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Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

28 settembre 2020

FABIO CUZZOLA CINQUE ANARCHICI

 Il 26 settembre 1970 muoiono in un incidente stradale cinque giovani di Reggio Calabria, noti nella loro città come “gli anarchici della Baracca”. Portavano a Roma i risultati di un’inchiesta sulle infiltrazioni neofasciste nella rivolta di Reggio e sulla strage di Gioia Tauro – allora attribuita alla mera fatalità – in cui erano morte sei persone e rimaste ferite più di settanta. Erano partiti convinti che le loro scoperte avrebbero «fatto tremare l’Italia». I documenti dell’inchiesta non saranno mai ritrovati. Il lungo oblio su quelle vicende terminerà vent’anni più tardi, con le indagini che ricondurranno la strage di Gioia Tauro al più ampio disegno eversivo della “strategia della tensione”. Solo allora le straordinarie figure dei cinque anarchici saranno riscoperte, e torneranno a proporsi i dubbi sulle cause dell’incidente in cui hanno perso la vita. In questo libro, ripubblicato in un’edizione riveduta e ampliata, Fabio Cuzzola racconta per la prima volta le loro vite nel contesto della nascita di una coscienza politica alla fine degli anni Sessanta, tra le persecuzioni poliziesche e i giorni difficili della rivolta di Reggio.




27 settembre 2020

PUPI AVATI L'ARCHIVIO DEL DIAVOLO

Quando don Stefano Nascetti viene trasferito alla parrocchia di Lio Piccolo, abbandonando sul nascere una bella carriera nella curia veneziana, la sua non è una scelta: è una fuga dalla vendetta del questore Carlo Saintjust, a cui lo legano un tradimento e un’offesa mai dimenticati. Ma il tranquillo paesino nel Polesine non è il rifugio che si aspettava.È troppo pericoloso e ambiguo il fascino della giovane maestra Silvana ed è troppo orribile la storia che assieme a lei gli accade, letteralmente, di dissotterrare: quella del funzionario ministeriale Furio Momentè, scomparso mentre indagava sull’omicidio commesso da un ragazzino, lasciando dietro di sé una compromettente valigia di documenti.Con il ritrovamento di ben due cadaveri di incerta attribuzione, il sostituto procuratore Malchionda è costretto a riaprire un caso che aveva chiuso con eccessiva fretta. Ma sulle ricerche degli inquirenti, sia a Venezia sia a Roma, si stende l’ombra velenosa di un Male molto più antico e inspiegabile di quello commesso da qualunque omicida.



BRET THOMAN SAN FRANCESCO D'ASSISI

 Francesco d’Assisi era alto poco meno di un metro e mezzo, non era particolarmente avvenente, né era un letterato… Eppure è noto anche come Alter Christus, “l’altro Cristo”. Un Santo universalmente amato e conosciuto. Ma siamo sicuri di sapere chi fosse davvero quell’uomo nelle sue profondità? Cosa lo portò da una piccola città nel cuore dell’Umbria alle altezze della santità, agli onori della corte celeste? Nella sua avvincente biografia, l’Autore riesce a penetrare la vita interiore di san Francesco, rivelandone le sue più profonde passioni, l’amore inestinguibile per la povertà e l’incrollabile fedeltà all’essenza del Vangelo. La vita del Santo di Assisi, spesso presentata come spettacolare e miracolosa, è in realtà la storia di un’anima che anela a Dio e che intravede la Sua presenza in tutta la creazione.



GUIDO MORSELLI IL COMUNISTA

Nel 1957, Walter Ferranini è un deputato emiliano di mezza età del Partito Comunista Italiano. Egli vuole andare al fondo della concezione marxista dell'economia e della realtà in generale e per questo studia i testi originali di Marx ed Engels, al prezzo di trascurare la sua amante Nuccia, moglie di un industriale affiliato al suo stesso partito. Altri grattacapi gli vengono dall'attivismo politico degli avversari politici socialdemocratici e democristiani nel suo paese natale, Vimondino, e dalle lotte di potere interne alla federazione reggiana del suo partito.

Progressivamente si rende conto che vi è una scollatura tra le idee professate da quadri e dirigenti del partito e le aspirazioni dei semplici militanti e simpatizzanti, i quali non comprendono il concetto di "liberazione del lavoro" nel senso di cessazione dello sfruttamento capitalistico, ma pensano piuttosto alla "liberazione dal lavoro", cioè alla cessazione della fatica fisica che questo comporta.

Quando Nuccia s'iscrive al PCI, in una sezione di un quartiere alto di Roma, Walter se n'adombra perché pensa che la donna l'abbia fatto solo per compiacerlo, senza ch'ella avesse meditato i presupposti ideologici di tale scelta. Accentua il suo disagio il fatto che gli venga assegnato lo sgradito compito di andare a Torino, col compagno di partito Giobatta Reparatore, a interrogare il militante della FGCI Roberto Mazzola, accusato di deviazionismo per aver affermato in incontri pubblici che il PCI, dopo la morte di Stalin, avrebbe moderato le proprie istanze. Walter, ascoltando le repliche di Mazzola al senatore Pisani, anch'egli presente all'incontro, si sente in maggior accordo col giovane.

Parlando con gli altri colleghi parlamentari Amoruso, Boatta e Reparatore della condizione del lavoro come fatica fisica, sorge tra di loro l'idea d'istituire una commissione di partito che consideri le patologie lavorative, ma l'idea viene bocciata nelle alte sfere. A Roma, dopo diverso tempo dal loro primo incontro, Walter rivede Mazzola, che lo informa di essere stato ammonito (nonostante Ferranini avesse suggerito che nessun provvedimento fosse emesso a suo carico) e che intende continuare la sua attività politica con gli operai, se necessario anche fuori dal partito.

