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Sale, Alessandria, Italy
Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

18 dicembre 2019

GIANFRANCO CAMBOSU IL PAESE DELLE CROCI

Il paese delle croci
A Sas Ruches, in Barbagia, Ercole Cassandra indaga sull’omicidio del padre, un capitano dei Carabinieri. Ufficialmente il soggiorno nel paesino è dovuto alla sua attività d’insegnante presso la locale scuola media, dove trova un ambiente ambiguo e a tratti ostile, in cui tra ragazzi e adulti sembrano vigere dei taciti accordi. Un suo alunno, Pasquale Mannu, vuole assumere nella classe il ruolo del boss, lo stesso che il padre Agostino esercita nel paese. Ercole scoprirà che il preside della scuola e il suo vice sono stati legati in passato ad Agostino Mannu e al capitano Cassandra. Al centro della vicenda, un traffico di bronzetti nuragici, una violenza di gruppo, una bella quarantenne e l’attempata titolare di un bordello di Nuoro.

ANTONIO TALIA STATALE 106

Un viaggio di 104 chilometri su una strada a doppio senso, stretta tra le acque del mar Jonio e le pendici dell’Aspromonte: il percorso da Reggio a Siderno dura solo un’ora e mezza di auto, ma dalla Calabria si ramifica attraverso cinque continenti e oltre quarant’anni di crimini.
Dall’omicidio del potentissimo amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Lodovico Ligato fino a maxioperazioni di riciclaggio a Hong Kong; dai rapporti privilegiati coi narcos colombiani fino al brutale assassinio del giornalista Ján Kuciak e di Martina Kusnírová, in Slovacchia; dal più grande carico di ecstasy di tutti i tempi nascosto nel porto di Melbourne, fino alle guerre che stanno insanguinando i sobborghi di Montréal e Toronto: guidare sulla Statale 106 significa risalire fino alla sorgente del fenomeno globale ’ndrangheta, un’organizzazione capace di celebrare i riti ancestrali di una Madonna in lacrime mentre mette a segno spericolate operazioni finanziarie internazionali da milioni di euro.
Statale 106 è un viaggio dentro la storia e la psicogeografia, e il suo punto d’arrivo non può che essere quello di decifrare la mente degli affiliati.
Con l'istinto infallibile del giornalista d'inchiesta, la passione del romanziere e l'emozione di chi racconta la propria terra d'origine, Antonio Talia ha costruito un reportage lucido e pieno di rabbia, un'immersione nel male che ha il sapore aspro della verità.

LA BALLATA DEL RE DI PIETRA RECENSIONE

Fabrizio Borgio è un amico oltre che un autore.
Ha sempre scritto bene e sin dall'inizio ha vinto premi letterari.
Pubblica per i tipi della Frilli da una decina di anni.
Non è molto che ha creato il personaggio di Giorgio Martinengo
investigatore privato controvoglia ex poliziotto e uomo culturalmente molto elevato.
L'autore è del tipo di quelli che ama la scrittura in purezza e si diverte a sperimentare sempre nuovi stili e tecniche.
In questa Long Stories lo stile e tecnico preciso e pulito stemperato da descrizioni del paesaggio montano che lasciano senza fiato.
La facilità di lettura deriva dal fatto che Borgio oltre a essere soccorritore e mille altre cose è anche un fine amante del Re il Monviso.
Conosce gli itinerari come le sue tasche e si vede.
La storia raccontata all'apparenza sembra semplice ma è proprio alla fine che appare il colpo di scena. Lascia i lettori a bocca aperta e li pone davanti ad alcune riflessioni profonde.
Proseguendo nella lettura ci si accorgerà di quanto rispetto ponga lo scrittore nei riguardi della montagna e del Re. Facendo un paragone: il Re sta alla montagna come il Grand Padre(Po) sta alla pianura. È un libro ricco di personaggi al limite del corale ma quello in cui l'autore si dedica maggiormente è Beppe. Si evince palesemente che la guida alpina è per Fabrizio il vero senso della montagna e forse lo ha un po' descritto con i tratti del suo carattere per chi lo conosce.
Le uniche pecche imputabili sono due: una seria e tecnica e una più affettuosa.
La prima è che il prodotto LIBRO è molto tirato.
Si vede che per risparmiare sono stati ridotti al limite del leggibile i caratteri delle alette e i margini interni sono TROPPO interni obbligando il lettore ad aprire eccessivamente il libro, cosa non positiva per una stampa punto colla.
L'altra nota è che il grande Marco Frilli avrebbe brontolato per l'assenza di momenti di ardente passione

17 dicembre 2019

PABLITO EL DRITO DIVERSAMENTE PUSHER

Un’indagine sull’argomento più controverso e scivoloso del mondo: lo spaccio di droga. Una serie di interviste a pusher indipendenti che per la prima volta si raccontano. Dall’olocausto dell’eroina negli anni ottanta fino al techno-smazzo di oggi reso possibile dal binomio darkweb/bitcoin.Le organizzazioni criminali gestiscono la stragrande maggioranza del traffico mondiale e sono in grado di influenzare le politiche di intere nazioni. Sono strutturate come multinazionali: consigli di amministrazione, manager, consulenti bancari per il riciclaggio, contadini e operai che producono e imbustano e infine tanti soldati che spacciano per le strade.
Ci sono però donne e uomini che vivono nel milieu della droga cercando di aggirare questi sistemi mafiosi, proprio come i protagonisti di Diversamente pusher. Soggetti che in genere preferiscono rapporti ispirati a modelli più umani, mutuati dalla prassi delle controculture, della vecchia malavita o delle economie alternative. Le loro storie si contrappongono all’immaginario creato e manovrato dalle grandi aziende dell’intrattenimento che sembrano avere l’esclusiva legittimità per parlare di sostanze stupefacenti, intossicandoci con saghe epiche su Pablo Escobar, sui cartelli messicani, sui bad guys italoamericani e ultimamente con poco realistiche serie tv alla Breaking Bad.
Se questi sono i modelli mainstream è meglio rivolgersi altrove per trovare un briciolo di senso etico nel delicato rapporto tra noi e le sostanze che alterano gli stati di coscienza.
Pablito el Drito ha trascorso sei mesi tra i battitori liberi dello spaccio per capire chi sono, come vivono e cosa pensano.

16 dicembre 2019

ANDREA TARABBIA PARLARE PER IMMAGINI


Spesso non ce ne accorgiamo, ma quasi ogni cosa che diciamo o che scriviamo, dal messaggio WhatsApp all'email, contiene una figura retorica. Se una sera d'inverno torniamo a casa ed esclamiamo "Sono un pezzo di ghiaccio!" non siamo diventati un pezzo di ghiaccio, nemmeno dei bugiardi, ma abbiamo usato una metafora. Le figure retoriche sono strumenti potenti e se impariamo a usarle bene possono diventare nostre alleate. Ci aiutano a esprimere meglio quello che vogliamo comunicare, danno forza ai nostri discorsi e creano immagini che sorprendono chi ci ascolta. "Parlare per immagini" presenta 50 figure retoriche, da quelle che lavorano sul senso delle parole e lo usano in modi a volte imprevedibili, come l'iperbole e la perifrasi, a quelle che giocano con le lettere, le fanno confliggere o mimano il mondo attraverso i suoni, come le onomatopee e le allitterazioni.

FABRIZIO BORGIO LA BALLATA DEL RE DI PIETRA


Un piccolo aereo si schianta inspiegabilmente nel Canalone Coolidge, sulla parete nord del Monviso. Era il prototipo di un modello innovativo, progettato dal collaudatore, l’ingegner Icardi deceduto nell’incidente, prodotto dalla Granda Avio, società piemontese specializzata nel campo aeronautico. La società assicurativa con la quale la Granda aveva stipulato una polizza milionaria vuole vederci

chiaro e incarica Giorgio Martinengo di indagare sull’incidente e sui responsabili della società. Martinengo decide di lavorare sul posto e si reca al cospetto del Re di Pietra, il Monviso, accompagnato da due esperte guide del territorio, i litigiosi Beppe e Anna, Angela Beccaris la responsabile legale della società assicurativa e da due rappresentanti della Granda, il patron dell’azienda dottor Osella e la sua assistente, Raffaella Ferrero. Contemporaneamente si apre una serrata caccia all’uomo: una guardia giurata addetta al trasporto valori uccide i colleghi e fugge col bottino, sembra, cercando di passare da uno dei tratti di collegamento tra Italia e Francia che il Monviso assicura. Un caso apparentemente slegato dalle indagini di Martinengo se non fosse per uno scontro a fuoco che coinvolge l’investigatore e il problematico gruppo di persone che ha al

seguito. Osella rimane ferito seriamente e l’indagine diventa ancora più complessa. Un caso pericoloso come una scalata e duro come la montagna per Giorgio Martinengo in trasferta alpina, dove la fuga del rapinatore interferisce pericolosamente con il lavoro del nostro investigatore e troppi scheletri sembrano nascosti negli armadi di tutti i coinvolti.

14 dicembre 2019

LE SIGARETTE DEL MANAGER RECENSIONE

Bacci Pagano ritorna a parlarci della sua Genova attraverso la penna di Bruno Morchio. Una città un po' diversa questa volta. Ben identificata dal punto geografico storico e politico. La Val Polcevera. Attualmente assurta all'interesse della cronaca per il crollo del ponte Morandi. Ormai siamo abituati, per i lettori di Bacci a seguire il filo della vita insieme a lui e di conseguenza a invecchiare anno dopo anno con lui. Siamo lì dopo aver chiuso l'ultimo libro ad attendere già con ansia il prossimo. Ma se gli anni passano allora prima o poi anche il nostro investigatore comincerà a tirare i remi in barca. Questo, la trama l'avete letta nel post precedente, per i lettori più sottili e attenti balza subito all'occhio da alcuni particolari che e un po' un libro di "passaggio" del testimone. La scrittura e la storia sono ispirate ai maggiori maestri del noir. C'è una forte vena idealista e intimista che l'autore stempera sempre con filo di realismo un po'cinico. È un libro che non definirei sociale ma questa volta nettamente POLITICO. Il messaggio tra le righe è forte e potente, non fa sconti a nessuno. Facendo un paragone al limite dell'assurdo direi che Morchio inconsapevolmente ha un po' usato una tecnica che si estrapola da una frase di Pirandello:-" La vita è come un erma bifronte che da una parte ride e dall'altra piange". Bruno mette in pratica questo assunto. Ci presenta il suo lavoro come un noir di Bacci e noi siamo tutti felici, ma dietro ci rifila un pugno al plesso solare che ci lascia senza fiato. È impossibile non recepire il messaggio che si cela dietro alla scusa dell'indagine. Non è quello l'obbiettivo di Morchio. Il suo vero scopo è disseminato nello scorrere della trama. Mezze frasi veloci ma che a uno sguardo attento pesano come macigni. Notevole il cammeo che l'autore ci regala sulla vita di Zainab, la sua colf e futura consuocera di origini Nubiane. La delicatezza della descrizione non ha pari. Bruno in questo libro sul finale ma non solo lascia aperte molte porte. Attendiamo veramente con ansia il prossimo libro perché è palese che ci saranno grosse novità. Bacci comincia a sentire veramente il peso di tutta una vita vissuta intensamente e vede davanti a sé cambiamenti che non possono essere fermati.
Arrivederci vecchio mio alla prossima. 

13 dicembre 2019

FELICE CAVALLARO SCIASCIA L'ERETICO

Si è sempre battuto da «eretico» per far prevalere la ragione e il diritto in un Paese che ha spesso preferito le scorciatoie e i gattopardismi. Leonardo Sciascia con le sue invettive e ossessioni ha anticipato temi cruciali della vita pubblica, nodi rimasti drammaticamente irrisolti, dalla lotta alla mafia alla corruzione, dagli errori della macchina della giustizia a quelli dello Stato, dal caso Moro al travaglio di Enzo Tortora, passando da forti intese a grandi contese, da Calvino a Guttuso. Con qualche rimpianto, come nel caso di Pier Paolo Pasolini e del «ritorno delle lucciole». Una vita controcorrente, quella dello scrittore siciliano, sempre tesa tra profezia letteraria e drammatica realtà, lungo l'asse fra Palermo e Roma, Milano e Parigi, fra case editrici e commissioni di Montecitorio, o a caccia di stampe antiche sul Lungosenna e di documenti negli archivi dell'Inquisizione spagnola: una storia che Felice Cavallaro ricostruisce in un racconto originale e ricco di aneddoti con lo sguardo privilegiato di chi lo ha conosciuto da vicino. A trent'anni dalla scomparsa dello scrittore di Racalmuto, un viaggio tra umori, amicizie e battaglie, tra vita e opere che scandiscono i passaggi della nostra storia recente - dal "Giorno della civetta" al "Contesto", da "L'affaire Moro" a "Una storia semplice". Un bilancio dell'eredità di un protagonista del mondo della cultura e della politica sempre attuale: una fonte preziosa dove attingere acqua fresca per illuminare molte zone d'ombra del Paese, perché come scriveva Sciascia stesso «tutti i nodi vengono al pettine. Quando c'è il pettine...».

10 dicembre 2019

BRUNO MORCHIO LE SIGARETTE DEL MANAGER

Un ingegnere che non è ingegnere, un manager che non è manager: chi è in realtà Oreste Mari, l’uomo sulle cui tracce si muove Bacci Pagano, inseguendo un vago odore di fumo e spinto da un’ossessione che lo induce a indagare senza la garanzia d’essere pagato? In una primavera piovosa, otto mesi dopo il crollo del ponte Morandi, il detective dei carruggi ripercorre avanti e indietro la valle del Polcevera e ne osserva le ferite, la bellezza e i gusci fossili d’un illustre passato che non c’è più. Nelle strade di quella periferia irriconoscibile sembra cercare il senso di quanto è accaduto negli ultimi trent’anni e l’uomo che sta cercando potrebbe forse fornire qualche risposta alle domande che lo assillano: Oreste Mari è nato in una famiglia operaia, ha rinnegato le sue origini facendo proprio il mito dei soldi facili degli anni Ottanta e ha finito per mettere la propria genialità al servizio della speculazione finanziaria e della criminalità. Distruttore e saccheggiatore di destini, lo definisce Bacci, che però intravvede il legame profondo che lo lega alla valle e alla sua gente, una sorta di anticorpo che potrebbe forse salvargli l’anima. E mentre si dibatte nel dilemma se associare o meno all’agenzia investigativa il fidanzato della figlia Aglaja, Bacci troverà nel luogo più disastrato della valle, la diga del quartiere Diamante, un nuovo amore di nome Giulia, maestra elementare che ha l’aspetto e i modi d’una guerrigliera coraggiosa.
Con Le sigarette del manager Bruno Morchio dà voce a uno dei luoghi più tormentati della sua terra, a una generazione ferita ma orgogliosa, che non si rassegna a guardare indietro e non si abbandona alla nostalgia, convinta che della scomparsa del passato ci si può consolare, ma dalla sparizione del futuro non ci si riprende più.

IO DONNA LIBERA RECENSIONE

Una mattina come tante.
Scendo e mi fermo un attimo ad osservare la piazza. Nicole, la titolare del Lucky Dog mi avvicina con il suo sorriso solare.
Ha in mano un libro. Subito attira la mia attenzione. Ha l'aria di essere molto vissuto. Di essere passato attraverso molte mani. Noto che la copertina vira sui colori del rosa.
Il titolo spicca imperioso, quasi a imporsi al lettore, quasi fosse una dichiarazione gridata a squarciagola dopo un lungo percorso.
La ragazza me lo porge titubante.
"L'ha scritto mia mamma e ci terrebbe che tu lo leggessi".
Prendo il libro dalle sue mani.
È piuttosto corposo.
Mi sembra che emetta delle vibrazioni, una sorta di richiamo. Ho sempre amato le biografie.
Faccio una cosa che lascia stupita Nicole.
Annuso il libro. Adoro il profumo dei libri usati. Questo deve avere girato molto.
Non è vecchio ma ha quasi dieci anni.
Ringrazio e prometto che lo leggerò. A volte si dice così ma spesso non sempre si mantengono le promesse. In questo caso non sono io a decidere, ma il libro stesso. Una specie di richiamo e di magnetismo mi attrae verso quelle pagine.
Leggere un biografia specie se vera è un percorso affascinante e forse un po' vouyeuristico, come quello che spia dal buco della serratura. Però non sempre è un viaggio piacevole, a volte ti trovi faccia a faccia con la sofferenza. In questo caso ho avuto la sensazione di fare un viaggio a ritroso, di tornare alle origini. Va bene, la generazione è la stessa, ma sembra che io e l'autrice fossimo gemelli separati alla nascita per avere percorso tappe identiche nella vita. Fulvia Battezzati non si è risparmiata in nulla. Ha inciso il bisturi nei gangli più profondi delle sue esperienze. Con uno stile fluido e corrente, direi quasi naturale e spontaneo, ha descritto fatti che oggi non basterebbero mille panchine rosse a placare la sofferenza che trapela in queste righe. Eppure...questo è un libro di riscatto, di vittoria.
Il coraggio di una donna di sbagliare e di fare tesoro dei suoi errori per migliorare. L'autrice si mette in gioco con la vita ma soprattutto con sé stessa. È un continuo e spietato dialogo con sé stessa senza risparmiarsi nulla al limite dell'impietoso, ma ogni volta ne esce più matura più forte.

È stata una lettura appassionante e a tratti commoventi. L'incontro anche se non di persona con una donna che oltre a volere un parere sul libro ha deciso di mettersi a nudo con te.
È stato un onore essere scelto per leggerlo.
È un libro ormai introvabile, ma chi sa che non possa risorgere

PAOLO ROVERSI ALLA VECCHIA MANIERA

 Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvoca...