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Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

10 dicembre 2019

BRUNO MORCHIO LE SIGARETTE DEL MANAGER

Un ingegnere che non è ingegnere, un manager che non è manager: chi è in realtà Oreste Mari, l’uomo sulle cui tracce si muove Bacci Pagano, inseguendo un vago odore di fumo e spinto da un’ossessione che lo induce a indagare senza la garanzia d’essere pagato? In una primavera piovosa, otto mesi dopo il crollo del ponte Morandi, il detective dei carruggi ripercorre avanti e indietro la valle del Polcevera e ne osserva le ferite, la bellezza e i gusci fossili d’un illustre passato che non c’è più. Nelle strade di quella periferia irriconoscibile sembra cercare il senso di quanto è accaduto negli ultimi trent’anni e l’uomo che sta cercando potrebbe forse fornire qualche risposta alle domande che lo assillano: Oreste Mari è nato in una famiglia operaia, ha rinnegato le sue origini facendo proprio il mito dei soldi facili degli anni Ottanta e ha finito per mettere la propria genialità al servizio della speculazione finanziaria e della criminalità. Distruttore e saccheggiatore di destini, lo definisce Bacci, che però intravvede il legame profondo che lo lega alla valle e alla sua gente, una sorta di anticorpo che potrebbe forse salvargli l’anima. E mentre si dibatte nel dilemma se associare o meno all’agenzia investigativa il fidanzato della figlia Aglaja, Bacci troverà nel luogo più disastrato della valle, la diga del quartiere Diamante, un nuovo amore di nome Giulia, maestra elementare che ha l’aspetto e i modi d’una guerrigliera coraggiosa.
Con Le sigarette del manager Bruno Morchio dà voce a uno dei luoghi più tormentati della sua terra, a una generazione ferita ma orgogliosa, che non si rassegna a guardare indietro e non si abbandona alla nostalgia, convinta che della scomparsa del passato ci si può consolare, ma dalla sparizione del futuro non ci si riprende più.

2 commenti:

  1. Bacci Pagano ritorna a parlarci della sua Genova attraverso la penna di Bruno Morchio. Una città un po' diversa questa volta. Ben identificata dal punto geografico storico e politico. La Val Polcevera. Attualmente assurta all'interesse della cronaca per il crollo del ponte Morandi. Ormai siamo abituati, per i lettori di Bacci a seguire il filo della vita insieme a lui e di conseguenza a invecchiare anno dopo anno con lui. Siamo lì dopo aver chiuso l'ultimo libro ad attendere già con ansia il prossimo. Ma se gli anni passano allora prima o poi anche il nostro investigatore comincerà a tirare i remi in barca. Questo, la trama l'avete letta nel post precedente, per i lettori più sottili e attenti balza subito all'occhio da alcuni particolari che e un po' un libro di "passaggio" del testimone. La scrittura e la storia sono ispirate ai maggiori maestri del noir. C'è una forte vena idealista e intimista che l'autore stempera sempre con filo di realismo un po'cinico. È un libro che non definirei sociale ma questa volta nettamente POLITICO. Il messaggio tra le righe è forte e potente, non fa sconti a nessuno. Facendo un paragone al limite dell'assurdo direi che Morchio inconsapevolmente ha un po' usato una tecnica che si estrapola da una frase di Pirandello:-" La vita è come un erma bifronte che da una parte ride e dall'altra piange". Bruno mette in pratica questo assunto. Ci presenta il suo lavoro come un noir di Bacci e noi siamo tutti felici, ma dietro ci rifila un pugno al plesso solare che ci lascia senza fiato. È impossibile non recepire il messaggio che si cela dietro alla scusa dell'indagine. Non è quello l'obbiettivo di Morchio. Il suo vero scopo è disseminato nello scorrere della trama. Mezze frasi veloci ma che a uno sguardo attento pesano come macigni. Notevole il cammeo che l'autore ci regala sulla vita di Zainab, la sua colf e futura consuocera di origini Nubiane. La delicatezza della descrizione non ha pari. Bruno in questo libro sul finale ma non solo lascia aperte molte porte. Attendiamo veramente con ansia il prossimo libro perché è palese che ci saranno grosse novità. Bacci comincia a sentire veramente il peso di tutta una vita vissuta intensamente e vede davanti a sé cambiamenti che non possono essere fermati.
    Arrivederci vecchio mio alla prossima.

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