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Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

11 novembre 2020

CRISTÒ LA CARNE

 I film porno si guardano dall’inizio alla fine. Questa è una delle poche certezze rimasta a quell’uomo ormai anziano. In quel cinema i più ci vanno per scopare o per prostituirsi, ma lui sta lì per godersi bene le inquadrature del film e fumarsi una sigaretta in pace. I cinema porno sono gli unici dove puoi goderti il film fumando una sigaretta. Anche questa è una certezza. Di certo, un tempo, c’era anche che la gente moriva. Adesso no. Adesso capita che la gente semplicemente si alzi e si metta a cercare carne, preda di una fame costante. Proprio dietro al cinema c’è il deposito comunale: gli infetti, se di infetti si tratta, si trascinano lì per un pezzo di carne. Quando il vecchio aveva dodici anni anche suo padre si è alzato e se è andato in cerca di carne, e forse è ancora lì in fila con gli altri. Ad accudire l’uomo sono rimasti solo il nipote, sempre più astioso verso gli “zombie” e l’infermiera Monica, terrorizzata che l’epidemia possa toccare i figli. I ricordi del vecchio si intrecciano con la sua ossessione nell’immaginare la vita di Tancredi, medico alle prese con dei pazienti sonnambuli; e nel collezionare foto e reperti di suoi presunti sosia, in un bizzarro tentativo di agganciare il tempo che pare essersi fermato a settant’anni prima. Allo stesso tempo Giulio è alle prese con problemi che gli sembrano molto più concreti: intrecciare una relazione con Monica e organizzare ronde e pestaggi contro gli infetti…



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