Un contenitore culturale Nulla di più Libri scelti su basi prettamente personali Non esiste un criterio di scelta tranne quello di ritenere la trama o la tematica trattata.
Informazioni personali
- RICCARDO SEDINI
- Sale, Alessandria, Italy
- Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;
19 marzo 2020
HANS TUZZI LA MORTE AL DI LÀ DEI VETRI
La notte, quando il buio e il silenzio sembrano favorire il delitto, segna tre diversi casi, che impegnano il commissario Norberto Melis nel corso degli anni Ottanta.
È l’11 luglio 1982 quando, mentre l’Italia festeggia la vittoria ai Mondiali di calcio, il capo ultrà di una delle due squadre milanesi viene ucciso con due colpi di pistola per strada. Regolamento di conti, ma fra chi? Tifosi, ormai sempre meno sportivi e sempre più delinquenti? Estremisti di destra, così vicini a quel mondo? O c’entra la malavita organizzata? Le indagini segnano il passo. Forse allora bisogna scavare nella vita privata del morto.
Una sera dell’estate del 1984, a Milano, due bambine scompaiono da casa. Vengono ritrovate in piena notte, volevano giocare, si erano perse. Due giorni dopo i genitori si presentano in questura: Patrizia e Valeria hanno lo stesso incubo ricorrente. Dietro una finestra illuminata, quella notte hanno visto un uomo tagliare la testa a un altro uomo. Fantasie? Nelle strade sempre più deserte di una Milano afosa, Melis decide di vederci chiaro.
Ed è un vero cold case quello che aspetta Melis nella villa sul mare ligure dove i suoi amici Letizia e Franco lo hanno invitato insieme alla compagna Fiorenza per la Pasqua 1986. Esistono case infestate da spettri? Per Letizia e Franco, sì: nella loro villa, negli anni Trenta, morirono due uomini, fra loro rivali in amore. Incidente, come dissero le inchieste, o omicidio, come farebbero pensare le implacate presenze notturne? Una pista molto fredda, che Melis segue con un assistente d’eccezione: Edgar Allan Poe.
E, così come il giorno segue alla notte, e la luce dissolve i misteri, in ciascuna inchiesta Melis riuscirà a ricomporre il tessuto lacerato dal delitto.
17 marzo 2020
STEFANIA AUCI I LEONI DI SICILIA
Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione… E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo in tutta Europa… In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l’espansione dei Florio, ma l’orgoglio si stempera nell’invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell’ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e – sebbene non lo possano ammettere – hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto – compreso l’amore – per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile.
14 marzo 2020
ALBERTO ARBASINO UN PAESE SENZA
Questo romanzo-conversazione, fatto di centinaia di micro-saggi, ha come protagonista l'Italia e come trama la fine dei nostri poco amati Anni Settanta, nonché il nostro ingresso nei misteriosi Anni Ottanta. Diversi Fratelli d'Italia (quanti? dove? chi?) prendono la parola con libido storica e ironia politica e rabbia patriottica in una tipica discussione italiana, di quelle che alternano affermazioni gravissime e osservazioni futili, citazioni colte e battute facete, salti in avanti vertiginosi e fissazioni che continuano a ritornare indietro, al passato italiano, fra violente nostalgie "absburgiche" di un Paese più civile e disperate impossibilità di conclusioni serie quando neanche i Poteri sanno i prezzi del petrolio del mese prossimo né gli ammazzati di domani mattina. Ecco allora una performance fonica e gestuale che si svolge nell'immaginario collettivo di un Paese senza alcuni caratteri fondamentali; un campionario di "trips" ideologici ed economici e sociologici e onirici con gran spreco d'intelligenza molto moderna; un inventario di considerazioni politiche anche su temi poco politici; un repertorio di sciocchezze italiane tipicamente contemporanee in fondo a una crisi incerta se aprire un dibattito o chiamare i carabinieri. Anche un surrogato di diari che non si tengono, di lettere che nessuno scrive più; e un anticipo di memorie che verranno compilate -poi- chissà quando, chissà come, chissà da chi, e comunque non "a caldo". Soprattutto, ecco qui un pacchetto di appunti e frammenti per lettori e storici futuri che domanderanno e rinfacceranno: ma voi dove eravate? cosa facevate? cosa dicevate allora? Insomma, un prezioso e bel contributo alla "micro-storia" e alla "storia orale" di una istituzione molto caratteristica -la Conversazione Politica- importantissima in un Paese dove la Politica viene generalmente vissuta e gestita e agita e "portata avanti", appunto, come Conversazione
VITALIANO BRANCATI LA GOVERNANTE E ALTRE COMMEDIE
Capolavoro del teatro di Vitaliano Brancati, La governante - scritto nel 1952 - poté andare in scena in Italia soltanto nel 1965, protagonista Anna Proclemer e regia di Giuseppe Patroni Griffi: il tema scottante dell'omosessualità femminile ne fece infatti il bersaglio immediato della censura. Benché secondo l'autore «la sostanza della vicenda» sia «più la calunnia che l'amore fra le due donne», e quindi una questione di etica e di responsabilità individuale, il testo attacca l'ipocrisia dei benpensanti cattolici, il filocomunismo borghese, i princìpi della Sicilia baronale e la censura stessa.
Il tema del "gallismo" siciliano, che torna come un filo rosso in molte opere di Brancati, riaffiora anche negli altri due drammi qui proposti, Don Giovanni involontario (1943) e Una donna di casa (1950).
Il tema del "gallismo" siciliano, che torna come un filo rosso in molte opere di Brancati, riaffiora anche negli altri due drammi qui proposti, Don Giovanni involontario (1943) e Una donna di casa (1950).
DIANA ÇULI ASSASSINIO NEL PALAZZO DEL GOVERNO
Nel Palazzo del governo di Tirana è stato rinvenuto il cadavere del Segretario generale del Consiglio dei ministri, braccio destro della nuova premier, ufficialmente colto da un infarto. Ma le circostanze della morte insospettiscono la Primo Ministro, che incarica la sua amica Beti Duka di svolgere delle indagini segrete, affidandole anche un ruolo di copertura nel governo.
Come consigliera per la Cultura, Beti verrà coinvolta in un progetto dell’UNESCO che la porterà a viaggiare per i Balcani in compagnia di un gruppo di colleghi, tutti potenziali sospettati dell’omicidio. Assistita dal fratello Genti, abile investigatore privato, e oppressa dal peso del passato della loro famiglia, Beti dovrà guardarsi le spalle mentre tenta di svolgere al meglio il suo duplice compito, perché le cose si fanno pericolose sin da subito: il sospetto che qualcuno voglia colpire il governo prende sostanza ogni giorno e ogni tappa di più.
In una penisola balcanica ancora sospesa fra le vecchie glorie del comunismo e l’idealismo proeuropeista, si insinuano forze ostili e manipolatrici, menti disposte a tutto per indirizzare il futuro verso i propri interessi.
Come consigliera per la Cultura, Beti verrà coinvolta in un progetto dell’UNESCO che la porterà a viaggiare per i Balcani in compagnia di un gruppo di colleghi, tutti potenziali sospettati dell’omicidio. Assistita dal fratello Genti, abile investigatore privato, e oppressa dal peso del passato della loro famiglia, Beti dovrà guardarsi le spalle mentre tenta di svolgere al meglio il suo duplice compito, perché le cose si fanno pericolose sin da subito: il sospetto che qualcuno voglia colpire il governo prende sostanza ogni giorno e ogni tappa di più.
In una penisola balcanica ancora sospesa fra le vecchie glorie del comunismo e l’idealismo proeuropeista, si insinuano forze ostili e manipolatrici, menti disposte a tutto per indirizzare il futuro verso i propri interessi.
NICOLETTA GOSIO NEMICI MIEI
Siamo sempre piú arrabbiati, scontenti e a caccia di colpevoli. Ma i primi veri nemici sono dentro di noi. Riconoscere le parti indesiderate di sé, che a nostra insaputa troppo facilmente attribuiamo agli altri, è la via per sentirsi meno minacciati e arginare le conflittualità.
LUCA POLLINI LA TRASGRESSIONE NECESSARIA
Andrea Majid Valcarenghi è stato uno dei personaggi chiave della controcultura italiana. Obiettore di coscienza, nel 1967 si avvicina al movimento dei provos. È coinvolto nelle prime rivendicazioni del Sessantotto fino a quando, deluso, se ne discosta. Nel 1970 fonda e dirige "Re Nudo", giornale in cui s'incontrano la sinistra extraparlamentare e il disordinato universo di frammenti socio-culturali chiamato "controcultura underground". Organizza i Festival Pop di Re Nudo perché, secondo lui, "contano di più i cinque pugni chiusi dei Grateful Dead che cento discorsi dei leader studenteschi". Nel 1977 compie il suo primo viaggio in India, diventa sannyasin di Osho con il nome di Swami Deva Majid. Conosce i protagonisti della politica e della cultura italiana, li incontra in carcere, quando viene arrestato per propaganda antimilitarista, nella tendopoli di Barbonia City, nelle redazioni di "Mondo Beat" e "Re Nudo", al Parco Lambro, quando si sono consumate le lotte intestine della sinistra extraparlamentare, sui pullman e sui treni viaggiando tra il Maghreb, l'Afghanistan e l'India. Prefazione di Lorenzo Jovanotti Cherubini.
GIORGIO MANGANELLI CONCUPISCENZA LIBRARIA
Lettore accanito e onnivoro, Manganelli comincia assai presto a scrivere di libri, nel 1946, e nel giro di qualche anno la recensione si trasforma nelle sue mani in un vero e proprio genere letterario che esige uno scrittore, capace non tanto di giudizio – compito «da professore o da irto pedagogo» – quanto di un «gesto critico, esatto, lucido, veloce e non precipitoso, felicemente prensile». I presupposti di tale nuovo genere li ritroveremo tutti in questa raccolta, dove Manganelli rivela una prodigiosa capacità di aprire i suoi pezzi con un ‘presentimento di racconto’ («Se sono in preda ad un rissoso malumore, tre pagine di Singer mi “stigrano”, come si dice in certi dialetti emiliani»); di cogliere le peculiarità di un autore come si infilza una farfalla in una bacheca (L’Iguana è un libro che «sembra non avere autore, ma solo essere un perfetto “apporto”, come dicono gli spiritisti»); di dare sfogo a una «concupiscenza libraria» che lo trascina da Omero a Chaucer, all’amato Seicento, a Vincenzo Monti, Keats, Ivy Compton-Burnett sino a Oliver Sacks e Anna Maria Ortese; di brandire irresistibilmente ironia e sarcasmo («Stretto nella teca dei suoi calzoni accanitamente abbottonati, il ritroso Cassola ha della letteratura un’idea che fa apparire “La famiglia cristiana” l’organo dell’Ente per lo Scambio delle Mogli»); di officiare fastose cerimonie stilistiche e verbali; ma soprattutto di farci intravedere, dietro lo «spazio di indifferenza emotiva» che pone fra sé e ciò che scrive, quella passione della letteratura che «produce matrimoni, fughe a due, notti insonni, poesie, serenate, omicidi, ma in nessun caso cose ragionevoli e sensate ».
SÀDEQ HEDÀYAT LA CIVETTA CIECA
La civetta cieca è una storia di discesa agli inferi senza ritorno, un viaggio allucinato eppur consapevole negli abissi della coscienza. Quasi fosse un sonnambulo, la mente ottenebrata da oppio e alcol, Hedayat, nella voce di un miniaturista di portapenne, ripercorre le vicende di un’intera vita, in un fluire di immagini che attraversano il giorno e la notte, l’amore e la morte. Il resoconto lirico e terribile di questo viaggio è un libro senza tempo che appartiene a buon diritto ai capolavori del Novecento. Il simbolismo e l’esistenzialismo francese, alla cui scuola Hedayat si era formato, incontrano la cultura orientale in un componimento di rara profondità e bellezza. Tradotta per la prima volta in italiano direttamente dal persiano, torna in libreria un’opera maledetta finalmente resa in tutta la sua pienezza e restituita al suo splendore più autentico.
CAROLA SUSANI TERRAPIENA
Siamo in Sicilia, all’inizio degli anni Settanta, è settembre. Su una grande spianata sotto un terrapieno coltivato a ulivi sorge una baraccopoli costruita dopo il terremoto. È un luogo apparentemente secco e arido, nelle abitazioni manca l’acqua, i diritti elementari sono negati. Un gruppo di attivisti vi fonda una specie di comune – sono anarchici, comunisti, hippie italiani e stranieri – e cerca di spingere gli altri baraccati a ribellarsi.
Un giorno, i bambini della comunità trovano un giovane alla foce del fiume: è magro, ha i boccoli biondi, sembra morto. Gli danno il nome di Italo Orlando, per una leggenda di qualche anno prima. Non sanno che la nuova apparizione di questo dio del cambiamento travolgerà le loro vite. Più di tutti, di lui si innamorerà perdutamente uno studente di umili origini, Saverio. A raccontarci questa favola nera di promesse e di rovina, di illusioni, di cambiamenti reali e di tragedia, è un ragazzo, Ciccio, all’epoca dodicenne, che abita in una delle baracche con la madre e la sorella.
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