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Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

27 settembre 2020

GUIDO MORSELLI IL COMUNISTA

Nel 1957, Walter Ferranini è un deputato emiliano di mezza età del Partito Comunista Italiano. Egli vuole andare al fondo della concezione marxista dell'economia e della realtà in generale e per questo studia i testi originali di Marx ed Engels, al prezzo di trascurare la sua amante Nuccia, moglie di un industriale affiliato al suo stesso partito. Altri grattacapi gli vengono dall'attivismo politico degli avversari politici socialdemocratici e democristiani nel suo paese natale, Vimondino, e dalle lotte di potere interne alla federazione reggiana del suo partito.

Progressivamente si rende conto che vi è una scollatura tra le idee professate da quadri e dirigenti del partito e le aspirazioni dei semplici militanti e simpatizzanti, i quali non comprendono il concetto di "liberazione del lavoro" nel senso di cessazione dello sfruttamento capitalistico, ma pensano piuttosto alla "liberazione dal lavoro", cioè alla cessazione della fatica fisica che questo comporta.

Quando Nuccia s'iscrive al PCI, in una sezione di un quartiere alto di Roma, Walter se n'adombra perché pensa che la donna l'abbia fatto solo per compiacerlo, senza ch'ella avesse meditato i presupposti ideologici di tale scelta. Accentua il suo disagio il fatto che gli venga assegnato lo sgradito compito di andare a Torino, col compagno di partito Giobatta Reparatore, a interrogare il militante della FGCI Roberto Mazzola, accusato di deviazionismo per aver affermato in incontri pubblici che il PCI, dopo la morte di Stalin, avrebbe moderato le proprie istanze. Walter, ascoltando le repliche di Mazzola al senatore Pisani, anch'egli presente all'incontro, si sente in maggior accordo col giovane.

Parlando con gli altri colleghi parlamentari Amoruso, Boatta e Reparatore della condizione del lavoro come fatica fisica, sorge tra di loro l'idea d'istituire una commissione di partito che consideri le patologie lavorative, ma l'idea viene bocciata nelle alte sfere. A Roma, dopo diverso tempo dal loro primo incontro, Walter rivede Mazzola, che lo informa di essere stato ammonito (nonostante Ferranini avesse suggerito che nessun provvedimento fosse emesso a suo carico) e che intende continuare la sua attività politica con gli operai, se necessario anche fuori dal partito.

Ferranini è poi inviato con una delegazione del PCI a Leningrado, ad un convegno dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, ma durante il viaggio in treno s'ammala e non riesce a partecipare ai lavori, che gli vengono riferiti da Amoruso. Walter fatica ad ammettere che in URSS gli operai possano soffrire delle stesse patologie lavorative di quelli italiani, ma deve arrendersi all'evidenza. Al suo ritorno redige un articolo da pubblicare sulla rivista Nuovi argomenti, nel quale conclude che la fatica del lavoro è connaturata alla condizione umana e che più che di alienazione dell'operaio bisognerebbe parlare della sua mortificazione. L'articolo gli porta una certa notorietà anche al di fuori dell'ambito strettamente politico, ma non è apprezzato dai vertici del PCI: per questo è messo sotto inchiesta da una commissione che gli intima di ritrattare, per non incorrere in una sanzione maggiore del semplice richiamo.

Walter viene a sapere che Nancy, la moglie americana da cui era separato da tempo, è in gravi condizioni e parte per gli Stati Uniti per correre al suo capezzale. A Filadelfia ha un malore e viene ricoverato nello stesso ospedale della moglie, rimessasi da un tentativo di suicidio, che va poi a fargli visita. Gli chiede perché, anni prima, l'abbia abbandonata e gli confida di aver modificato le proprie posizioni politiche da un intransigente nazionalismo a quello che chiama "nazional-laborismo". Walter è tentato di restare a vivere con la moglie, ora che sente Nuccia molto più lontana, ma dopo la dimissione dell'ospedale fa ritorno in Italia.



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