Angelo Crespi è uno dei maggiori esperti italiani di serial killer. Ne ha catturati tre, grazie alla capacità di entrare nelle loro menti e anticiparne le azioni criminali. La sua è stata una carriera straordinaria, fino a quel giorno maledetto. Il giorno in cui ha dovuto pagare un prezzo troppo alto per chiunque. Quando il dolore è impossibile da sopportare, l'unica alternativa al suicidio è scomparire dalla faccia della terra. Addio al lavoro, ai legami, persino alla propria identità. Con un nuovo nome, da oltre vent'anni, Crespi vive un'esistenza diversa, cercando di venire a patti con i fantasmi del passato. Ha trovato rifugio in un paese defilato, avvolto nella placida atmosfera delle colline toscane, in provincia di Pisa. Peccioli sembra la meta ideale per il suo buen retiro, fino a quando anche in quel luogo ameno qualcuno inizia a uccidere. Delitti rituali, spietati, legati al patrimonio artistico cittadino. L'uomo chiamato a indagare è il capitano Mauro Rambaldi del reparto operativo dei Carabinieri. Un uomo d'azione, pragmatico, un investigatore di talento. Ma quando la sua indagine si rivela più complessa del previsto, Rambaldi non può fare a meno di chiedere a Crespi di gettarsi ancora una volta nella mischia per aiutarlo a catturare l'assassino. Per il cacciatore di anime, dunque, si profila una nuova sfida e stavolta potrebbe essere l'ultima.
Un contenitore culturale Nulla di più Libri scelti su basi prettamente personali Non esiste un criterio di scelta tranne quello di ritenere la trama o la tematica trattata.
Informazioni personali
- RICCARDO SEDINI
- Sale, Alessandria, Italy
- Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;
23 maggio 2020
16 maggio 2020
CAROLE FIVES FINO ALL'ALBA
«Vicino, vicino». Lei tenta di ignorare quella voce flebile che la implora dall'altra stanza, ma sa che non resisterà a lungo. Si alzerà nel cuore della notte per andare dal suo bambino di due anni. Per prendergli la mano, rassicurarlo: la mamma è qui, dove vuoi che vada? Preferisce non immaginare cosa succederebbe se il bambino si svegliasse durante le sue uscite notturne. A volte, infatti, le capita di fare due passi intorno all'isolato, qualche minuto, per prendere un po' d'aria. Non è una madre irresponsabile e sa che lasciarlo da solo è rischioso, ma a volte sente il bisogno di allontanarsi da quel nido soffocante, da quell'appartamento che è rifugio e prigione al tempo stesso. Perché da quando è nato il bambino, vive con lui in una simbiosi totale: il suo compagno l'ha abbandonata, in città non ha famiglia né amici, non può permettersi la retta dell'asilo o di pagare una baby-sitter e non riesce a dedicare il tempo necessario al suo lavoro, già precario, di grafica freelance. E il mondo sembra accanirsi contro di lei: la burocrazia è un rebus irrisolvibile che l'affligge, i vicini le lanciano sguardi di biasimo – «è la madre sola del sesto» –, una svista le è valsa l'ostilità dei genitori al parco – il piccolo è caduto dallo scivolo, succede quando le madri sono «tutte prese dal loro smartphone» –, impiegati di banca e ufficiali giudiziari fanno a gara per ricordarle che sta esaurendo le risorse. In cerca di confronto – e conforto –, la protagonista ricorre a internet, legge sui forum le opinioni di altre con una situazione analoga alla sua. Ma anche in rete si imbatte in un muro di ipocrisia e perbenismo. Avvilita, scorre i commenti crudeli di chi si scaglia contro le madri single che non riescono a organizzarsi, che sanno solo piangersi addosso, che alla fine se la sono cercata. Tra senso di colpa e voglia di libertà, la donna continua allora a concedersi quelle evasioni imprudenti. Ma la meta è ogni volta piú lontana, e sempre di piú il tempo che il bambino passa da solo in casa. Fino al giorno in cui è impossibile tornare indietro...
15 maggio 2020
DANIELE AUTIERI AMA IL NEMICO TUO
I ragazzi sono diventati grandi. Avidi, spregiudicati, egoisti, convinti di aver conquistato il mondo. Priscilla, enfant prodige della magistratura a Roma; Alex, rampante broker della City; Erik, medico in un campo profughi al confine con la Siria; e il Mohicano, emissario del Crimine a New York, freddo quanto un angelo dell'Apocalisse, un asso nel mettere intorno al tavolo narcos, mafiosi e terroristi.
Ma a trentacinque anni il tempo si ferma e certe vecchie conoscenze bussano alla porta, pretendendo il loro aiuto per siglare il patto d'acciaio tra la 'ndrangheta e i finanziatori dell'Isis, e benedire così il più grande affare criminale della storia. È la vita che passa all'incasso e sconvolge tre esistenze in bilico, mentre va in pezzi il castello di menzogne costruito nell'intimità familiare. Ingannare il richiamo del sangue è impossibile, quando il passato torna a braccarli e li spinge sull'orlo del baratro.
Ma a trentacinque anni il tempo si ferma e certe vecchie conoscenze bussano alla porta, pretendendo il loro aiuto per siglare il patto d'acciaio tra la 'ndrangheta e i finanziatori dell'Isis, e benedire così il più grande affare criminale della storia. È la vita che passa all'incasso e sconvolge tre esistenze in bilico, mentre va in pezzi il castello di menzogne costruito nell'intimità familiare. Ingannare il richiamo del sangue è impossibile, quando il passato torna a braccarli e li spinge sull'orlo del baratro.
OLIMPIO TALARICO COSA RIMANE DEI NOSTRI AMORI
Il 19 marzo 1964 nel borgo calabrese di Caccuri si festeggia San Giuseppe. Mentre Jacopo Jaconis, musicista e autore di colonne sonore, è a pranzo con la famiglia, un ragazzo, Saverio Marrapodi, viene trovato sgozzato in campagna a pochi chilometri dal paese. In un’abitazione lì vicino c’è anche il corpo senza vita di una vecchia e strana zitella, Ermelinda Guzzo, colpita a morte da un unico colpo di arma da fuoco. Mentre del corpo della fidanzata di Saverio, Silvia Spadafora, non si saprà nulla per molti anni. Il prete di Caccuri, don Marcello Poli, accusa degli omicidi il padre di Jacopo, ex preside del paese e amante della letteratura, una passione quasi maniacale trasmessa ai figli. Jacopo sarà così coinvolto suo malgrado in una lunghissima indagine per scagionare il padre dalle accuse, avendo come unico alleato il maresciallo Nisticò, anch’egli convinto dell’estraneità di Amilcare Jaconis. Sarà per il protagonista uno svelamento lento ma doloroso, che avverrà attraverso confessioni, indizi e tracce lasciati fra i libri, sullo sfondo di un paese che è sempre protagonista, silenzioso e ingombrante.
10 maggio 2020
HANS TUZZI NESSUNO RIVEDE ITACA
Un musicista sciupafemmine, Tommaso, nato nel 1966, riceve, poco dopo il suo cinquantesimo compleanno, un lascito composto da una scatola di foto e cartoline e da una chiavetta da pc con un lungo messaggio di uno scrittore nato nel 1936 e morto tragicamente da poco: Massimo. Amico dei genitori di Tommaso, Massimo segnò alcuni snodi decisivi nella vita del ragazzo, e ora le due voci si intrecciano in un dialogo oltre il tempo e lo spaziodipanandosi, in un continuo slittare fra passato e presente, attraverso i più disparati e inattesi argomenti: come erano organizzati i bordelli per omosessuali a Venezia al tempo di Proust? Come musicare un idillio di Leopardi? Esistono case o luoghi «abitati» da spettri?
Perché l’uomo ha un solo pene, mentre il primo lucertolone che incontri può offrire alla sua lucertola la scelta fra più peni diversi per forma e colore? Un contrappunto, quello tra Massimo e Tommaso, che spazia tra gli anni Sessantadella falsa euforia delle feste in Costa Azzurra e della Roma della Dolce Vita, sino a una opaca Venezia invasa dal turismo di massa, fra discussioni sull'arte, prestazioni di cavalli da corsa e raggelanti ricordi delle atrocità della guerra. Una meditazione, anche, su questa nostra attuale Europa, sul nostro tempo, che rende difficile sperimentare l’altrove perché tutto è simile a tutto, è in vendita e a portata di mano.
GIANCARLO DE CATALDO IO SONO IL CASTIGO
Magistrato in Roma, melomane incallito, Manrico Spinori della Rocca risolve i casi ascoltando l'opera lirica. Perché non esiste esperienza umana che il melodramma non abbia già raccontato. Delitto incluso. Il primo protagonista seriale uscito dalla penna di Giancarlo De Cataldo. Un tipo eccentrico, cosí viene definito da chi lo conosce, il Pm Manrico Spinori della Rocca, Rick per gli amici, gentiluomo di antiche origini nobiliari, affascinante, un po' donnaiolo e con una madre ludopatica. Ma anche i piú scettici devono fare i conti con la statistica: nel suo mestiere è bravissimo. In piú non perde mai la calma, cosa che gli torna utilissima quando si trova a indagare sulla morte di Ciuffo d'oro, famoso cantante pop degli anni Sessanta poi diventato potente guru dell'industria discografica. Subito era parso un incidente stradale, ma non è cosí: qualcuno lo ha ucciso. Del resto, alla vittima, i nemici non mancavano, per il movente c'è solo da scegliere. Rick, coadiuvato dalla sua squadra investigativa tutta al femminile, si mette dunque al lavoro. E fra serate musicali, vagabondaggi in una Roma barocca e popolana, cene grottesche con aristocratici incartapecoriti, arriverà ancora una volta alla soluzione del mistero.
ANDREA POMELLA I COLPEVOLI
«Ho appreso la lingua dei colpevoli e ho attraversato la terra dei traditori. Cosí ora le nostre parti sono condannate a rovesciarsi incessantemente. Siamo due corpi in lotta, avvinti nell’abisso perpetuo del vuoto gravitazionale».
«Non voglio piú vederti», dice un bambino a suo padre, che se ne è andato di casa. Lo dice, ma poi soprattutto lo fa. Si rifiuterà d’incontrarlo per trentasette anni. Il bambino che ha pronunciato quella frase, il bambino che ha abbandonato il padre rovesciando la prassi secondo la quale, semmai, accade il contrario, è l’autore di questo libro. È lui, ormai adulto, a raccontare la ricostruzione del rapporto – impossibile eppure concretissimo – con il padre, a mettersi in gioco senza infingimenti, a ferirsi, a denudarsi una riga dopo l’altra. Usando l’io come una clava, per rompere tutti i vetri e tutti i muri. In cerca di un senso, di una direzione. Cosa significa, concretamente e simbolicamente, tradire e abbandonare? C’è una giovane donna seduta nel luogo in cui avvenne il tradimento piú famoso della storia: l’assassinio di Giulio Cesare. È in attesa che lui – il bambino diventato adulto – pronunci una delle due frasi che, in un modo o nell’altro, le cambieranno la vita: «Lascerò lei per te», oppure «Non posso farlo». E lui pronuncerà la sua frase, e con quella frase forse rifonderà la sua esistenza, proprio come ha fatto il padre trentasette anni prima.
«Non voglio piú vederti», dice un bambino a suo padre, che se ne è andato di casa. Lo dice, ma poi soprattutto lo fa. Si rifiuterà d’incontrarlo per trentasette anni. Il bambino che ha pronunciato quella frase, il bambino che ha abbandonato il padre rovesciando la prassi secondo la quale, semmai, accade il contrario, è l’autore di questo libro. È lui, ormai adulto, a raccontare la ricostruzione del rapporto – impossibile eppure concretissimo – con il padre, a mettersi in gioco senza infingimenti, a ferirsi, a denudarsi una riga dopo l’altra. Usando l’io come una clava, per rompere tutti i vetri e tutti i muri. In cerca di un senso, di una direzione. Cosa significa, concretamente e simbolicamente, tradire e abbandonare? C’è una giovane donna seduta nel luogo in cui avvenne il tradimento piú famoso della storia: l’assassinio di Giulio Cesare. È in attesa che lui – il bambino diventato adulto – pronunci una delle due frasi che, in un modo o nell’altro, le cambieranno la vita: «Lascerò lei per te», oppure «Non posso farlo». E lui pronuncerà la sua frase, e con quella frase forse rifonderà la sua esistenza, proprio come ha fatto il padre trentasette anni prima.
GABRIELLA KURUVILLA MANEGGIARE CON CURA
“Solo che, loro, di rimettersi al proprio posto pare che non ne abbiano alcuna intenzione. Magari non ce l’hanno neppure, un proprio posto.”
Diana, Pietro, Manuel e Carla sono i quattro coprotagonisti di un romanzo polifonico, ambientato durante un torrido agosto milanese. Hanno dai 30 ai 40 anni e sono precari, soprattutto a livello affettivo.
Un decennio prima avevano partecipato, senza conoscersi, a un funerale. Ciascuno di loro infatti, per un diverso motivo, ha un legame con la defunta, Ashima: una professoressa di scultura, di origini indiane, che si è suicidata all’età di 50 anni. Diana è la figlia, Pietro è un suo ex studente, Manuel è un suo ex amante e Carla, invece, si trovava lì solo per disegnare su un taccuino i dettagli dei partecipanti alla cerimonia.
Un decennio dopo le loro vite si incrociano e si intrecciano, descrivendo un presente fatto di incertezze, ma anche di bivi e di scelte, che fa continuamente riferimento al passato. In grado però
di aprirsi su un nuovo, inaspettato, futuro.
Il libro, raccontando le loro storie in prima persona con un ritmo incalzante che alterna il registro drammatico a un’ironia tagliente, dipinge uno spaccato del mondo contemporaneo mentre delinea il profilo di Ashima: un personaggio che infrange molti stereotipi costruiti intorno alla figura della “tipica” donna indiana.
Diana, Pietro, Manuel e Carla sono i quattro coprotagonisti di un romanzo polifonico, ambientato durante un torrido agosto milanese. Hanno dai 30 ai 40 anni e sono precari, soprattutto a livello affettivo.
Un decennio prima avevano partecipato, senza conoscersi, a un funerale. Ciascuno di loro infatti, per un diverso motivo, ha un legame con la defunta, Ashima: una professoressa di scultura, di origini indiane, che si è suicidata all’età di 50 anni. Diana è la figlia, Pietro è un suo ex studente, Manuel è un suo ex amante e Carla, invece, si trovava lì solo per disegnare su un taccuino i dettagli dei partecipanti alla cerimonia.
Un decennio dopo le loro vite si incrociano e si intrecciano, descrivendo un presente fatto di incertezze, ma anche di bivi e di scelte, che fa continuamente riferimento al passato. In grado però
di aprirsi su un nuovo, inaspettato, futuro.
MARCO LODOLI IL PRESIDE
Una scuola alla periferia romana si trasforma improvvisamente in uno scenario di guerra. Fuori: l’elicottero, le forze dell’ordine, i giornalisti. Dentro: due ostaggi, un fucile, e un uomo solo. È il preside. Ma come è arrivato a questo punto? Poco alla volta la sua vicenda si rivela: un fulmineo passato da poeta e scrittore, le lunghe uscite a caccia con l’amico di sempre, un grande amore naufragato. A interrogarlo dall’altra parte della barricata è il commissario, un uomo alto e magro dalla voce femminile e l’aria da sacerdote. Piano piano i due intessono un dialogo misterioso, qualcosa che sembra oscillare tra la realtà e il sogno, tra l’ineluttabilità del destino e la vaghezza delle visioni: Perché la scuola, fragile mondo in miniatura, non è soltanto una fabbrica del futuro ma molto di piú: «un tempio sacro in cui avvicinarsi al mistero della vita prima che la maturità cancelli ogni verità».
«Un attimo, quanto dura un attimo? Un battito di ciglia, un’era geologica, un’estate al mare? Il tempo di dire: ecco ci sono, non ci sono piú, e lí in mezzo metterci tutta la vita».
Cosa succede quando a tenere in ostaggio una scuola non sono gli studenti in autogestione ma un preside che ci si è barricato dentro? E chi è questo preside? Un folle? Un disperato? Forse. O forse solo un uomo portato a vedere troppo lontano, dove non ci sono piú difese e l’unico imperativo diventa resistere e cedere, imparare a dire basta e a dire ancora, provare a lasciare un’impronta di gioia, perché «per la felicità servono spazi grandi e qualcuno che li sogni con coraggio». Nella tensione dell’assedio, si dipana la storia concreta e metafisica di un antieroe dei nostri tempi: un uomo che non si arrende all’insensatezza della vita e che un attimo prima della fine spera, forse, d’imparare l’ultima lezione.
«Un attimo, quanto dura un attimo? Un battito di ciglia, un’era geologica, un’estate al mare? Il tempo di dire: ecco ci sono, non ci sono piú, e lí in mezzo metterci tutta la vita».
Cosa succede quando a tenere in ostaggio una scuola non sono gli studenti in autogestione ma un preside che ci si è barricato dentro? E chi è questo preside? Un folle? Un disperato? Forse. O forse solo un uomo portato a vedere troppo lontano, dove non ci sono piú difese e l’unico imperativo diventa resistere e cedere, imparare a dire basta e a dire ancora, provare a lasciare un’impronta di gioia, perché «per la felicità servono spazi grandi e qualcuno che li sogni con coraggio». Nella tensione dell’assedio, si dipana la storia concreta e metafisica di un antieroe dei nostri tempi: un uomo che non si arrende all’insensatezza della vita e che un attimo prima della fine spera, forse, d’imparare l’ultima lezione.
09 maggio 2020
DANIELE GARBUGLIA FARE FUOCO
Una torrida mattina d’estate di fine anni Settanta, in una città del Nord Italia. Fermo su una moto rubata, Orlando conosce a memoria i particolari del piano d’azione. Il Rosso arriverà a piedi dal fondo della strada. Anita finge di telefonare da una cabina sul lato opposto. Alle sette in punto l’obiettivo esce di casa, da solo. Tutto accade in un momento. La pistola del Rosso si inceppa. Tocca a Orlando sparare. Svuota il caricatore. È il suo battesimo del fuoco, l’inizio della sua lotta armata. La sera dello stesso giorno, quando si ritrovano nel covo, i tre brigatisti non sono più le stesse persone di prima dell’azione. Di certo Orlando non è più il giovane antagonista che lotta per un mondo migliore in un paese della provincia adriatica. Adesso è entrato in clandestinità. La cellula terroristica si nasconde in un piccolo appartamento della periferia, rovente per il caldo, con le serrande sempre abbassate per precauzione. I tre vivono insieme, ma tra loro sono estranei. Escono solo per studiare i movimenti dei loro obiettivi, fare la spesa e comprare le sigarette, i giornali. Così passano i giorni, aspettando le indicazioni per la guerriglia dai vertici dell’organizzazione. A volte nella mente di Orlando si insinua il tarlo del dubbio su quello che sta facendo. Non è sicuro che la guerra che combatte sia giusta, ma non può più tirarsi indietro...
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PAOLO ROVERSI ALLA VECCHIA MANIERA
Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvoca...
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