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Sale, Alessandria, Italy
Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

30 aprile 2020

ROBERTO PERRONE L'ULTIMA VOLONTÀ

Un ex brigatista rosso ammette in punto di morte di non aver compiuto la strage per cui ha scontato decenni di galera. Non è stato lui ad aver massacrato, nel 1986, tre carabinieri nella campagna emiliana. Una confessione al contrario che significa solo una cosa: i veri assassini sono ancora in libertà. E sono potenti. Hanno depistato, intorbidito le acque, creato un labirinto di specchi in cui la verità sembra irraggiungibile.
Ma l'ex colonnello dell'Arma Annibale Canessa non si fermerà di fronte a nulla pur di fare giustizia, ed è per questo che riunisce la sua squadra: il fido maresciallo Ivan Repetto, Piercarlo Rossi detto il Vampa, miliardario e aspirante uomo d'azione, l'atipico hacker Matteo Bernasconi. Con loro affronta un'indagine che lo porterà a esplorare i recessi più oscuri della storia italiana, un caso che affonda le radici nelle ombre della Resistenza e della Liberazione, e le allunga fino ad oggi, nei palazzi romani della politica. Una pista di sangue lunga settant'anni, costellata di morti innocenti e di segreti inconfessabili. Mentre il colpevole continua a tessere le sue trame, l'ex colonnello si ritroverà faccia a faccia con l'anima nera di un Paese in pace, ma mai pacificato.

29 aprile 2020

GIORGIO BALLARIO TORINO NON È BUENOSAIRES

RECENSIONE
Giorgio Ballario giornalista della Stampa di Torino dopo il personaggio seriale del Maggiore Aldo Morosini e dell'avvocato Fabio Montrucchio detto " l'avvoltoio" estrae dal suo cilindro creativo la figura di un investigatore privato italo-argentino. Tale Hector Perazzo.
Ambientato tra Torino e Saluzzo la storia si divide praticamente in due parti: il filone Torinese e quello nelle valli ai piedi del Monviso. Un noir discretamente corale composto sia da variegate figure femminili e maschili.
La scrittura è asciutta, pulita senza fronzoli, come si addice a un buon giornalista e a quello che a mio modesto parere definirei un piccolo Hard Boiled italiano.
Ottime anche le "colonne sonore" scelte per accompagnare le varie stanze narrative.
Il fumo di mille sigarette la fa da padrone come per ogni investigatore di ispirazione chandleriana e non mancano nemmeno le femmes fatale che cadono tra le braccia di Perazzo ammaliate dal suo fascino.
Un riconoscimento all'autore di aver avuto l'eleganza di non scadere in scene splatter di bassa pornografia.
È vero che si dice che il sesso aiuta a vendere, ma per fortuna non tutti la pensano così.
Non vorrei aver fuorviato i futuri lettori con la definizione di Hard Boiled.
Le gabbie di genere in effetti sono brutte e vincolanti.
Il riferimento è soprattutto alla caratterizzazione del personaggio e all'atmosfera, almeno nella prima parte, molto metropolitana.
Un noir che ti cattura e che si legge in un fiato.


GIORGIO BALLARIO TORINO NON È BUENOSAIRES

Hector Perazzo, ex sbirro della Policìa Federal argentina trapiantato a Torino e che sbarca il lunario grazie a lavoretti di routine, viene contattato dalla peruviana doña Pilar per indagare sulla scomparsa della figlia Linda. La ventenne, senza permesso di soggiorno, è ragazza sparita nel nulla. In apparenza la sua vita è senza ombre, ma l’apparenza come volte accade non collima con la realtà. Le indagini del detective si sviluppano in una Torino che non compare sui depliant turistici: una città oscura, trasversale, popolata da personaggi ambigui. Ambienti che Ballario conosce fin troppo bene per via della sua abitudine a dedicarsi, per lavoro, alla cronaca nera. Dunque, non la Torino dei monumenti, dei musei e dei giardini, ma la Torino dei bassifondi. Hector scandaglia gli ambienti marginali della Torino multietnica di San Salvarlo e Porta Palazzo, quella degli alberghi equivoci della collina, entrando e uscendo dalla zona grigia che in ogni metropoli sfuma i confini tra legalità e illegalità. Ed è così che l’esistenza della giovane sudamericana rivela un “dark side” inatteso.

28 aprile 2020

GERT NYGÅRDSHAUG INFERNO VERDE

Mino Portoguesa ha dieci anni ed è nato in un villaggio nella foresta pluviale sudamericana. Ama gli animali, i profumi, i suoni e vive semplicemente con la famiglia nel suo paradiso naturale. Per guadagnarsi da vivere caccia delle rare e splendide farfalle che suo padre fissa con gli spilli e vende in città. La loro piccola e pacifica comunità viene disturbata dall’arrivo di una delle maggiori compagnie petrolifere, interessata a sfruttare la foresta amazzonica.
Un giorno, tornando dalla sua battuta di caccia quotidiana, Mino trova la famiglia e tutti gli abitanti del villaggio massacrati. Fugge da solo nelle parti più nascoste della foresta, senza mangiare per giorni. Isidoro, un mago itinerante, lo trova e lo adotta; sceglie Mino come apprendista. Insieme preparano uno spettacolo strabiliante che portano per anni nei piccoli villaggi del Sud America.
Mino, tempo dopo, diventa uno studente di biologia ed eco-filosofia. All’università trova degli alleati e insieme creano il movimento Mariposa, che mira a dirigere l’attenzione del mondo sulla distruzione della natura causata da compagnie internazionali. I componenti del gruppo segreto cominciano ad assassinare i leader delle aziende responsabili di crimini contro l’ambiente e il sistematico impoverimento del sud del mondo.

26 aprile 2020

ALESSANDRA SELMI LE ORIGINI DEL POTERE

Il romanzo dell’uomo che diventerà Giulio II, il papa guerriero

Agosto 1471. Esausto dal lungo viaggio, un giovane frate attraversa le antiche mura che difendono la città, passa accanto alle vestigia diroccate di un passato ormai dimenticato, s’inoltra in un intrico di vicoli bui e puzzolenti. E infine sbuca in una piazza enorme, davanti alla basilica più importante della cristianità, dove si unisce al resto della popolazione. Ma lui non è una persona qualunque. Non più. È il nipote del nuovo papa, Sisto IV. È Giuliano della Rovere. E quello è il primo giorno della sua nuova vita, un giorno che segnerà il suo destino: dopo aver assistito alla solenne incoronazione dello zio, Giuliano viene coinvolto dai suoi cugini, Girolamo e Pietro Riario, in una folle girandola di festeggiamenti nelle bettole della città, per poi rischiare la morte in un agguato e ritrovarsi al sicuro tra le braccia di una fanciulla dal fascino irresistibile. È il benvenuto di Roma a quell’umile fraticello, che subito impara la lezione. Solo i più forti, i più determinati, i più smaliziati sopravvivono in quel pantano che è la curia romana. Inizia così la scalata di Giuliano, che scopre di avere dentro di sé un’ambizione bruciante, pari solo all’attrazione per Lucrezia Normanni, la donna che lo aveva salvato quel fatidico, primo giorno, e che rimarrà al suo fianco per gli anni successivi, dandogli pure una figlia. Anni passati a fronteggiare con ogni mezzo sia le oscure manovre del suo grande avversario, il cardinale Rodrigo Borgia, sia i tradimenti dei suoi stessi parenti, i Riario. Anni passati sui campi di battaglia, ad imparare l’arte della guerra, e a tramare in segreto contro i Medici di Firenze, nonostante il disastroso esito della congiura dei Pazzi. E tutto per prepararsi a un evento ineluttabile: la morte di suo zio, il papa, e l’apertura del conclave. Ecco la grande occasione di conquistare il potere assoluto. Ma Giuliano scoprirà che il destino, per il momento, ha altri piani per lui…

25 aprile 2020

ALESSIO FORGIONE GIOVANISSIMI

Marocco ha quattordici anni e vive con il padre a Soccavo, un quartiere di Napoli. La madre li ha abbandonati qualche anno prima, senza dare più notizie di sé, e lui vive quell'assenza come una ferita aperta, un dolore sordo che non dà pace. Frequenta il liceo con pessimi risultati e le sue giornate ruotano attorno agli allenamenti e alle trasferte: insieme a Gioiello, Fusco e Petrone è infatti una giovane promessa del calcio, ma nemmeno le vittorie sul campo riescono a placare la rabbia e il senso di vuoto che prova dentro. Finché non accadono due cose: l'arrivo di Serena, che gli porta un amore acerbo e magnifico, e la proposta di Lunno, il suo amico più caro, che mette in discussione tutte le sue certezze.

CARLO LUCARELLI L'INVERNO PIÙ NERO

1944, Bologna sta vivendo il suo «inverno piú nero». La città è occupata, stretta nella morsa del freddo, ferita dai bombardamenti. Ai continui episodi di guerriglia partigiana le Brigate Nere rispondono con tale ferocia da mettere in difficoltà lo stesso comando germanico. Anche per De Luca, ormai inquadrato nella polizia politica di Salò, quei mesi maledetti sono un progressivo sprofondare all'inferno. Poi succede una cosa. Nella Sperrzone, il centro di Bologna sorvegliato dai soldati della Feldgendarmerie, pieno di sfollati, con i portici che risuonano dei versi degli animali ammassati dalle campagne, vengono ritrovati tre cadaveri. Tre omicidi su cui il commissario è costretto a indagare per conto di tre committenti diversi e con interessi contrastanti. Convinti che solo lui possa aiutarli.

CARLO GINZBURG OCCHIACCI DI LEGNO


«Tutto il mondo è paese non vuol dire che tutto è uguale: vuol dire che tutti siamo spaesati rispetto a qualcosa e a qualcuno». Il libro indaga, da punti di vista diversi, le potenzialità cognitive e morali, costruttive e distruttive dello spaesamento e della distanza. Perché una lunga tradizione ha attribuito allo sguardo dell’estraneo – del selvaggio, del contadino, dell’animale – la capacità di svelare le menzogne della società? Perché la riflessione sul mito serve a distanziare la realtà, mentre il mito è spesso uno strumento politico per controllare gli ignari? Perché nel Medioevo, durante i funerali dei re di Francia e d’Inghilterra, veniva portato in processione un fantoccio detto «rappresentazione»? Perché il cristianesimo fece propria la proibizione mosaica delle immagini ma favorì da un certo momento in poi la diffusione di immagini devozionali? Perché lo stile è stato usato, a seconda dei casi, per includere o escludere la diversità culturale? Perché ricorriamo così spesso a metafore visive come «prospettiva» o «punto di vista»? Uccidereste un mandarino cinese sconosciuto se vi venisse offerta una grossa somma? Gesù era cristiano?
Dieci sguardi sul mondo, da vicino e da lontano.


MARIO CUCCHI LA VITA DOCILE

Agnese e Pino sono nati nel 1893 e appartengono a quella generazione sfortunata che ha attraversato entrambe le Guerre mondiali. Lei è una ragazza riservata, ha da poco perso il padre e lavora come sarta per provvedere a una madre velleitaria e al fratello minore; lui è il rampollo di una importante famiglia siciliana, a Milano per studiare Ingegneria al Politecnico, dove incontra Carlo Emilio Gadda. Si conoscono per caso e iniziano a frequentarsi: lui è più istintivo e impetuoso, lei frena, diffidente per natura, prudente per necessità. Passeggiano per le vie di una Milano brulicante di vita, di mestieri e di attrattive. Vanno a teatro e al cinema, che è ancora una novità, si innamorano, hanno una figlia. Ma il destino non li vuole insieme. Pino, reduce dal fronte, intraprende la carriera militare, e la famiglia non solo gli vieta di riconoscere la bambina avuta da Agnese, ma lo spinge a un matrimonio di convenienza. Agnese va a vivere insieme alla figlia in una casa di ringhiera, nel quartiere dell’ex Lazzaretto, e lì, giorno dopo giorno, tesse la trama minima della propria esistenza, accettando le cose come vengono, lavorando.
Agnese e Pino tornano, sempre più raramente, a incontrarsi, senza mai deviare il corso delle proprie esistenze. Si vogliono bene, ma le vicende storiche e personali li separano.


DEMETRIO PAOLIN ANATOMIA DI UN PROFETA

Primi anni ’90, in un piccolo paese del Monferrato. Di fronte a una tomba vuota un uomo recita un verso del profeta Geremia come una preghiera. Da quel preciso istante la vita del profeta e la vicenda drammatica del bimbo/Dio che non vuole più vivere si legano. Patrick il bambino, con le figure dolenti e folli dei suoi genitori, Geremia il profeta e le sue parole piene di ira e tenerezza, l’io narrante, sempre in bilico tra il tentativo di raccontare e il non senso del mondo, e Dio, che vive e muore, che odia e vuole redimere, sono le voci che si intrecciano in questo romanzo ibrido e complesso che narra la più semplice e antica delle storie: una storia d’amore e morte.

VINCENZO MAIMONE LA DISTANZA PIÙ BREVE

Nuove nubi offuscano il cielo sopra le vite sospese di Tancredi Serravalle e del commissario Giacomo Costante. Sulla loro amicizia aleggia l'ombra dei sensi di colpa, delle recriminazioni e di troppi silenzi. La violenza di ricordi passati e di una vendetta non ancora consumata torna a riecheggiare nella mente del professore e rischia di trascinarlo in un gorgo senza vie di fuga. È un finale di partita che non ammette incertezze.

24 aprile 2020

ANTONIA MONOPOLI - GERARDO MAIELLO LA FORZA DI ANTONIA

Bisceglie, un paesotto della Puglia diviso tra il mare, l'Adriatico, un vecchio dall'aspetto malinconico e stanco e la campagna, un vello d'oro intessuto con i profumi dei ciliegi. Antonio è un bambino timido, riservato, solitario, schivato e bullizzato dagli altri bambini perché lentigginoso ed "effeminato". A otto anni inizia ciò che lui stesso definirà l'inizio di una via crucis tra medici di base e psichiatri che propongono manicomio e lobotomia. L'infanzia e l'adolescenza di Antonio sono tormentate da incomprensioni e intolleranza, da sacrifici e rinunce. Una volta adulto, Antonio conosce la transessualità e trova la risposta a quella "bambina imprigionata nel cuore di un bambino", con "un amore smisurato per la vita". Così inizierà il suo percorso di transizione che lo porterà a diventare Antonia. Il viaggio a Milano, la prostituzione, l'emancipazione, l'amore e l'attivismo TLGB saranno tappe di un percorso che vedrà Antonia divenire una delle principali e influenti esponenti del movimento transgender in Italia. Antonia incontrerà il teatro nel quale ritroverà lo stupore e la meraviglia di quando, da piccola, trascorreva ore ed ore accanto al padre che lavorava come "maschera" al teatro del paese. Alessandra, una giovane farfalla monarca sopravvissuta a un incendio, aiuterà Antonia a scoprire la sua natura e la sua strada, in una vecchia valle incantata, un mondo una volta popolato da spiriti e fate, distrutta completamente dall'avidità degli uomini. La Forza di Antonia è un romanzo biografico che racconta la vita "diversa" di Antonia Monopoli.

22 aprile 2020

CORRADO GIUSTINIANI DINOSAURI

I dirigenti pubblici incassano molto ma restituiscono poco. Con o senza "tetto" retributivo, restano i più pagati al mondo, e allo stipendio aggiungono un premio di risultato. Erogato a tutti, capaci e meno capaci, e ottenuto purché si rispetti la routine, senza imporre indicatori che migliorino i servizi destinati ai cittadini. Alti burocrati dei ministeri e di Palazzo Chigi, del parastato, delle agenzie fiscali, delle regioni e degli enti locali: duecentomila dirigenti sulla carta, ma settantamila con compiti effettivi di guida. È possibile trasformare questa armata in un corpo amministrativo efficiente e responsabile? Corrado Giustiniani ha spulciato una babele di leggi, decreti e contratti, ha dato la caccia a dati ben protetti, ha confrontato privilegi e posizioni. Un viaggio nel presente, arricchito da tappe quasi esotiche: nel mondo degli ambasciatori e in quello dei giudici costituzionali, degli avvocati dello Stato e dei dipendenti del Parlamento. Un viaggio nel passato, lungo i nove anni impiegati nella macchinosa ricostruzione di un tetto retributivo che è risultato pieno di buchi fra le tegole. E ancora indietro sino alla metà degli anni Settanta, quando scoppiò sui giornali il bubbone della giungla retributiva, che indusse Sandro Pertini a dimettersi da presidente della Camera. Ma un viaggio anche nel futuro, oltre l'indignazione e la protesta, per mostrare le vie da battere perché la nuova burocrazia sia di stimolo e non di freno allo sviluppo.

PIETRO ELISEI LA TANA da un racconto di Franz Kafka postumo

Incompiuto e narrato in prima persona, racconta dell’ossessione del protagonista di costruirsi un rifugio perfetto nel quale godere di una sicurezza assoluta, un covo inespugnabile che lo protegga dai suoi nemici. Nemici che altro non sono che perseveranti paure degli altri e di se stesso, sepolte da mille ipotesi, angosce e tormenti senza fine.

«Ho costruito la tana e sembra riuscita bene. Dall’esterno è visibile solo un grosso buco, in realtà esso non conduce da nessuna parte, dopo pochi passi già ci si imbatte nella roccia naturale, compatta. Non voglio vantarmi di aver intenzionalmente adottato questo stratagemma, esso era piuttosto ciò che restava di uno degli innumerevoli tentativi falliti di costruzione, ma alla fine mi sembrò vantaggioso non riempire quell’unico buco. In verità alcuni stratagemmi sono tanto ingegnosi da distruggersi da soli, lo so meglio di chiunque altro, e certo è rischioso richiamare l’attenzione sul fatto che lì ci possa essere qualcosa da scoprire...»

21 aprile 2020

FRIEDRICH DURRENMATT IL GIUDICE E IL SUO BOIA

Esiste il delitto perfetto? Gastmann, «demonio in forma umana», ne è convinto, e per dimostrarlo al commissario Bärlach – e
vincere la temeraria scommessa fatta in una bettola sul Bosforo – getta uno sconosciuto dal ponte di Galata. Ormai i due sono incatenati l'uno all'altro. Per oltre quarant'anni il commissario seguirà imperterrito le orme di Gastmann, nel vano tentativo di fornire le prove dei delitti via via più audaci, efferati e sacrileghi che costui ha commesso per capriccio. Finché un giorno l'assassinio dell'ispettore Schmied della polizia di Berna – la città dove Bärlach è nato, e che lui chiama il suo «aureo sepolcro» – lo metterà nuovamente di fronte al suo nemico, e al sinistro viluppo di trame politiche e finanziarie di cui questi tira le fila. A Bärlach non resta molto da vivere: giusto il tempo di regolare i conti una volta per tutte. Ormai ha emesso il suo verdetto – ed è una condanna a morte.


FERNANDO CORATELLI ALBA SENZA GIORNO

Stoian e Stéphka sono due ragazzi rom in viaggio per cercare fortuna nell'Europa occidentale. Martina è una giovane madre della periferia milanese allarmata dall'installazione di un campo nomadi nel suo quartiere; Tonino Cortale è un sicario della 'ndrangheta che a Milano deve vendicare un assassinio. Le loro vite, perfettamente inconciliabili le une con le altre, si annodano in uno stesso fato, ignoto sino alla fine e, soprattutto, irrevocabile.

ROBERTO ANDÒ IL BAMBINO NASCOSTO

Gabriele Santoro, professore di pianoforte al conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, ha l’abitudine di radersi declamando una poesia. Una mattina, il postino suona al citofono per consegnare un pacco, lui apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia. In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si intrufola nel suo appartamento. Il maestro – così lo chiamano nel problematico quartiere di Forcella dove abita – se ne accorgerà solo a tarda sera, quando riconosce nell’intruso Ciro, il figlio dei vicini di casa. Interrogato sul perché della sua fuga, Ciro non parla. Il maestro di piano, d’istinto, accetta comunque di nasconderlo: Gabriele e il bambino sanno di essere in pericolo ma approfittano della loro reclusione forzata per conoscersi e riconoscersi. Il bambino è figlio di un camorrista, viene da un mondo criminale che lascia poco spazio ai sentimenti, e ora un gesto avventato rischia di condannarlo. Il maestro di pianoforte è un uomo silenzioso, colto, un uomo di passioni nascoste. Toccherà a lui l’educazione affettiva del piccolo ribelle. Una partita rischiosa nella quale si getterà senza freni sfidando i nemici di Ciro, sino a un esito imprevedibile in cui a tornare saranno i conti tra la legge e la vita.

18 aprile 2020

ALÌ BECHEUR I DOMANI DI IERI

Sin da piccolo Ali è abituato allo sguardo severo del padre, una lama incombente capace di farlo sentire sempre inadeguato. Figura enigmatica e rigorosa, Omar può fregiarsi di una storia personale piena di glorie, scandita dalle battaglie della Tunisia verso la libertà e l'indipendenza: il riscatto dalle umili origini grazie all'eccellente educazione al collège Sadiki, le contestazioni del primo Novecento contro il protettorato francese, una carriera forense spesa in difesa dei compatrioti insorti contro i colonizzatori. Ma la sua intransigenza ha segnato il figlio per tutta la vita: come si può esistere di fronte a un padre così monumentale? E come lo si può ricostruire una volta scomparso?

GUIDO MARIA BRERA LA FINE DEL TEMPO

Philip Wade è uno stimato professore di Storia contemporanea al Birkbeck College di Londra, ma in passato ha vissuto molte vite e in una di queste ha lavorato per una grande banca d’affari della City in qualità di analista, chiamato a prevedere le tendenze economiche, politiche e sociali su cui indirizzare gli investimenti. Colpito da una forma di amnesia, Philip oggi non riesce più a trattenere alcun ricordo recente: nei buchi della sua memoria scompare anche il saggio che stava scrivendo e di cui non c’è più traccia. Con il ritmo di un giallo, La fine del tempo narra l’indagine di un uomo nell’abisso della propria mente, intorno al mistero di un libro rivoluzionario e perduto. Scoperta dopo scoperta, mentre l’Europa si infiamma sotto il montare della marea populista, Philip Wade ricompone il mosaico del suo libro, che potrebbe mettere in discussione il dominio delle grandi corporation che governano l’economia mondiale. E che hanno fondato la loro ascesa inarrestabile sull’eliminazione della principale variabile del gioco finanziario – il tempo – condannando così il nostro pianeta a vivere un eterno presente, quando tutto è possibile per i nuovi padroni del vapore, i signori del silicio, l’aristocrazia delle app.

17 aprile 2020

GUIDO MARIA BRERA I DIAVOLI

Sotto la cupola di vetro della Royal Albert Hall, nel cuore pulsante di Londra, due uomini giocano a tennis nel silenzio di una sala da cinquemila persone, vuota. Derek Morgan, trader di una grande banca americana, può avere per sé qualsiasi posto. È uno che può tutto. All'italiano che saltella dall'altra parte della rete, Massimo De Ruggero, sta per annunciare che tornerà alla casa madre di New York e che ha scelto lui come successore: significa cinquanta milioni di dollari all'anno e un potere enorme, superiore a quello di qualunque politico. Quando è partito da Roma, Massimo voleva salire in alto, fino alla cima della piramide, e vedere il futuro prima degli altri. Adesso ce l'ha fatta, la City è ai suoi piedi. È arrivato il momento di volare, ma la caduta è iniziata da tempo, e lui lo sa bene. Ha capito che la finanza non è soltanto un vertiginoso gioco di prestigio, il livello dello scontro si è alzato oltre i limiti, e quello per cui si lotta non è più un profitto con molti zeri. È la sopravvivenza dell'Occidente così come lo conosciamo. Si dice sempre che i tessitori del nostro destino non hanno volto, che il loro trucco più diabolico è farci credere che non esistano. Guido Maria Brera ce li mostra per la prima volta da vicino, portandoci esattamente al centro della zona grigia dove nascono le decisioni, dove si esercita l'unico vero potere del nostro tempo.

LUIS SEPULVEDA LA FINE DELLA STORIA

Juan Belmonte, dopo aver combattuto tante battaglie – prima fra tutte quella al fianco di Salvador Allende – da anni ha deposto le armi e vive tranquillo in una casa sul mare nell’estremo sud del Cile, insieme alla sua compagna Verónica, che non si è mai completamente ripresa dopo le torture subite all’epoca della dittatura. Belmonte è un uomo stanco, disilluso, restio a scendere in campo. Ma il passato torna a bussare alla sua porta. I servizi segreti russi, che conoscono bene il suo curriculum di esperto di guerra sotterranea e infallibile cecchino, hanno bisogno di lui. Sul fronte opposto, c’è il piano ordito da un gruppo di nostalgici di stirpe cosacca, decisi a liberare dal carcere Miguel Krassnoff, discendente diretto dell’ultimo atamano, la cui famiglia riuscì a riparare in Cile dopo la Seconda guerra mondiale. Krassnoff, ufficiale dell’esercito cileno durante la dittatura militare, al momento sta scontando numerose condanne per crimini contro l’umanità. E Belmonte ha un ottimo motivo per odiare «il cosacco», un motivo strettamente personale...

15 aprile 2020

NOVITA AMADEI IL CUORE È UNA SELVA

Non ha un nome, non parla. Lo trovano sotto il tabernacolo durante la messa di Natale e lo chiamano randagio. El mätt, il matto, diventerà poi, e sebbene in paese le donne ne abbiano ribrezzo e i bambini paura, finiranno per abituarsi ad avercelo attorno. Dorme nelle loro stalle, lavora da bracciante nelle loro fattorie e vaga per la golena parlando con gli animali o percuotendosi il naso perché assomigli al rostro di un rapace.
Quando non lavora, dipinge su assi di legno o imposte vecchie in mancanza di tele, con pennelli fatti di peli di cavallo, con i polpastrelli e le unghie. Dipinge paesaggi selvatici, lotte di fiere e volti divisi tra il dolore e l’euforia. Opere di una potenza straordinaria, visionarie e reali fino allo spasmo, nate da mani ulcerate e da una mente bislacca.
Le baratta, a volte, per un piatto di minestra all’osteria del paese, dove Bianca, la figlia dell’oste, si affaccenda tra i tavoli e la cucina. Soltanto dopo aver soddisfatto la fame degli occhi, sbirciando furtivo il bel viso della ragazza, attacca il piatto. E se incrocia il suo sguardo, sente ardere, d’improvviso, quella selva che è il suo cuore. Ma non le parla. Per lei disegna o modella, al margine del fiume, animali d’argilla in cui corpo e anima fuoriescono insieme. Quella è la sua lingua, una lingua di forme e colore, perché la voce, in bocca, ce l’ha solo per fare il verso alle bestie.
Soltanto vent’anni dopo, sotto l’Occupazione tedesca, el mätt, con somma sorpresa dei paesani, parlerà. Oltre al dialetto, appreso nel tempo vissuto al villaggio, parlerà la sua lingua madre, il tedesco. Nonostante il suo corpo goffo e lo spirito storto, i nazisti si serviranno di lui come interprete al presidio militare. E sempre a lui ricorreranno, pochi mesi prima della fine della guerra, per un’ultima, frettolosa seduta della corte marziale che deve giudicare della relazione illecita tra Bianca e un giovane militare tedesco. Un compito ingratoche farà precipitare gli eventi e segnerà definitivamente la vita di Bianca e la sua.

14 aprile 2020

EMILIANO BEZZON IL DELITTO DI VIA FILODRAMMATICI

RECENSIONE

Donata Messina e Giorgia Del Rio sono due personaggi creati dalla penna di Emiliano Bezzon con il precedente libro ambientato in Val Solda,  Il manoscritto scomparso di Siddharta.
Due figure femminili perfettamente complementari che l'autore ha saputo caratterizzare con notevole maestria e anche un certo realismo.
In questa nuova avventura il lettore viene riportato a Milano.
Città che il nostro conosce molto bene.
Questa volta però a differenza di molti autori della casa editrice non è la città a essere la vera protagonista. La metropoli ci viene descritta in modo veloce, fa da proscenio velato filtrata dalle vetrate dell'appartamento della psicologa Del Rio.
Bezzon ha puntato la lente di ingrandimento su luoghi particolari, descrivendoli minuziosamente: il teatro La Scala e la casa di riposo per musicisti Giuseppe Verdi.
Nella narrazione sono comunque sempre tenute in primo piano tre figure ben precise: La capitana Doriana Messina, la psicologa Giorgia Del Rio e il maresciallo Luciani. Sono loro la squadra intorno a cui si affastellano e ruotano tutti gli altri comprimari.
Un noir che si può definire senza tema di smentita, corale.
La descrizione dei comportamenti e delle figure durante la routine della vita militare, è lucida precisa e molto realistica in quanto parte integrante della vita di tutti i giorni dell'autore.
La scrittura è tecnica, tagliente e pulita, pur mantenendo la giusta fluidità che consente una narrazione veloce.
Bezzon ha stile, possiede una scrittura elegante resa ibrida, in alcuni passi, soprattutto quelli da interno della questura, da un certo "formalismo" nel linguaggio.
Artefizi e ferri del mestiere non ne usa molti, giusto un paio: La sua ben nota ironia e la battuta pronta, per smorzare i momenti di tensione durante i dialoghi. Per spezzare il pathos narrativo che sta crescendo troppo, inframezza con un capitolo, sospendendo la narrazione e lasciando basito il lettore coinvolgendolo ancora di più impedendogli di chiudere il libro.
È un noir che parte alla prima riga con un delitto e poi tutta la storia è un enorme puzzle da comporre tramite l'iter investigativo. Un viaggio di centoottantasei pagine che si leggono in un fiato e dove Bezzon alla fine ci mostra che anche dietro i più grandi crimini, si nascondono sempre i nostri vizi capitali.

12 aprile 2020

GIORGIO BALLARIO IL DESTINO DELL'AVVOLTOIO

Fabio Montrucchio, torinese, avvocato, ha un grande futuro dietro le spalle e un presente vissuto sul confine incerto tra legalità e illegalità. Un matrimonio fallito, qualche deriva alcolica e psicotropa di troppo. E, soprattutto, niente più illusioni sulla vita, l'amore, la carriera. Perché Montrucchio non è un principe del foro. Anzi. Campa di piccole truffe ai danni delle assicurazioni, e per questo bazzica i pronto soccorso degli ospedali cittadini facendo balenare alle vittime degli incidenti stradali e ai loro parenti il miraggio di risarcimenti a sei zeri, approfittando della loro precaria situazione emotiva. Mica per niente, nell'ambiente, l'hanno soprannominato l'Avvoltoio. Una vita di moderata disperazione e amori senza futuro, di rimpianti, di espedienti. Piccolo cabotaggio. Poi, un giorno, l'Avvoltoio, già coinvolto in una pericolosa vicenda di debiti di gioco, resta invischiato in una faccenda più grande di lui. Un lavoretto facile facile, in apparenza, un tamponamento fittizio, solo che dietro, stavolta, c'è l'ombra lunga della 'ndrangheta. E Montrucchio cade nella trappola, trascinato a sua insaputa in una faida tra cosche. Un meccanismo inesorabile si mette in moto, cui l'Avvoltoio tenta di sottrarsi anche sfruttando la scoperta d'insospettabili connessioni tra il mondo della giustizia e la malavita calabrese. Ma la trappola si richiude su di lui, feroce e progressiva, fino alla resa dei conti finale. Una Torino notturna, livida e vitale, personaggi falsi e spietati, un mondo in cui la giustizia è una pratica per difetto, esposta al vento di interessi opachi, inconfessabili.

LUIGI VERGALLO MUFFA DELLA CITTÀ

"Muffa della città" richiama un vecchio articolo del "Corriere d'informazione" di Milano, ed è con questa metafora che Luigi Vergallo definisce e descrive quell'impasto vischioso rappresentato dai piccoli criminali, dagli accattoni, da tutte quelle figure devianti che per molti decenni hanno popolato le città europee e i loro bassifondi. Nel contesto di una puntuale ricostruzione storica basata su numerose fonti d'archivio reperite in diverse città italiane, francesi, inglesi e americane, l'autore ripercorre i casi di Milano e Marsiglia - e dei loro quartieri di "malavita" - senza soffocare la carica narrativa naturalmente presente nei documenti che ha utilizzato (relazioni di polizia, verbali d'interrogatorio, esposti redatti dalla cittadinanza, articoli di giornale e così via...). A partire dall'inizio del secolo e fino alla Contestazione, Vergallo ricostruisce le relazioni fra le forze dell'ordine, la popolazione e la piccola criminalità; analizza tre tipologie di reato - ritenute trasformative e periodizzanti dal punto di vista della criminalità - come la tratta delle bianche, le rapine a mano armata e il traffico degli stupefacenti; spiega il ruolo determinante svolto dai confidenti e dai delatori, alla cui presenza si deve l'esito positivo di buona parte delle inchieste di polizia di successo. Una ricostruzione rigorosa e al contempo avvincente che si spinge fino al momento in cui le organizzazioni criminali vere e proprie riuscirono a imporre, non senza conflitti, un monopolio di fatto su tutta una serie di traffici, relegando la "muffa della città" negli interstizi delle attività criminali.

MAURICE SACHS IL SABBA


Il Sabba non è soltanto il «romanzo di formazione» del più scandaloso, sfrontato, geniale avventuriero che si sia aggirato nella Francia tra le due guerre e la cronaca irriverente di un'epoca dedita a tutti gli eccessi: è molto di più. È il libro di uno scrittore magistrale, la cui prosa «deriva in linea diretta da quella di Saint-Simon», come ha decretato Maurice Nadeau, che ritiene Sachs degno di figurare «tra i grandi moralisti francesi». Di quella Parigi che nel primo dopoguerra è diventata «il centro del mondo» artistico e letterario, e per ciò stesso di tutte le stravaganze, di tutte le dissolutezze, Maurice Sachs è un cronista sagace, arguto, sarcastico, ma anche uno dei protagonisti più scapestrati: frequenta gli scrittori alla moda (di alcuni di essi, Cocteau e Gide tra gli altri, si possono leggere ritratti di una corrosiva lucidità), dissipa denaro non suo, accumula debiti, ruba ai suoi migliori amici, si fa battezzare (lui, di famiglia ebrea), entra in seminario, ne esce dopo sei mesi con un'accusa di corruzione di minore. Trasferitosi in America, sposa, quasi per sfida, la figlia di un pastore protestante, che abbandona dopo pochi mesi per un giovane americano, con il quale torna a Parigi: a fare altri debiti, a vivere di più o meno miserabili truffe, a gonfiarsi di alcol, a sognare di scrivere un grande romanzo. Non lo scriverà mai. Sarà la sua stessa vita, invece, a diventare – nel Sabba e nel successivo La Chasse à courre – una narrazione di assoluta, sorprendente singolarità.

NATSUME SOSEKI IO SONO UN GATTO


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Un gatto abbandonato da cucciolo, si è introdotto in casa di Kushami, dove non è stato accolto con grande entusiasmo, al punto da non aver mai ricevuto un nome. La famiglia, composta da padre, madre, tre figlie ed una serva, non è affettuosa con lui, ma lo nutre e qualche volta il padrone lo accarezza, e questo gli basta per sentirsi "Il gatto" padrone di casa. Parla qualche volta con i suoi simili, come il Nero del vetturino e Micetta, che presto gli viene a mancare. Ma il suo passatempo preferito è quello di ascoltare i discorsi del suo padrone quando gli amici vanno a fargli visita.
Diventa così un gatto tuttologo, analizza il comportamento umano, si intende di storia, Grecia antica in particolare, letteratura, medicina e altro ancora.
La trama si snoda attraverso i problemi di Kangetsu, laureato in fisica, ex studente di Kushami che è un professore di inglese al liceo. Il giovane dovrebbe sposare Tomiko, figlia viziata dei coniugi Kaneda, i vicini di casa arroganti e ignoranti, ma ricchi. Le visite di Kangetsu si alternano a quelle di altri amici, tra cui il burlone Meitei, l'uomo d'affari Sanpei, il poeta Tōfū e personaggi minori. Per difendere il giovane amico dalle mire della famiglia Kaneda il padrone del gatto subisce diverse angherie, che pesano molto al suo spirito poco accomodante e poco intraprendente, dagli insulti di sconosciuti alle molestie degli studenti del vicino liceo Le Nuvole Calanti.
Attraverso episodi che si intrecciano con la banale vita del suo padrone, il gatto esprime il suo pensiero in modo addirittura filosofico (ma dal punto di vista di un gatto, s'intende!), arricchendo il discorso con vere o presunte massime zen.

11 aprile 2020

DANIELE MENCARELLI TUTTO CHIEDE SALVEZZA

Ha vent'anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. E il giugno del 1994, un'estate di Mondiali. Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura. Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all'uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro. Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati.


LEONARDO COEN-RENATO VALLANZASCA L'ULTIMA FUGA

Renato Vallanzasca, l'irriverente, il guascone, il tombeur de femmes, il re delle fughe è stato il protagonista indiscusso di quella esplosione di bande criminali che negli anni Settanta sconvolse una Milano già martoriata dal terrorismo. Oggi gli attori di quella stagione feroce sono morti, pentiti, o hanno scontato la loro pena. Tutti tranne l'ex boss della Comasina, che solo nel marzo del 2010 ha ottenuto di poter lavorare fuori dal carcere in un laboratorio di pelletteria. A sessant'anni, di cui trentanove trascorsi dietro le sbarre, il bel René appare ormai lontano dal personaggio spavaldo e sanguinario diventato una leggenda, eppure continua a far parlare di sé come se il tempo non fosse mai passato. La letteratura su di lui non accenna a esaurirsi, e dopo i libri è arrivato il cinema. Perché la sua fama è tanto tenace? Forse perché Vallanzasca, pur avendo riconosciuto pubblicamente le proprie colpe e il male fatto, pur dedicandosi da tempo a persuadere i giovani a rischio a non inseguire modelli distruttivi, non ha mai usato la parola pentimento. Lui, che ha sempre scelto l'esibizionismo, in proposito confessa: Anche se solo uno fra i tanti che mi ascolteranno dovesse avanzare il dubbio che il mio è opportunismo non lo sopporterei, il pentimento, e ancor più il perdono, hanno a che fare con la sfera intima.

10 aprile 2020

CLAUDIA MARIA BERTOLA VERNICE NERA

Milano, inizio giugno. Una ragazzina scompare dopo aver postato su un social network un selfie che imita La pubertà di Munch.
Dodici anni, pelle lattea, occhi azzurri e capelli biondi. È tanto bella quanto inquietante.
La sua misteriosa sparizione coinvolge non solo i genitori separati e benestanti, all'apparenza presi più dalla loro vita che da quella della figlia, ma anche un manipolo di personaggi che rappresentano un quadro della nostra contemporaneità. Fra tutti, la più determinata è Marina Novembre, mani doloranti per l’artrite reumatoide che agisce come l'arma di una sensitiva e che la guida in una sua indagine personale, tra il reale e il virtuale: le loro connessioni, e le possibili conseguenze.
La donna, affascinante e tenace, ha un certo feeling con i social e i pericoli del Dark Web ed è convinta che la scomparsa abbia a che fare con Schwarze Farbe, Vernice Nera, una setta di stampo nazista che, attraverso la Rete, adesca i prescelti per creare una razza pura e perfetta, non intaccata dall'odierno meticciato.
Ma, dal passato, affiora un fatto tragico che segna una nuova pista da seguire.
È la grandine ad avviare il processo di catarsi. Tutto si può purificare. O forse no. Perché il mostro, se non è dentro di noi, ci aspetta dietro l’angolo.



GIOVANNI MASTRANGELO I PADRI E I VINTI



La resistenza partigiana, l’esecuzione sommaria di una spia, la desolazione della guerra, l’odio e le fratture che separano una famiglia. Comincia così la saga dei Cristaldi: Pietro, Flora, Vera e Alberto scappano l’uno dall’altro per evitare il confronto diretto in un’Italia attraversata da profonde divisioni ideologiche e politiche, per tornare a inseguirsi negli anni della ricostruzione, provando sulla loro pelle il dolore e l’amore, il pentimento e il perdono, e inevitabilmente anche il distacco. Il dopoguerra porta con sé un effimero desiderio di normalità che viene spazzato via dagli scontri di piazza degli anni Settanta: Antonio, il figlio di Vera, cresce a Milano durante le lotte studentesche e si avvicina alle frange più estreme dei movimenti. Quando scopre che la storia della sua famiglia è macchiata da un tradimento vergognoso, che la sua stessa esistenza è forse una grande menzogna, il suo mondo va in pezzi. Saranno la ritrovata vicinanza del patrigno e l’incontro con un maestro dal fascino misterioso a dargli la forza per uscire dal buio e ricostruire, tessera dopo tessera, la sua vita e la storia della sua famiglia. Un romanzo avvolgente che racconta tre generazioni attraverso la grande narrazione del Novecento: indagando tra i segreti di Pietro, Vera e Antonio, Giovanni Mastrangelo dà voce alla materia silenziosa di cui è fatto l’amore che ci tiene in vita.


09 aprile 2020

CARLOS ZANON CARVALHO

Senza sapere come e perché, Carvalho è diviso tra Barcellona e Madrid. A Barcellona ha lasciato il suo mondo e l’ufficio in cui continua a lavorare. A Madrid è perso nel labirinto amoroso di una donna sposata con un importante politico. Per questa donna ha perso la testa come mai prima. Carvalho è invecchiato e cambiato come la Spagna dove vive. Ha dei problemi di identità a tutti i livelli. Chi sei, Carvalho? Cosa vuoi? Che cosa stai cercando? Siamo nel 2017 e le ‘placche tettoniche’ della società sembrano muoversi in modo inedito. Pepe Carvalho affronta nuovi problemi. La scomparsa di una prostituta con una madre alla sua disperata ricerca, l’assassinio di una nonna e della nipotina e la comparsa di un vecchio amico che va in cerca d’aiuto per un sanguinoso crimine di famiglia. Pepe odia sempre la musica moderna e brucia ancora libri. Sullo sfondo una Barcellona autentica e ‘lontana’ dalle guide turistiche, tra spinte secessioniste e l’attentato avvenuto sulla Rambla.

04 aprile 2020

JOANNE RAMOS LA FABBRICA

Jane è una giovane madre single immigrata negli Stati Uniti dalle Filippine. Vive in un dormitorio nel Queens, a New York, insieme alla cugina Evelyn e a tante altre donne che, come lei, sono venute qui con la speranza di una vita e di un futuro migliori. Dopo i primi lavori presso alcune facoltose famiglie di Manhattan, Jane riesce a entrare a Golden Oaks, una residenza idilliaca nelle campagne del fiume Hudson che ospita «madri surrogate», donne e ragazze bisognose come Jane, che concedono il proprio corpo alle ricche «clienti» in cambio di un compenso che potrà letteralmente trasformare la loro vita. Ben presto, però, affiora il durissimo compromesso a cui devono adeguarsi le «Ospiti»: Golden Oaks, gestita da un’ambiziosa donna d’affari di origini cinesi, è in realtà una prigione dorata, un ambiente «calibrato per massimizzare il potenziale fetale», dove le ospiti sono tenute sotto strettissima sorveglianza. L’esperienza straziante a cui va incontro Jane è una versione inquietante del sogno americano, dove il denaro permette di comprare e vendere qualunque cosa, persino la vita. Protagoniste sono le donne, vittime e carnefici di un meccanismo sottile e perverso, in cui si intrecciano ambizione e potere, desiderio di riscatto e spirito di sacrificio.

MARIA ATTANASIO LO SPLENDORE DEL NIENTE E ALTRE STORIE

Storie di donne ribelli, di coraggio e di resistenza. Sullo sfondo di una Sicilia che dalla Spagna passa ai Savoia, poi agli Asburgo e quindi ai Borbone di Spagna, Maria Attanasio attraverso il racconto storico si riappropria del passato e lo interpreta con sensibilità e forza. Ci rende consapevoli di figure ai margini della storia, rendendole protagoniste grazie anche alla sua scrittura poetica efficace e assolutamente unica.

«Si nasce per caso in un luogo, che può diventare scelta, destino. E destino di scrittura è stata per me Caltagirone, l’immaginaria Calacte della maggior parte di questi racconti. Storie soprattutto di donne – ribelli non rassegnate – di cui spesso resta solo un gesto, un dettaglio, impigliato in vecchi libri o nelle scritture di cronisti locali: frammenti dell’immemore genealogia delle madri, che arrivano a me, si insediano in me, fino a quando non restituisco loro parola e identità. Ricostruendo, tra immaginario storico e tracce documentali, il pensare e l’operare di Catarina, Francisca, Annarcangela, Ignazia, ma anche delle protagoniste degli altri racconti, la mia vita si è fusa con la loro in una sorta di transfert, di autobiografia traslata nel tempo dell’esclusione dal linguaggio che ha caratterizzato l’identità di genere; dove però è possibile ritrovare sorprendenti storie di coraggio e di resistenza alla discriminazione e all’ingiustizia» (Maria Attanasio, dalla Nota introduttiva).
Raccogliere in un unico volume questi racconti, variamente editi tra il 1994 e il 2014, corrisponde alla necessità di dare più completa conoscenza ai lettori di una scrittrice appartata ma la cui opera è accompagnata oggi da una crescente attenzione, da una continua curiosità. Il volume mette assieme: la lunga novella, quasi un breve romanzo, Correva l’anno 1698, che dissotterra la vicenda di Francisca, uomo-femmina, «masculu fora e fimmina intra»; la bellissima Lo splendore del niente – storia di potenza flaubertiana di Ignazia Perremuto, di superba e nobile famiglia, che a lussi, amori e doveri propri del suo stato preferisce contemplare il nulla, prefigurando le ribellioni alla sottomissione femminile –, oltre a più rapide escursioni attraverso destini di donne del Settecento. Recuperati, tutti, dalle antiche cronache e riportati in vita da una scrittura che suscita immagini a ogni rigo.

MARCO FRANZOSO LE PAROLE SANNO

Alberto scopre di avere un male incurabile: invece di condividere l’inquietudine con chi lo circonda si procura un bastone e degli occhiali da cieco e si rifugia in un luogo già remoto, al riparo anche da se stesso. Entra in un parco, si siede su una panchina. Qui trova, forse per la prima volta, lo stupore di essere vivo. Accanto a lui si siede una giovane donna, Flavia. Si parlano. Flavia si racconta e si confessa. Ha un bambino, e un marito ossessivamente geloso. Nasce qualcosa di semplice, inatteso, che sembra parlare con la voce profonda del destino. L’intesa, il desiderio di ritrovarsi, l’attrazione: l’amore insomma, che nessuno dei due cercava e che li sorprende senza difese. Alberto è sempre più coinvolto in quelle confessioni di violenza subita e, non avendo nulla da perdere, entra nella vita di Flavia come la provvidenza. Tuttavia se il suo drastico intervento abbia liberato o condannato all’infelicità la donna che ama non è dato sapere. Perché Flavia, com’è arrivata, un giorno come un altro scompare per sempre. Ad Alberto non resta che scrivere: affidare a un diario il racconto di ciò che è accaduto, ormai sicuro che “le parole sanno sempre dove andare” e che quindi, in un modo a lui ancora sconosciuto, prima o poi arriveranno a Flavia. È questo il destino delle parole e il destino di ogni racconto che dicono l’amore, liberi entrambi dalla vuota comunicazione a tutti i costi che è dei tempi nostri. Siamo di fronte a una storia dentro una storia, dentro un’altra storia ancora, in un meccanismo concentrico e tecnicamente perfetto. Una dichiarazione d’amore per la letteratura, perché scrivere – e leggere – realizzano il passaggio del testimone più universale e intimo. D’altra parte, si sa, chi legge ama.

03 aprile 2020

JEAN RASPAIL IL CAMPO DEI SANTI

Una folla di paria indiani, guidata da un personaggio chiamato il "coprofago", s'impadronisce di un centinaio d'imbarcazioni all'ancora nel porto di Calcutta e comincia a navigare verso le coste della Francia. Di fronte all'avanzare di quella che verrà chiamata 'armata dell'ultima chance', l'opinione pubblica e le autorità occidentali sono titubanti e sempre più remissive. Il disarmo morale dell'Occidente sfocerà nella resa incondizionata della Francia di fronte al milione di invasori venuti dal Gange.

PAOLO ROVERSI ALLA VECCHIA MANIERA

 Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvoca...