue origini facendo proprio il mito dei soldi facili degli anni Ottanta e ha finito per mettere la propria genialità al servizio della speculazione finanziaria e della criminalità. Distruttore e saccheggiatore di destini, lo definisce Bacci, che però intravvede il legame profondo che lo lega alla valle e alla sua gente, una sorta di anticorpo che potrebbe forse salvargli l’anima. E mentre si dibatte nel dilemma se associare o meno all’agenzia investigativa il fidanzato della figlia Aglaja, Bacci troverà nel luogo più disastrato della valle, la diga del quartiere Diamante, un nuovo amore di nome Giulia, maestra elementare che ha l’aspetto e i modi d’una guerrigliera coraggiosa.
Con Le sigarette del manager Bruno Morchio dà voce a uno dei luoghi più tormentati della sua terra, a una generazione ferita ma orgogliosa, che non si rassegna a guardare indietro e non si abbandona alla nostalgia, convinta che della scomparsa del passato ci si può consolare, ma dalla sparizione del futuro non ci si riprende più.

IO DONNA LIBERA RECENSIONE

Una mattina come tante.
Scendo e mi fermo un attimo ad osservare la piazza. Nicole, la titolare del Lucky Dog mi avvicina con il suo sorriso solare.
Ha in mano un libro. Subito attira la mia attenzione. Ha l'aria di essere molto vissuto. Di essere passato attraverso molte mani. Noto che la copertina vira sui colori del rosa.
Il titolo spicca imperioso, quasi a imporsi al lettore, quasi fosse una dichiarazione gridata a squarciagola dopo un lungo percorso.
La ragazza me lo porge titubante.
"L'ha scritto mia mamma e ci terrebbe che tu lo leggessi".
Prendo il libro dalle sue mani.
È piuttosto corposo.
Mi sembra che emetta delle vibrazioni, una sorta di richiamo. Ho sempre amato le biografie.
Faccio una cosa che lascia stupita Nicole.
Annuso il libro. Adoro il profumo dei libri usati. Questo deve avere girato molto.
Non è vecchio ma ha quasi dieci anni.
Ringrazio e prometto che lo leggerò. A volte si dice così ma spesso non sempre si mantengono le promesse. In questo caso non sono io a decidere, ma il libro stesso. Una specie di richiamo e di magnetismo mi attrae verso quelle pagine.
Leggere un biografia specie se vera è un percorso affascinante e forse un po' vouyeuristico, come quello che spia dal buco della serratura. Però non sempre è un viaggio piacevole, a volte ti trovi faccia a faccia con la sofferenza. In questo caso ho avuto la sensazione di fare un viaggio a ritroso, di tornare alle origini. Va bene, la generazione è la stessa, ma sembra che io e l'autrice fossimo gemelli separati alla nascita per avere percorso tappe identiche nella vita. Fulvia Battezzati non si è risparmiata in nulla. Ha inciso il bisturi nei gangli più profondi delle sue esperienze. Con uno stile fluido e corrente, direi quasi naturale e spontaneo, ha descritto fatti che oggi non basterebbero mille panchine rosse a placare la sofferenza che trapela in queste righe. Eppure...questo è un libro di riscatto, di vittoria.
Il coraggio di una donna di sbagliare e di fare tesoro dei suoi errori per migliorare. L'autrice si mette in gioco con la vita ma soprattutto con sé stessa. È un continuo e spietato dialogo con sé stessa senza risparmiarsi nulla al limite dell'impietoso, ma ogni volta ne esce più matura più forte.

È stata una lettura appassionante e a tratti commoventi. L'incontro anche se non di persona con una donna che oltre a volere un parere sul libro ha deciso di mettersi a nudo con te.
È stato un onore essere scelto per leggerlo.
È un libro ormai introvabile, ma chi sa che non possa risorgere

PAOLO ROVERSI ALLA VECCHIA MANIERA

 Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvoca...