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Sale, Alessandria, Italy
Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

13 giugno 2020

FRANÇOISE SAGÀN I QUATTRO ANGOLI DEL CUORE

Henri è un imprenditore che ha fatto fortuna con il commercio del crescione. Vedovo, ha sposato in seconde nozze la nevrastenica Sandra, e non smette di pentirsene. Oltre a molti rimpianti, il primo matrimonio gli ha lasciato un figlio, Ludovic, sopravvissuto contro ogni aspettativa a un terribile incidente ma rimasto, secondo tutti, un po' «suonato»: Marie-Laure, sua moglie, non nasconde il disgusto per questo «mezzo marito», e nemmeno l'interesse per i suoi soldi. Alla Cressonade, la casa di campagna nella Turenna dove i quattro conducono la loro esistenza nel segno della volgarità e dell'ipocrisia, giunge come un vento fresco Fanny, la madre di Marie-Laure. Sensibile e piena di charme, si appassiona alla sorte infelice del genero più di quanto lei stessa sia disposta ad ammettere. I quattro angoli del cuore mette in scena questi indimenticabili personaggi, le vibrazioni reciproche che sguardi, contatti, parole d'improvviso innescano, generando una catena di pulsioni e irrefrenabili desideri in cui i protagonisti smarriscono se stessi e i rispettivi ruoli, pubblici e privati. E una storia di provincia, tra perbenismo e trasgressione, cattivo gusto e decadenza, ma che parla anche di uomini e di donne, istinti e sentimenti sospesi fuori dal luogo e dal tempo.

ILARIA TUTI FIORE DI ROCCIA

«Quelli che riecheggiano lassù, fra le cime, non sono tuoni. Il fragore delle bombe austriache scuote anche chi è rimasto nei villaggi, mille metri più in basso. Restiamo soltanto noi donne, ed è a noi che il comando militare italiano chiede aiuto: alle nostre schiene, alle nostre gambe, alla nostra conoscenza di quelle vette e dei segreti per risalirle. Dobbiamo andare, altrimenti quei poveri ragazzi moriranno anche di fame. Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riempiono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore. Ma lassù hanno bisogno di me, di noi, e noi rispondiamo alla chiamata. Alcune sono ancora bambine, altre già anziane, ma insieme, ogni mattina, corriamo ai magazzini militari a valle. Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione. Risaliamo per ore, nella neve che arriva fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. Il nemico, con i suoi cecchini – diavoli bianchi, li chiamano – ci tiene sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre ci arrampichiamo con gli scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i «fiori di roccia». Ho visto il coraggio di un capitano costretto a prendere le decisioni più difficili. Ho conosciuto l’eroismo di un medico che, senza sosta, fa quel che può per salvare vite. I soldati ci hanno dato un nome, come se fossimo un vero corpo militare: siamo Portatrici, ma ciò che trasportiamo non è soltanto vita. Dall’inferno del fronte alpino noi scendiamo con le gerle svuotate e le mani strette alle barelle che ospitano i feriti da curare, o i morti che noi stesse dovremo seppellire. Ma oggi ho incontrato il nemico. Per la prima volta, ho visto la guerra attraverso gli occhi di un diavolo bianco. E ora so che niente può più essere come prima.»

PAOLO DI STEFANO NOI


Finché sprofondato nel camminare, nell'ascoltare le curiosità di Maria e nel risponderle, a un certo punto ho cominciato ad avvertire che lì insieme a me e a Maria, per le strade di Città Studi, ti eri aggiunto anche tu e soffiavi e parlavi con noi, non volavi ma camminavi e parlavi con noi, e ne ero sicuro, talmente sicuro che neppure ho voluto chiedere a Maria se sentiva la stessa voce che sentivo io. E così in tre abbiamo fatto le scale, siamo entrati in casa e io mi sentivo assurdamente felice.

Lo scherzo tormentoso inflitto a un fratellino minore, un frutto mangiato insieme al nonno sotto un albero di mandorle, l'intercalare di un padre – "picciotti mei!"; ma soprattutto un giorno dell'aprile 1967 in cui piove, Patty Pravo compie diciannove anni, a San Siro Burgnich segna il secondo gol contro il Bologna e un bimbo di cinque anni muore per una malattia che di lì a pochi mesi diventerà curabile. Ci sono nella vita infiniti momenti che scorrono senza che ne conserviamo memoria, e altri invece destinati a imprimersi nella mente in modo così vivido da renderli misteriosamente compresenti a ogni istante che verrà. Paolo Di Stefano – il fratello maggiore, colui che gioca in un'altra stanza mentre la morte arriva, il figlio condannato a vivere e ricordare – trova in queste pagine le parole per ciascun ricordo e insieme colma lacune, cerca ragioni, inscrive la storia di una famiglia nella Storia che ci coinvolge tutti. La Sicilia del Ventennio e poi dello sbarco alleato, un amore a Palermo, la Milano frenetica del boom, un uomo innamorato della letteratura che dalla luce accecante del sud giunge in Svizzera per cercare riscatto da un padre violento; donne dall'aspetto fragile ma dalla tempra di leonesse; il dialogo mai interrotto e mai compiuto con il fratello, la cui voce – rossa come le macchie sottocutanee della leucemia – è sottile e perentorio contrappasso a ogni momento di tregua; il futuro intravisto nelle curiosità di una figlia.

LAURA BOSIO BRUNO NACCI LA CASA DEGLI UCCELLI

Parigi, 1794. In una zona centrale della città sorge un palazzo sede di un collegio militare. Un edificio come tanti, eppure le ricche sale affrescate da Pigalle e il vasto parco con le voliere, un tempo frequentati da rampolli di buona famiglia, nel giro di pochi mesi si sono trasformati in un carcere. Un carcere con una caratteristica unica: i prigionieri non hanno nessuna intenzione di fuggire. È lì, infatti, che nei mesi del Grande Terrore si nascondono una trentina di aristocratici e facoltosi borghesi, sul cui capo pende minacciosa la ghigliottina, e che devono la loro sopravvivenza unicamente alla Sezione Rivoluzionaria che li tiene in ostaggio – ma al sicuro – in cambio di denaro. Nelle stanze ormai in decadenza della Casa gli ospiti ripetono i riti di un mondo che fuori sta sanguinosamente crollando, uniti in un gioco di intrighi e ricatti: baroni, burocrati, principesse sotto mentite spoglie, generali in pensione, vescovi spretati; un ragazzo arrivato con i nonni che trova conforto in una giovane vedova; una ex dama di corte svampita e aggrappata al fantasma di un passato fastoso... A fare da tramite con il mondo esterno è Bertier, un parrucchiere che frequenta la Casa e che si occupa anche della testa del temibile Fouquier-Tinville, l’implacabile accusatore del Tribunale Rivoluzionario, allora in feroce competizione con Robespierre. Una testa più che mai in bilico, come in bilico sono le vite di tutti, in balia della furia dei tempi, dominati, come spesso i nostri, dall’irrazionalità. Per dirla con le parole di Bertier: «La Rivoluzione ha fatto di noi, anche noi barbieri intendo,degli uomini liberi. E sai cos’è la libertà in questo mondo disgraziato? Prendersi tutto quello che si può».

SERGIO SEGIO MICCIA CORTA

Sergio Segio, il "comandante Sirio", è stato tra i fondatori di Prima linea, l'organizzazione armata che ha contato mille militanti e migliaia di simpatizzanti. In questo libro descrive una delle azioni più clamorose e audaci della lotta armata in Italia: l'assalto al carcere di Rovigo con cui liberò la sua compagna e altre tre detenute politiche. Il racconto si snoda in una sola giornata, il 3 gennaio 1982, con un ritmo incalzante tipico delle migliori sceneggiature di film d'azione. Sullo sfondo si intersecano alcuni fotogrammi delle lotte e dei movimenti degli anni Settanta.

12 giugno 2020

NICOLA CHIAROMONTE IL TEMPO DELLA MALAFEDE

La straordinaria figura di Nicola Chiaromonte, discepolo di Caffi, amico di Camus, Hannah Arendt e Malraux, assieme al quale combattè nella guerra di Spagna, critico di ogni ideologismo, di ogni totalitarismo, di ogni società che vive nella malafede, e che è pronta a credere a ogni menzogna. Fu nemico del mito dello Stato nato con la modernità, e che accomunò Mussolini, Stalin e Hitler. Fu direttore con Silone di “Tempo Presente” e studioso e critico teatrale. Incompreso dalla sinistra, continuò a credere nella necessità di gruppi e comunità
che si opponessero alla deriva dell’Occidente, oppressiva e permissiva insieme.

GIORGIO AGAMBEN PILATO E GESÙ

Chi è Ponzio Pilato, il prefetto della Giudea davanti al quale si svolse il processo a Gesú che si concluse con la crocifissione? Un tiranno crudele e spietato o un funzionario pavido ed esitante, che si lascia convincere dal sinedrio a condannare un uomo che ritiene innocente? Una maschera ironica e disincantata che pronuncia battute memorabili (“Che cos’è la verità?”, “Ecce Homo!”, “Quel che ho scritto, ho scritto”) o una severa figura teologica senza la quale il dramma della passione non avrebbe potuto compiersi? Rimettendo in scena il processo in tutte le sue fasi, Agamben ne propone una inedita e puntuale lettura. Nel dialogo fra Pilato e Gesú, due mondi e due regni si stanno di fronte: la storia e l’eternità, il sacro e il profano, il giudizio e la salvezza.

GOFFREDO FOFI ELOGIO DELLA DISOBBEDIENZA CIVILE

Qual è la differenza tra disobbedienza civile e nonviolenza? Quando i cittadini hanno il dovere di opporsi a uno stato ingiusto e come? Goffredo Fofi ripercorre la storia dei movimenti di disobbedienza civile da Thoreau a Gandhi, dal '68 al trentennio berlusconiano, raccontandone la nascita e la crisi, offrendo una mappa a chi oggi voglia ancora resistere. Perché l'unica via contro un potere manipolatorio e coercitivo è ancora non accettare, smettere di obbedire prima che sia troppo tardi.

ERCOLE PATTI UN BELLISSIMO NOVEMBRE

In un pomeriggio di marzo, nel corso di una di quelle riunioni familiari tipiche dei paesi del Sud, l'adolescente Nino si unisce in un gioco di sguardi e di contatti quasi involontari a Cettina, sua zia, una donna di ventotto anni, bella e maliziosa. Prende il via una passione e un'iniziazione erotica che si compirà nella casa di campagna, in autunno, in una lunga e dolcissima estate di san Martino, fra cacce e vendemmie, in un alternarsi di rapidi piaceri e angosciose sofferenze, di precoci gelosie, di misurati distacchi.

08 giugno 2020

FERDINANDO SALAMINO IL KAMIKAZE DI CELLOPHANE

Un uomo legato a un letto, imbavagliato e ferito, un altro armato di un vecchio rasoio da barbiere, pronto a compiere una vendetta efferata.
Cosa può trasformare un ragazzino mite e amante dei libri in uno spietato assassino?
Per scoprirlo, dobbiamo addentrarci nelle spire di una Milano “aliena e ostile” e incontrarvi il protagonista, Michele Sabella. Cresciuto accanto a una madre fragile e a un padre violento, Michele racconta in prima persona l’insorgere della psicosi e il conseguente ricovero nell’istituto psichiatrico che egli chiama Escape Room. Tra quelle mura si innamora di Elena, ventunenne anoressica, “la mia dea di ossa.”
Quando, pochi giorni dopo la dimissione dall’istituto, la ragazza tenta il suicidio, Michele capisce che qualcun altro, qualcuno di insospettabile, la sta spingendo verso la morte, e decide di indagare. Guidato dai propri “demoni di cellophane”, voci che gli affollano la mente suggerendogli intuizioni illogiche eppure quasi sempre esatte, Michele elude la coltre di silenzi e bugie che circonda la ragazza e giunge alla più disturbante delle verità.

PAOLO ROVERSI ALLA VECCHIA MANIERA

 Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvoca...