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Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

03 ottobre 2021

BRUNO MORCHIO NEL TEMPO SBAGLIATO

 NEL TEMPO SBAGLIATO

Bacci Pagano e l'irresistibile arte della fuga (Garzanti

Sul rettilineo incrociai l’edificio ocra della stazione di Vesima, quasi una casetta da trenino giocatto-lo, dove scendevamo con il nonno Baciccia armati di canne da pesca, un secchio di plastica e un barat-tolo pieno di gamberetti da usare come esca. Nello zaino del nonno, la borraccia con l’acqua fresca, due panini con la mortadella e due banane. Avevo forse quattro o cinque anni e su quel greto sassoso riu-scivo a entusiasmarmi a ogni tremolio del sottile cimello della canna. Le boghe sono pesci diffidenti, prima di mordere l’esca annusano, tastano, piluccano. Certe giornate era cappotto e ce ne tornavamo a casa con il mastello vuoto, ma a volte la fortuna ci arrideva e la sera si mangiavano bôghe frîte, frittura di pesce fresco per tutti. Le assaggiava anche mia madre, e al nonno che le chiedeva se erano buone, piuttosto che dargli soddisfazione, rispondeva: «Poæ, o l’è tùtto ûn sùssa e spùa», padre, è tutto un suc-chia e sputa. A me quella risposta faceva venire il nervoso, mi sembrava una inutile crudeltà verso il nonno, ma devo riconoscere che la mamma non aveva tutti i torti: le boghe sono il pesce più liscoso che esista.



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