Ferranini è poi inviato con una delegazione del PCI a Leningrado, ad un convegno dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, ma durante il viaggio in treno s'ammala e non riesce a partecipare ai lavori, che gli vengono riferiti da Amoruso. Walter fatica ad ammettere che in URSS gli operai possano soffrire delle stesse patologie lavorative di quelli italiani, ma deve arrendersi all'evidenza. Al suo ritorno redige un articolo da pubblicare sulla rivista Nuovi argomenti, nel quale conclude che la fatica del lavoro è connaturata alla condizione umana e che più che di alienazione dell'operaio bisognerebbe parlare della sua mortificazione. L'articolo gli porta una certa notorietà anche al di fuori dell'ambito strettamente politico, ma non è apprezzato dai vertici del PCI: per questo è messo sotto inchiesta da una commissione che gli intima di ritrattare, per non incorrere in una sanzione maggiore del semplice richiamo.

Walter viene a sapere che Nancy, la moglie americana da cui era separato da tempo, è in gravi condizioni e parte per gli Stati Uniti per correre al suo capezzale. A Filadelfia ha un malore e viene ricoverato nello stesso ospedale della moglie, rimessasi da un tentativo di suicidio, che va poi a fargli visita. Gli chiede perché, anni prima, l'abbia abbandonata e gli confida di aver modificato le proprie posizioni politiche da un intransigente nazionalismo a quello che chiama "nazional-laborismo". Walter è tentato di restare a vivere con la moglie, ora che sente Nuccia molto più lontana, ma dopo la dimissione dell'ospedale fa ritorno in Italia.



GEGIA CELOTTI PAROLE O-STILI DI VITA

 


13 SETTEMBRE 2020

Presentato al Festivaletteratura di Mantova il libro dell’Ordine lombardo “Parole o-stili di vita. Media e persone LGBTQIA+”


È stato presentato ieri al Festivaletteratura di Mantova, Parole o-stili di vita. Media e persone LGBTQIA+, secondo libro delle Collane tematiche dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, promosso e curato dalla Commissione Pari Opportunità e coordinato dalla consigliera Gegia Celotti. Erano un centinaio le persone che hanno preso posto (prenotato) sotto il tendone di piazza Sordello, nella suggestiva cornice di fronte a Palazzo Ducale, a Mantova, ma l’evento era ripreso in video streaming sul sito del Festival. Sul palco dei relatori Gegia Celotti ha condotto un dialogo con due degli autori del libro, Franco Grillini (fondatore di Arci gay nazionale) e Monica J. Romano (donna transgender) sui temi della galassia LGBTQIA+. Il libro ripercorre la storia del Movimento LGBTQIA+, delle leggi vigenti e, in prospettiva, future, delle parole di odio sul web e della rappresentazione sui media con studi e ricerche, tra cui quella dell’Osservatorio di Pavia. Il tema è affrontato sotto innumerevoli sfaccettature, ad esempio mondo del lavoro, del marketing, dello sport, della fotografia, del cinema e, infine, del carcere. Il risultato è il ritratto di una realtà che non sempre i giornalisti riescono a raccontare con competenze adeguate, talvolta neppure uscendo da stereotipi folkloristici, quando non offensivi a priori. I contributi sono di 21 autori, a cominciare dalle socie di G.i.U.L.i.A (acronimo di Giornaliste Unite Libere Autonome) Silvia Brena, Ilaria Li Vigni, Paola Rizzi, Maria Luisa Villa. Giornaliste/i come Oreste Pivetta, Dina Bara, Ester Castano, Laura Incardona, Daniela Stigliano, Mario Consani, Gabriele Porro. E ancora esperte/i come Barbara Mapelli (docente universitaria), Monia Azzalini (ricercatrice), Vittorio Lingiardi (psichiatra e psicoanalista), Nicola Nardelli (psicoterapeuta), Antonio Rotelli (avvocato). Interviste a persone che hanno deciso di manifestare le loro scelte: oltre a Franco Grillini, Gianmarco Negri (sindaco di Tromello), Maria Silvia Fiengo (insegnante e fondatrice dell’Associazione famiglie arcobaleno), Claudio Rossi Marcelli (scrittore e giornalista), Francesca Vecchioni (fondatrice e presidente dell’associazione Diversity). Testimonianze, in prima persona, della transgender Monica J. Romano, dello scrittore Jonathan Bazzi e del giornalista sportivo Paolo Colombo.



DAVIDE D'ALESSANDRO FILOSOFIA E PSICOANALISI

 Filosofi e analisti lavorano, da laboratori diversi, lo stesso materiale: l'uomo. E proprio dell'uomo si racconta in queste pagine. Della sua sofferenza, del suo dolore, della sua nostalgia, della sua speranza, della sua possibilità. Davide D'Alessandro interroga le menti più brillanti del nostro panorama culturale contemporaneo per addentrarsi nel vivo del rapporto tra filosofia e psicoanalisi.



26 settembre 2020

VALERIO VARESI L'ORA BUCA

 Nell'aula professori di una non meglio identificata scuola superiore, con una regolarità dettata dagli orari di docenza e soprattutto dalle anelate ore buche, due insegnanti di scienze si incontrano, chiacchierano del più e del meno e disquisiscono di massimi sistemi sotto lo sguardo benevolo e forse moderatamente onnisciente dell'epicureo bidello Mario. Avendo formazione scientifica, i due uomini non possono evitare di valutare la loro condizione - umana, s'intende - precariamente associata a quella di un pianeta che assomiglia molto a un arancino (con una crosta fragile e un centro incandescente) vagante nell'universo infinito. Per uno dei due, d'ora in poi il Professore, è anche diventato difficile, se non impossibile, rispettare i dettami del programma: gli pare umiliante raccontare e vendere per certezza granitica qualche legge, confutabile per sua stessa natura, a quei ragazzi che di certezze ne hanno pochissime. È così che, per conquistare un posto nel mondo che sia all'altezza delle sue ambizioni, il Professore si imbatte nell'Agenzia. Che dopo una serie di workshop e di test, lo arruola nelle sue fila per una missione molto particolare: distruggere la reputazione di un uomo politico diffondendo fake news. Niente di più facile, e un trampolino di lancio per il Professore. Ma soddisfare le aspettative della inquietante e potentissima Agenzia, non basta. E il patto del Professore prevede un prezzo sempre più alto.



20 settembre 2020

PIERLUIGI SULLO UCCELLI DELLA TEMPESTA

 Enrico, il liceale del 68 innamorato della rivoluzione e di Annamaria, la ragazza più bella del mondo, dopo sei anni a Milano nel 1974 torna a Roma. È solo, lei lo ha lasciato, ma è un militante, oltre che un giovane storico all'università, e ha dei doveri. Ritrova i vecchi compagni di liceo e insieme a loro gli altri dell'Organizzazione, Hans il tirolese e Peppe il romano, e le ragazze, Rita e Silvia e Giulia, che stanno con moltissime altre facendo nascere un nuovo movimento, il femminismo. Quello è l'anno delle bombe, nella piazza di Brescia e sul treno Italicus, di un ennesimo colpo di stato, di sparatorie della polizia, di complotti di cui Italo il nazista parlerà con Enrico in un confuso tentativo di riavvicinarsi ai suoi ex compagni di liceo. Ma Enrico e i suoi amici non vogliono perdere quel che hanno afferrato nel 68, la felicità della ribellione e del sentirsi liberi, la sensazione di poter andare oltre. Sperano che il muro si incrini quando il referendum sul divorzio sconfigge la Dc, quando in Portogallo crolla la dittatura, quando gli occupanti di case di San Basilio, a Roma, resistono allo sgombero. I ragazzi sono in bilico. Ed Enrico si innamora di nuovo, anche se il futuro è pieno di nubi tempestose.



ERNESTO DI MAURO IL GOLEM CHE CI ATTENDE

Quando pensiamo al Golem che vogliamo costruire, stiamo forse mascherando sotto uno scopo officinale il nostro istinto di fondo a cercare di capire noi stessi? Finora lo hanno fatto le religioni, ora lo possono fare, e lo fanno, la scienza e la tecnologia.

Comunque il Golem, che non sarà una semplice macchina, queste ci sono già, sarà frutto di biologia e genetica, sarà differenziato in tessuti come i nostri, solo più resistenti potenti e forti, sarà frutto di cellule riproduttive, cellule staminali, clonaggi e clonazioni, intelligenza ricostruita. Il corpo del Golem sarà il corpo del vivente, la sua informazione sarà la nostra. Ma allora che differenza c’è con l’uomo vero e proprio? ed a che scopo farne uno? Un’ulteriore obiezione, legittima, è: l’uomo è fatto anche di altruismo, cooperazione, empatia, patto sociale. La risposta è: certo, così come possono avere tutto questo computer in rete e in sinergia. La risposta generale alla domanda “vale la pena o no correre rischi?” può dunque venire solo dal tipo di mente che vogliamo Golem abbia.


Abbiamo scritto la parola chiave: mente. Parola chiave nel senso che, per tutto quello che abbiamo detto, la mente potrà forse essere l’unica cosa che ci distingua veramente da macchine costruite a nostra potenziata somiglianza. Con mente si intende, l’insieme di intelligenza, memoria e coscienza, funzioni che vengono menzionate, descritte ed analizzate separatamente solo per ragioni pratiche e per limitatezza (temporale e quantitativa) dei nostri processi intellettivi. La mente è una e sola funzione, integrazione totale dei tre processi.




19 settembre 2020

MIMMO LUCANO IL FUORILEGGE

 In ogni periodo di crisi le disuguaglianze rischiano di allargarsi e i diritti di essere rispettati sempre meno. Da dove può ripartire oggi l’Italia? Nel disastro economico e sociale in cui siamo precipitati all’improvviso, abbiamo un enorme bisogno di idee. Prima di diventare un modello per ridare vita a una comunità, Riace era un’idea. O meglio, un’idea di futuro che a Mimmo Lucano venne in mente per la prima volta guardando il mare.

A Riace, alla fine degli anni novanta, non esistevano quasi più né l’agricoltura, né l’allevamento. L’unica possibilità per i pochi abitanti rimasti era fuggire. Poi il sistema di accoglienza diffuso creato da Lucano ha cambiato tutto. Le case del centro, da tempo abbandonate, si sono ripopolate. Centinaia di rifugiati hanno potuto ricostruire le loro famiglie e hanno rimesso in moto l’economia del paese.

Ma Lucano, si sa, è un fuorilegge. Il 2 ottobre 2018, mentre il ministero dell’Interno era sotto la responsabilità di Matteo Salvini, è stato arrestato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I progetti di accoglienza sono stati chiusi e il paese di nuovo spopolato. Lucano non ha mai smesso di credere nella sua idea: ogni comunità deve fondarsi sul rispetto della dignità umana.

La storia di Mimmo Lucano è la storia dell’Italia, perché il suo coraggio ha saputo indicare il confine oltre il quale una democrazia tradisce i propri valori fondamentali. Un racconto personale ed eroico di piccoli gesti che diventano grandissimi. Una testimonianza diretta e profonda che ci invita ad aprire gli occhi su chi siamo e su chi vogliamo essere.

“Con l’accoglienza, Riace aveva dimostrato di avere un’anima, aveva riscoperto la propria identità.”

Si può infrangere una legge ingiusta? Un racconto personale e allo stesso tempo collettivo, che mette alla prova la nostra democrazia e, soprattutto, noi stessi.



ALBERT CAMUS CONFERENZE E DISCORSI

 Trentaquattro discorsi pubblici pronunciati da Albert Camus dal 1937 al 1958 e raccolti per la prima volta in volume. Di intervento in intervento lo scrittore descrive e affronta quella che definisce la “crisi dell’uomo”, si sforza di restituire voce e dignità a coloro che ne sono stati privati da mezzo secolo di rumore e rabbia. Sono discorsi pieni di un profondo senso di civiltà. Per Albert Camus, infatti, quella di uomo è una professione, ritagliata su misura per ogni individuo, che consiste nell’opporsi al male del mondo per diminuirne la sofferenza. E lo scrittore non può sottrarsi a questo compito, né a questo onore: “Preferisco uomini impegnati a letterature impegnate” scrive Camus nei suoi Taccuini. “Il coraggio nella vita e il talento nelle opere non sono poi così male.” È sottile il distinguo fra cultura e civiltà, ma è sulla seconda, unita al sentimento fraterno, che gli uomini devono poter contare per vincere l’eterna lotta contro il loro destino.



PAOLO BENANTI DIGITAL AGE

 Il Digital Age è una nuova epoca nella storia dell’uomo: a causa del potere della tecnologia sta davvero cambiando tutto ed è bene comprendere quanto ci sta trasformando.

Questo testo descrive:

1. il cambiamento avvenuto e ancora in corso;

2. le caratteristiche della cultura contemporanea;

3. le nuove coordinate esistenziali – e le sfide aperte – che la nuova epoca ci suggerisce, in primo luogo a proposito delle nostre relazioni fondamentali. 

Nella prima parte l’autore delinea la teoria del cambio d’epoca: in che mondo viviamo? Quali i suoi strumenti? Quali i suoi linguaggi? Quale la nuova cultura che preme sulle nostre tradizioni e abitudini e ci costringe a cambiarle profondamente? Chi è l’uomo nuovo del Digital Age?

Nella seconda parte si affrontano alcune questioni decisive: i nuovi valori, il rapporto tra la tecnologia e la qualità della vita, le caratteristiche della cultura pop di oggi, i giovani e la famiglia ecc.

Al termine di ogni capitolo della seconda parte, l’autore sintetizza e raccoglie le sfide che maggiormente emergono nell’ambito del vivere concreto che il capitolo stesso analizza.



STEFANO SEVERI LE TERRE DEL SILENZIO

 E' possibile comprendere i ragazzi di oggi? Rompere la solitudine degli adolescenti attraverso l'incontro con un libro? O il loro silenzio è un muro impenetrabile? Un giovane insegnante di Lettere si mette in gioco e organizza un gruppo di lettura per ragazzi in biblioteca. Riflessioni, strategie e interventi per affrontare i problemi dei giovanissimi e inaugurare un dialogo fra le generazioni. Un diario di bordo nato da una tesi di Master universitario sul disagio giovanile del XXI secolo.




MASSIMO CACCIARI IL LAVORO DELLO SPIRITO

 Tra il 1917 e il 1919 Max Weber tenne due confe­renze dal titolo Die geistige Arbeit als Beruf, che po­tremmo tradurre «Il lavoro dello spirito come professione». Formulazione quanto mai pregnante, perché rappresentava l’idea regolativa, il progetto e la speranza che avevano animato il mondo della grande cultura borghese tra Kant e Goethe, tra Ro­manticismo e Schiller, tra Fichte e Hegel, e avreb­bero costituito il filo conduttore dello stesso pensie­ro rivoluzionario successivo, da Feuerbach a Marx. Il «lavoro dello spirito» è il lavoro creativo, auto­nomo, il lavoro umano considerato in tutta la sua attuosa potenza, e volgersi alla sua affermazione si­gnifica liberazione di ogni attività dalla condizio­ne di lavoro comandato, dipendente, e cioè alie­nato. Ma il suo dissolversi nella forma capitalisti­ca di produzione, nell’universale macchinismo, che fagocita quella Scienza che pure è l’autentico mo­tore dello sviluppo, finisce col delegittimare la stes­sa autorità politica, che nella «promessa di libera­zione» trova il proprio fondamento. La «gabbia di acciaio» è destinata dunque a imprigionare anche quel «lavoro dello spirito» che è la prassi politica? Lo spirito del capitalismo finirà col destrutturare completamente lo spazio del Politico, riducendolo alla forma del contratto? O tra Scienza e Politica sono ancora pensabili e possibili relazioni che ci affranchino dal nostro «debito» nei confronti del procedere senza mete né fini del sistema tecnico­ economico? Sono le attuali domande che, un seco­lo fa, nessuno ha posto con la drammatica chiarez­za di Max Weber – e con le quali, oggi, Massimo Cacciari si confronta.



18 settembre 2020

GIORGIO PANIZZARI TINO STEFANINI FIGLI DELLE CATASTROFI

 "Eravamo quelli della Comasina. I più compatti, uno per tutti, tutti per uno. Solidali, con le regole della vecchia ligera, pronti a essere pestati a sangue nelle camere di sicurezza, senza proferire una parola. Non c'era posto per i deboli: chi se la cantava, era destinato a sparire." Scritto a quattro mani da due figure di spicco del mondo che si muoveva oltre il limite della legalità negli anni settanta, alternando un racconto milanese con uno torinese, Figli delle catastrofi affronta spaccati di vita segnati fortemente dalla ribellione: Stefanini è stato un bandito e ha fatto parte della più importante batteria di quagli anni: la banda Vallanzasca, protagonisti di rapine e conflitti a fuoco che hanno segnato in maniera indelebile la cronaca. Panizzari è stato uno dei fondatori dei Nuclei armati proletari, il suo nome era nell'elenco dei 13 prigionieri di cui le Brigate rosse avevano chiesto la liberazione in cambio del rilascio di Moro. Alternando le due voci, in un dialogo di ricordi serrato e veloce come il più accattivante dei noir, "Figli delle catastrofi" narra gli enormi cambiamenti nel sottobosco della malavita, con tanta azione e le riflessioni profonde di chi quel mondo lo ha attraversato. Uno spaccato di cronaca e di storia recente che è al tempo stesso una lettura di vite condotte sul margine, a cui è difficile rimanere indifferenti.



17 settembre 2020

MASSIMO CASSANI L'ULTIMO RITORNO

 Quando a Lucio Mantovani arriva notizia della morte di suo padre Giovanni – travolto da un’auto, a notte fonda, nella periferia di Milano –, per lui è come se fosse scomparso un estraneo. Non si vedevano da ventidue anni. Lucio non ha avuto bisogno del padre per farsi uomo e rispettare le tappe della vita di provincia: una bella casa sulle Prealpi, un matrimonio soddisfacente con figlio; un suocero che conduce da impresario gli affari di famiglia. Eppure gli è sufficiente mettere piede nell’appartamento milanese di Giovanni, e inscatolare i ricordi di una vita che non è la propria, per scoprire quanto sia fragile e modesta la sua felicità. L’incontro con una ragazza misteriosa di nome Sara gli insegna la banalità del tradimento, mentre il compito in apparenza semplice di svuotare la casa si protrae in modo inspiegabile. Più scava nel passato di suo padre, più Lucio ha la sensazione di essere sempre stato ingannato: sul vero motivo che ha spinto Giovanni a lasciare moglie e figlio per trasferirsi a Milano; sulle sue reali possibilità economiche, visto che chi lo ha conosciuto è convinto che nascondesse un «tesoro» da qualche parte. Ma soprattutto, sulle circostanze della sua morte. 



16 settembre 2020

GIULIO CAVALLI DISPERANZA

 Rivendichiamo il diritto di essere fragili.

È possibile individuare il momento in cui abbiamo perso la speranza? Oggi si possono ancora dichiarare le nostre fragilità contro la retorica del superomismo? Una riflessione sulla nostra società che ci spinge a essere ottimisti e positivi, una cassetta degli attrezzi per continuare a sperare.



14 settembre 2020

SANTIAGO H. AMIGORENA IL GHETTO INTERIORE


Vicente Rosenberg arriva in Argentina nel mese di aprile del 1928 con pochissimi soldi in tasca e una lettera di raccomandazione di suo zio per la Banca di Polonia a Buenos Aires. Ma ben presto, anziché diventare impiegato di banca, diventa un giovanotto argentino non ricco ma fascinoso, capace di arrangiarsi con affarucci piú o meno equivoci. Impara a ballare il tango, comincia a frequentare le milonga, conosce Rosita, la sua futura moglie.

La Polonia è lontana, cosí come lontano è il quartiere della sua infanzia, Chelm, dove tutti parlavano yiddish. Remoti anche i giorni trascorsi nell’esercito polacco come giovanissimo ufficiale, un’esperienza utile soltanto ad armarsi di quel senso di superiorità che gli permette di atteggiarsi a dandy con la massima disinvoltura.

Del resto, che cosa conta essere ebrei, polacchi o persino argentini dinanzi all’assoluta libertà di vivere senza essere definiti in base a un’identità, un’etnia, una religione?

Agli inizi del 1940 Vicente è ancora giovane e bello, ama ancora Rosita, è diventato padre di famiglia, ha aperto un negozio dove vendere i mobili del suocero, e nessuno piú lo chiama Wincenty, tutti lo chiamano Vicente.

Un giorno, però, riceve da Varsavia una lettera della madre che comincia con “Caro Wincenty”. Racconta che gli occupanti tedeschi hanno appena costruito un muro per segregare tutti gli ebrei che abitano nei vari quartieri della città. La loro casa è compresa ormai in un ghetto di tre chilometri quadrati nel quale vivono, accatastati gli uni sopra gli altri, quattrocentomila persone in pochi isolati. Alla lettera seguono altre lettere, sempre piú drammatiche. Dicono dell’impossibilità di sopravvivere in quelle condizioni e si concludono sempre con una struggente richiesta di aiuto.

Da quel momento l’esistenza di Vincente muta radicalmente. Diventa quella che non è mai stata, la nuda vita di Wincenty, non piú il bambino, adulto, polacco, soldato, ufficiale, studente, marito, padre, argentino, venditore di mobili, ma l’ebreo, soltanto l’ebreo Wincenty che assiste impotente al dolore delle persone che ama nel silenzio, nel ghetto interiore dei suoi pensieri assediati dall’inesprimibile.



13 settembre 2020

ANTONIO PAGLIARO STORIA TERRIBILE DELLE BAMBINE DI MARSALA

 Marsala, nell'autunno del 1971 nel breve tragitto fra scuola e casa, tre bambine di nove, sette e cinque anni scompaiono. Si chiamano Antonella, Ninfa e Virginia. Nei giorni successivi tremila uomini battono la provincia. Sono poliziotti, carabinieri, militari, vigili e molti volontari, li coordina un giudice di alto profilo: Cesare Terranova. Finché i corpi delle tre bimbe vengono ritrovati. Nel 1979 la Corte d'Assise di Messina riconosce colpevole del triplice omicidio lo zio di Antonella, nel frattempo diventato "mostro di Marsala", e lo condanna alla pena di 29 anni. Ma nessuno a Marsala crede che abbia agito da solo. Deve esserci altro: la mafia stragista, una banda senza scrupoli, le più terribili droghe, le orge sataniche, un complotto dei poteri forti. Devono esserci da qualche parte i potenti e gli impuniti. Negli anni e nei processi, altre storie si intrecciano a questa. Per una strana circostanza ne fanno parte personaggi noti: Carlo Alberto dalla Chiesa, a quel tempo colonnello, il pubblico ministero Ciaccio Montalto, il maresciallo Lenin Mancuso, il giudice Paolo Borsellino. Tutti poi vittime della mafia. L'autore, basandosi su atti giudiziari, testimonianze orali, cronache di giornali, ripercorre questa "storia terribile" senza tralasciare nulla. Ne nasce un "reportage narrativo siciliano" che mostra come verità processuale e verità storica non sempre coincidano. Per giungere infine a un'inedita spiegazione dei fatti.



GIUSEPPE FERRARO LA MEMORIA DELL'AMORE

 La memoria è la stanza dei sentimenti. È fatta di nostalgia e desiderio, procede per salti e voli. Le parole che l’arredano colpiscono e sorprendono con la perentorietà del vissuto di chi porta un’esperienza da condividere. Se non riusciamo a trovare le parole è perché non viviamo i sentimenti, quindi nemmeno li ricordiamo. Una memoria senza ricordi. Non bastano i database che ci fanno ricordare tutto ma non quello che abbiamo sentito dentro, come vissuto. Siamo lontani dal saggio “filosofico” argomentato secondo una sintassi rigida e conosciuta, secondo un sistema di pensiero chiuso. Qui no. Le parole escono fuori dagli schemi e vanno da sole come tante frecce, ognuna delle quali ne contiene molte altre, svelando e rivelando sensi presenti e inattesi. Il testo che le raccoglie può sembrare un cruciverba senza schema, ma nel suo avanzare c’è un metodo rigoroso, che consente di fissare la memoria dell’amore da moltissime angolazioni. “Bisogna restituire l’amore alla vita e la vita all’amore” è l’affermazione più rivoluzionaria che si possa fare. Un libro sovversivo. Diversi sono i riferimenti al carcere, alla scuola, al quotidiano. In nessun altro testo di filosofia la vita entra così tanto dentro le parole e l’amore ci arriva in tutta la sua urgenza. Perché l’amore non si ripete ma ritorna, basta riconoscerlo. Affinché l’altro non sia soltanto un pericolo di contagio, ma un’offerta d’amore da cogliere in tutta la sua bellezza.



RAFFAELE ALBERTO VENTURA RADICAL CHOC

 Affidando le nostre vite agli esperti, ne siamo anche diventati dipendenti. È una storia lunga, la storia di come l'umanità ha ridotto l'incertezza del mondo delegandone la comprensione e l'amministrazione a un'élite di individui considerati «migliori». Il Novecento ha segnato il trionfo di questi operatori specializzati, mostrando la loro eccezionale capacità di assicurare decenni di sicurezza e sviluppo, finché qualcosa si è inceppato. Di fronte ai competenti si ergono oggi i loro nemici autoproclamati: chiamiamoli populisti, perché oppongono alla retorica della minoranza istruita quella del «popolo», ai radical chic un radical choc. La domanda che pongono è urgente e merita di essere presa sul serio: a cosa servono gli esperti se non garantiscono piú gli stessi rendimenti del passato? Come i cicli economici richiedono talvolta, per ripartire, la sostituzione drastica di un parco tecnologico obsoleto con macchine di ultima generazione, anche i cicli culturali hanno bisogno periodicamente di essere resettati e riavviati. Al prezzo, va sottolineato, di un rischio colossale: perché se in rari casi questa strategia di «distruzione creatrice» permette l'inizio di una rinnovata fase di crescita, piú spesso porta invece alla catastrofe. E se fosse giunta anche per noi la fine di un ciclo?



CARLOTTO - RUJU - FERRACCI LA BALLATA DEL TRADITORE

 Il duplice omicidio di un veterano dell’anticrimine e di un suo confidente fa riemergere dal passato una vecchia storia di corruzione all’interno della Questura milanese. Il chiacchierato commissario Lo Porto, ormai in pensione, viene rimesso in gioco dalla dirigente che ha preso il suo posto: la bella e dura Stefania Rosati. Lo Porto è costretto a tornare a Milano, dopo esserne rimasto lontano per anni. L’autore degli omicidi sembra essere uno della sua vecchia squadra. Uno sbirro. Toccherà a lui dargli la caccia, mentre certi equilibri segreti rischiano di saltare, vecchie e nuove generazioni di poliziotti e criminali si confrontano con le armi in pugno. E per tutti, colpevoli e innocenti, idealisti e corrotti, si avvicina una sanguinosa resa dei conti.



MARCELA SERRANO IL MANTELLO

 Il mantello è un libro che nasce da un momento eccezionale della vita della grande scrittrice cilena. La perdita di Margarita per cancro, la terza di cinque sorelle molto unite, fa vacillare tutto il suo mondo. Ma invece di sfuggirgli, Marcela decide di abbracciare il suo dolore e di dedicarvisi interamente per cento giorni della sua vita. Ritirata in campagna, usa la scrittura come strumento di riflessione e introspezione, per mettere ordine fra i suoi pensieri e aprire gli occhi. E quelli che all'inizio sono solo appunti sparsi diventano presto un romanzo, per la prima volta in forma autobiografica. Denso di riferimenti letterari, da Philip Roth a Canetti, passando per Philippe Claudel, Brodskij, Freud, Virginia Woolf solo per citarne alcuni, con incursioni nei territori dell'infanzia e a volte persino un garbato umorismo, Il mantello è il racconto delle emozioni e dei sentimenti che si affrontano quando si perde una persona cara.



PAOLO NELLI IL TERZO GIORNO

 Il venerdì di Pasqua un paesino lombardo, Colle Ventoso, è sconvolto dal ritrovamento di tre cadaveri. Due sono riversi sulle scale di un condominio: si tratta di Tore, un trentenne assillato dai creditori, e di un bellissimo ragazzo biondo, chiamato "l'angelo" per via di due ali disegnate sulla schiena. Il terzo corpo, quello di Ilde Ardenghi, viene scoperto nel suo appartamento pieno di raffinate opere d'arte. A investigare è il commissario di polizia Valerio Colasette, un meridionale trapiantato al nord, in difficoltà con regole e superiori e con una lettera di dimissioni pronta da dieci anni. Iniziano così due indagini parallele: da una parte Irene Iannone, fidanzatina di Tore ai tempi dell'infanzia, un'assistente sociale spinta da ragioni personali che agisce di puro intuito; dall'altra Colasette, scontroso, spesso insofferente eppure capace di entrare in sintonia con i suoi compaesani, affiancato nel caso dalla brillante ispettrice Maddalena Bercalli. Tra i due la collaborazione prende presto le forme di un'intimità inaspettata. Le indagini si incontreranno, inevitabilmente, il giorno di Pasqua, per scoprire che anche nelle case di Colle Ventoso, come nell'animo dei protagonisti, niente è mai come sembra.



12 settembre 2020

ENRICO MORELLO LA MIA BANCA

 L'avvocato Arturo Speranza è un correntista di lungo corso, stufo di essere maltrattato dal suo istituto di credito. È giunto il momento di reagire e partire all'attacco. Una storia simile a quella di tanti cittadini raccontata da chi, come correntista, subisce lo strapotere delle banche nel ruolo di avvocato, conoscendolo, decide di combatterlo. Ci vogliono i consulenti giusti per riuscire a far aprire un'indagine per anatocismo e usura contro la banca: una mission impossible che il protagonista avvia con la preziosa complicità di un perito, un "omino" molto preparato che conosce bene la realtà di certe operazioni fatte a sfavore di correntisti poco avveduti, che gli chiedono aiuto. 



09 settembre 2020

GIUSEPPE CULICCHIA E FINSERO FELICI E CONTENTI

 Nel 1852 Flaubert scriveva queste parole a proposito del suo Dizionario dei luoghi comuni: "Bisognerebbe che in tutto il libro non ci fosse una parola mia, e che, una volta letto il dizionario, non si osasse più parlare, per paura di dire spontaneamente una delle frasi che vi si trovano". Anche noi, oggi, ci ostiniamo a usare parole vuote e politicamente corrette, per comodità, per pigrizia o per interesse. Viviamo nell'epoca dello storytelling e delle fake news e, spesso senza accorgercene, siamo diventati tutti attori, grandi maestri di ipocrisia. Oggi la famiglia ideale non prevede più una mamma e un papà, concetti ormai obsoleti, tradizionalisti e dunque intimamente "fascisti", ma corrisponde a quella formata da Genitore 1 e Genitore 2. I lavoratori licenziati si chiamano "esuberi". Martina Navratilova, nove volte vincitrice a Wimbledon e lesbica dichiarata da decenni, è stata espulsa dall'associazione delle tenniste Lgbt per aver detto che la competizione tra tenniste donne e tenniste transgender non era equa. Per vedere come si fa ad abitare la nostra gigantesca finzione collettiva basta aprire questo dizionario e andare, per esempio, alla voce "trump: L'ennesimo 'nuovo Hitler'. Definirlo un 'fascista'. Il sogno di tutti coloro che hanno l'indignazione in tasca. Come lui solo Salvini e, staccati di qualche lunghezza, Putin e Boris Johnson". Giuseppe Culicchia gioca con le parole dello spirito del tempo in modo spiritoso e feroce: ci sono gli Immigrati, i Marocchini e i Meridionali, e poi i Razzisti, i Russi, i Sovranisti, Ariana Grande e la Merkel. Un'opera di satira chirurgica e impietosa, che fa ridere e fa riflettere sulle finzioni comode e talvolta mostruose a cui siamo tutti assuefatti.



07 settembre 2020

PAOLA BARBATO VENGO A PRENDERTI

 Il caso più importante della sua vita piomba addosso all'agente Francesco Caparzo in maniera inattesa. Inseguiva lo stalker di una donna che da un anno cercava di aiutare, quando d'improvviso si era ritrovato in un vecchio capannone industriale sperduto nel nulla. Lì dentro, lo spettacolo agghiacciante di uno zoo privato, undici carrozzoni da circo che imprigionavano esseri umani in condizioni pietose, una gabbia vuota pronta ad accogliere la sua protetta e lo psicopatico responsabile di ogni cosa lì davanti a lui, armato. Un colpo di pistola sembra risolvere tutto, il colpevole ucciso, le vittime salve, Caparzo in procinto di essere incoronato eroe nazionale. Ma le cose non sono come appaiono. Tra le vittime si nasconde un complice, forse addirittura la mente che ha organizzato tutto, che dall'ambulanza riesce a scappare, dileguandosi. La caccia all'uomo ha inizio, ma non esistono piste, niente tracce, la polizia insegue un fantasma. Caparzo capisce che la chiave dell'origine di tutto quel male sta proprio nel capannone e nelle sue vittime. Indaga i segreti di ciascuno, le colpe che vorrebbero nascondere, mette a nudo i lati più oscuri delle loro anime. E mentre lui scava qualcun altro li perseguita con oggetti, simboli che solo il loro carnefice conosce. Prima capitano incidenti che la polizia considera trascurabili. Poi i sopravvissuti iniziano a morire. È tempo per Caparzo di mettere insieme i pezzi per evitare che il fantasma che sta inseguendo termini il suo lavoro. 



CARLOS ZANON BARCELONA NEGRA

 Bruno, Raquel e Cristian sono tre andalusi che vivono alla giornata in una Barcellona in cui miracolo economico non è più che un ricordo. Ma loro sembrano aver trovato l'attività che li toglierà dalla miseria, dalle notti spese a dormire nei parchi o negli sportelli automatici delle banche. Si appostano davanti alle case chiuse dove si appartano le coppie di amanti. All'uscita le seguono, si segnano la targa dell'auto, rintracciano il proprietario del veicolo e lo ricattano in cambio del silenzio. Bruno controlla l'attività di estorsione, sua moglie Raquel, ex tossicodipendente, si occupa della contabilità e Cristian, fratellastro di lei, lavora sul campo. Non sempre la tecnica funziona per il meglio, ma l'attività offre comunque denaro facile e immediato. Merche e Max, provenienti dalla classe media, sono amanti in segreto. Una sera entrambi si trovano in una di queste stanze. Cristian segue Max fino all'automobile e prende nota della targa. Qui inizia il gioco che fa divorare le pagine al lettore. Sullo sfondo c'è una Barcellona nera, con le file di disoccupati negli uffici di collocamento, i poveri davanti alle mense e il milieu microcriminale delle Ramblas e Barceloneta.





06 settembre 2020

FRANCESCO RECAMI LA CASSA REFRIGERATA

 La vetusta signorina Maria è morta. Una piccola folla di una ventina di persone si accalca davanti alla porta della villetta. Si sgomita per presenziare all’esposizione della bara. Si potrebbe pensare che i suoi paesani le volessero bene... Nient’affatto. Era una donna odiosa, che non se la faceva né con un amico né con un parente, tanto ricca quanto tirchia. Ma di lei si dice che avesse nascosto un patrimonio negli anfratti della casa; e forse un testamento segreto, per la fortuna di qualcuno e la delusione di tanti. Fuori comincia a venire giù un nubifragio che, come spesso capita alla nostra penisola, sommerge tutto in fiumi di fango. Quando finalmente i finti dolenti sono entrati, esplode la guerra per il tesoretto: risse collettive, duelli solitari, avidità nutrite da privazioni generazionali, panni sporchi lavati in piazza di esistenze piene di vizi privati, matrimoni che naufragano ma anche tristi amori che sbocciano, piccolissimi peccati da confessionale e magagne da parrocchia. L’occhio dell’autore squadra di volta in volta scene di massa e primi piani. E misteriosamente cominciano a fioccare i morti. E sembra che non ci sia scampo per nessuno perché la villetta è restata isolata dal resto del mondo civile.



05 settembre 2020

ANTONIO PADELLARO LA STRAGE E IL MIRACOLO

 Roma, domenica 23 gennaio 1994. Una giornata festiva come tante. Il campionato di calcio di Serie A ha in programma il match Roma-Udinese. Quasi 44 mila tifosi affollano l'Olimpico mentre un gruppo di carabinieri presidia gli ingressi dello stadio. Nessuno sa che, in viale dei Gladiatori, antistante l'entrata dell'impianto sportivo, è stata parcheggiata una Lancia Thema imbottita di esplosivo e tondini di ferro che il boss di Cosa nostra, Gaspare Spatuzza è pronto a far saltare in aria: potrebbe esser


e la più sanguinosa strage di mafia di tutti i tempi. Ad evitare l'ecatombe sarà il malfunzionamento del telecomando che dovrebbe innescare l'ordigno? O qualcos'altro? Antonio Padellaro, presente quel giorno alla partita, ripercorre quelle ore straordinarie (siamo alla vigilia della discesa in campo di Silvio Berlusconi). Che avrebbero potuto cambiare la storia del nostro Paese.


03 settembre 2020

ALMUDENA GRANDES LA FIGLIA IDEALE

 Nel 1954 Germán Velazquez Martín decide di tornare a casa. Aveva lasciato la ­Spagna un attimo prima della caduta della Repubblica grazie all’aiuto del padre, illustre psichiatra perseguitato dai franchisti. Negli anni dell’esilio in Svizzera, Germán si è laureato e in seguito ha condotto una importante sperimentazione su un nuovo farmaco. Per questo gli hanno offerto un posto nel manicomio femminile di Ciempo­zuelos, vicino a ­Madrid, dove ritrova Aurora Rodríguez Carballeira, che era stata la più enigmatica fra le pazienti di suo padre. Colta e intelligentissima, Aurora era affetta da una grave forma di paranoia che ­l’aveva condotta a compiere il più atroce dei gesti. Condannata per l’omicidio della figlia ­Hildegart, Aurora vive da anni in uno stato di apatia, interrotto solo per fabbricare inquietanti pupazzi di stoffa… Scardinare le difese di una mente così intricata sa­rebbe impossibile senza un alleato, ma Germán può contare su María, infermiera ausiliaria già messa a dura prova dalle esperienze della vita, malgrado la giovane età. Per lei infatti Aurora ha una considerazione particolare, insieme trascorrono lunghi pomeriggi studiando le piante e consultando il mappamondo alla ricerca di posti lontani. Sfidando le convenzioni, lo psichiatra si avvicina a María, finché tra i due nasce un sentimento puro e fragile, che per sopravvivere dovrà sottrarsi alle ombre del passato di entrambi.



CHRISTIAN FRASCELLA CADAVERI A SONAGLI

 Tornare a casa e trovarla a soqquadro per una rapina non è certo in cima ai sogni di nessuno; imbattersi nella propria moglie agonizzante può invece rivelarsi un piacevole colpo di scena, soprattutto per via di un'assicurazione sulla vita che potrebbe risolvere il problema denaro per sempre. E così Gianni, quarant'anni e un'insofferenza cronica per la donna che ha sposato solo per interesse, decide che è proprio il caso di dare un "aiutino" al fato, e concludere quello che i ladri avevano lasciato a metà. Sbrigate le faccende pratiche, ingannati inquirenti e avvocati, Gianni può finalmente dedicarsi ai soldi e all'amante con cui vuole spenderli. Peccato che i ladri, ancora a piede libero, abbiano fatto due più due, e pretendano la loro fetta del premio assicurativo...



PAOLO ROVERSI ALLA VECCHIA MANIERA

 Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvoca...