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Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

29 aprile 2022

DAVIDE VECCHI LA VERITA SUL CASO DAVID ROSSI

 È stato suicidio. Una verità sottoscritta prima ancora di essere accertata. Da qui una sequela inverosimile di omissioni, leggerezze, errori madornali nel corso delle prime indagini, quelle che avrebbero dovuto congelare la scena, rilevare tracce e presenze sospette una sera piovosa del 6 marzo 2013 a Siena, nella sede centrale del Monte dei Paschi, quando il capo della comunicazione David Rossi viene trovato riverso senza vita sul selciato dopo essere precipitato dal suo ufficio al terzo piano. Invece gli inquirenti, secondo quanto sta emergendo dai lavori della commissione parlamentare d'inchiesta insediatasi nel luglio del 2021, avrebbero manomesso ogni indizio apparente e silenziato ogni possibile prova. Perché? Cosa c'era da nascondere? Che cosa li spaventava di quell'evento tragico sopraggiunto al culmine di una bufera finanziaria e politica che aveva travolto la banca più antica del mondo e con essa la ricca e sonnolenta città che da secoli con lei prosperava? C'è voluta tutta l'ostinazione dei famigliari del manager e dei loro avvocati, e la tenacia dei giornalisti che fin dal principio hanno scavato nella montagna di sabbia gettata sopra questo caso, per pervenire a un barlume di verità. Ha fatto più la commissione in pochi mesi che due procure e tre diverse inchieste in quasi nove anni. Davide Vecchi è stato uno dei primi giornalisti a investigare su quella morte sospetta, per il suo lavoro ha subito un processo, insieme alla moglie di Rossi, Antonella Tognazzi. In questo libro racconta tutto quello che ancora non sapevamo sulla vicenda e che è trapelato solo negli ultimi mesi grazie a nuove testimonianze, perizie e documenti inediti. Ciò che emerge dalla sua ricostruzione puntuale, e in molti passaggi sconcertante, è che solo riaprendo il caso con l'ipotesi di omicidio si potrà evitare che quello sulla morte di David Rossi diventi l'ennesimo mistero italiano irrisolto.



27 aprile 2022

INES CAGNATI GÈNIE LA MATTA

 Questo romanzo è la storia dell’amore, lancinante e assoluto, di una figlia, Marie, nata da uno stupro, per la madre, Eugénie detta Génie, che, ripudiata dalla famiglia e respinta dalla comunità dopo che ha generato una bastarda, si è murata nel silenzio e nella lontananza. Una madre che sa dirle soltanto: «Non starmi sempre tra i piedi», che raramente la abbraccia; una che tutti, in paese, bollano come matta e sfruttano facendola lavorare nei campi e nelle fattorie in cambio di un po’ di frutta, di un pezzo di carne. Ma l’amore di Marie è impavido, indefettibile – va oltre il tempo. Con una scrittura di assoluto nitore, laconica e bruciante, a tratti intensamente lirica, Cagnati ci racconta una vicenda in cui, sullo sfondo di una terra aspra e inclemente, si intrecciano brutalità e tenerezza, strazio e rancore, lutto e incantamento, riuscendo a raggiungere un’essenzialità trasognata che sembra dissolvere la tragicità degli eventi.



26 aprile 2022

PETROS MARKARIS L'ESATTORE

 Nell’Atene sconvolta dalla grande crisi economica, Kostas Charitos sta vivendo un periodo, tutto sommato, tranquillo. Ma, purtroppo, per un commissario di polizia la tranquillità non dura mai molto. Una serie di omicidi perpetrati con un metodo inusuale, un’iniezione di cicuta, e con modalità da serial killer, che rimandano alla Grecia classica, colpiscono dei grandi evasori fiscali. Li rivendica un fantomatico “Esattore nazionale” che in breve tempo diventa il terrore dei truffatori e riesce a far restituire alle casse dell’erario quasi otto milioni di euro in pochi giorni.

Il caso è molto complicato. Qual è il legame fra l’assassino e le sue vittime? Come fa l’Esattore a conoscere l’identità degli evasori? L’unica certezza è che esiste un collegamento con l’antichità classica dietro il quale si nasconde un messaggio in codice.

Ma quale? In un momento di fortissima tensione sociale, in cui vittime e colpevoli si scambiano continuamente ruolo, persino un omicida può diventare un eroe e il popolo scende in piazza inneggiando a colui che è riuscito là dove il potere costituito ha fallito.

Anche il commissario Charitos dovrà fronteggiare il dilemma etico che gli si pone nel momento in cui individua il colpevole: deve arrestarlo e consegnarlo alla giustizia oppure stare dalla parte della gente dimenticata da quella stessa giustizia?


24 aprile 2022

LOUIS-FERDINAND CELINE LA SCUOLA DEI CADAVERI

 I Democratici non sono altro che i domini del Frastuono giudeo, del prodigioso tambureggiamento stratosferico e del gigantesco accompagnamento del nostro apparato di tortura e servitù. Assolutamente irresistibile. Chi sono i padroni di questo trambusto? Le banche ebree, le congiure dei Rabbini (con o senza eroina), l’Intelligence Service (grande produttore di guerre e rivoluzioni), l’Inghilterra giudeocratica, la City, tutto per i Giudei.

M


a sarebbe troppo bello se tutto scorresse liscio come l’olio! Troppo bello e monotono!

Il Grande Potere giudeo sa destreggiarsi con piccoli problemi e piccoli ostacoli. Disseminati in maniera giudiziosa. Sadismo? Precauzioni? Gioco? Non si sa mai... Il Potere giudeo è un giocatore impenitente, come tutto ciò ch’è giudeo, del resto. E poi è provocatore, torturatore, spione e massonico. Queste disposizioni al vizio lo portano spesso molto lontano. Ma fa anche presto a riprendersi e sempre trionfalmente. Rischia e non perde mai.

Ora come ora, in Germania, Italia, Russia, a dire il vero un pò ovunque, il Giudeo trova una certa resistenza alla sua volontà... Un certo Razzismo ariano. Oh! non è ancora pericoloso! è ancora sporadico, timido, debole. Il pericolo è vago, lo si ostenta! Gli USA così inesorabilmente ebrei possiedono ancora il 70 per cento dell’industria mondiale! li Giudeo può venire e vedere!... Tiene tutta la cassa, l’impresa... Va be’! In fondo nessun pericolo! È sicuro di vincere! Una sensazione in più, ecco tutto! Per Barush, per Bellack, per Litvinof, per Rothschild, un pò meglio che del Baccarà! Ecco tutto!

 50 milioni di cadaveri ariani come prospettiva... Francamente niente di serio. Per il momento. Forse un brivido... Nel peggiore dei casi...

PATRIZIA FASSIO RAGNATELE

 Chi ha ucciso la madre della vice questore Natalia Solari? A questa domanda dovrà rispondere proprio lei, la figlia della vittima, a capo del commissariato dell'antico borgo toscano di Sansepolcro. Natalia, la responsabile di un'indagine che la costringerà a fare i conti col passato e scuoterà le fondamenta di tutte le sue convinzioni. Come tenere a bada la ragnatela di emozioni che la avviluppa senza lasciarle scampo, man mano che il percorso investigativo la costringe a scavare e a portare alla luce le atrocità celate dalla tranquilla apparenza delle colline tra le quali è cresciuta e che ha sempre considerato il suo luogo dell'anima? Un'anima che adesso le rivela tutta la sua oscurità, infatti dietro i volti bonari e rassicuranti della sua gente si nasconde quello di uno spietato assassino. Catapultata suo malgrado in un passato tra le cui pieghe si annida la sua paura di essere abbandonata e di non meritare l'amore, Natalia dovrà guardarsi dentro e non potrà più rimandare il confronto-scontro con il padre Francesco, per recidere una volta per tutte il nodo dei suoi irrisolti conflitti emotivi.



ALBA DONATI LA LIBRERIA SULLA COLLINA

 Un libro magico, che racconta un luogo magico, che esiste davvero. Una libreria microscopica in un paesino sperduto sulle colline toscane, ma portentosa come una scatola del tesoro. Dai bambini che entrano di corsa alle marmellate letterarie, da Emily Dickinson a Pia Pera, le giornate nella Libreria Sopra la Penna sono ricche di calore, di vite e storie, fili di parole che legano per sempre: una stanza piena di libri è l'infinito a portata di mano. Non è mai troppo tardi per realizzare un sogno. Nel dicembre 2019, Alba Donati decide di cambiare vita e aprire una libreria a Lucignana, poche case sull'Appennino lucchese. Lo fa grazie a un crowdfunding e al passaparola sui social. Da subito la libreria, una sorta di «cottage letterario» immerso nel verde, diventa un luogo di pellegrinaggio, di parole in comune, di incontri speciali. In questo diario che abbraccia sei mesi di vita della libreria – l'incendio che la distrugge dopo un mese dall'apertura, l'energia delle persone che la rimettono in piedi, la chiusura durante il lockdown, fino all'organizzazione di un festival letterario – c'è il racconto di una passione che è leva per sollevare il mondo. Con leggerezza e intelligenza, Alba Donati regala al lettore un'esperienza perfettamente in linea con la missione della sua libreria: mettere in pausa la frenesia delle nostre giornate, lasciarsi cullare dal conforto di piccoli gesti di cura, seguire il filo che unisce libro a libro, sentirsi parte di una comunità. Fare la libraia oggi significa anche ingegnarsi per far tornare i conti, leggere di notte, pensare lo spazio come un rifugio e un presidio culturale, raccogliere gli ordini a fine giornata come sassolini che indicano la strada. E in questa vita da libraia felice e resistente, nel suo senso di «casa», nelle sue scelte controcorrente, nella storia della sua famiglia di irriducibili, c'è tutta la caparbietà di cui sono capaci le donne, e insieme l'amore per le storie, quello di chi vuole farle conoscere e circolare. Questo è il libro che sognano tutti i lettori: le pagine che leggiamo si mescolano a ciò che ci accade come in un grande diorama aperto, perché le parole dei libri sono parte del nostro alfabeto. 




23 aprile 2022

ALESSANDRO MOSCÈ LE CASE DAI TETTI ROSSI

 In occasione della vendita della casa dei nonni, Alessandro torna ai tetti rossi, ovvero la grande struttura dell'ex ospedale psichiatrico di Ancona, complesso inaugurato a inizi Novecento e riconvertito dopo la Legge Basaglia del 1978. Il distacco dalla casa dell'infanzia diventa per lui la soglia di un viaggio nel tempo, nei ricordi di quando ragazzino gironzolava intorno ai cancelli per vedere gli internati, di quando Ancona e le Marche tutte confinavano tra quelle mura chi non aveva retto alla Seconda guerra mondiale. A dare una svolta alla gestione dell'ospedale, sulla falsariga di Basaglia, Alessandro ricorda il dottor Lazzari. Il racconto poetico e illuminante di un pezzo di storia del Novecento spesso dimenticato, una riflessione sulla follia, l'integrazione e la libertà.



PIERFRANCESCO MAJORINO SORELLA RIVOLUZIONE

 Sono donne, sono suore, sono educatrici. Vivono ai margini di una metropoli e per i margini si battono. Svetta madre Giuliana, intrepida interprete della dottrina della liberazione, e intorno a lei un manipolo di compagne di tutte le età, cresciute nella fede o anche semplicemente ispirate dallo spirito della giustizia sociale. Insieme decidono di dar vita a un'esperienza di resistenza e di salvezza, contro l'ottusità, culturale e politica, contro l'ipocrisia velenosa dei nuovi rappresentanti del potere. Contro la violenza. Dai giorni della caduta del Muro di Berlino a un futuro prossimo, e non così lontano come si potrebbe pensare, la loro lotta si fa sempre più drastica: non vogliono muri nuovi, nuovi ghetti, nuove forme di marginalizzazione. Fra episodi che rimescolano passioni, tensioni, rigidità dogmatiche e il meraviglioso caos di un'esistenza guidata da ideali comuni, Giuliana, Cecilia, Teresa, Marina, Anita, Ingrid e le altre ci guidano dentro un mondo che conosciamo, ribaltando prospettive, visioni, sogni. Dalla "fine della storia" alla prospettiva di un'altra storia, attraverso i fantasmi del presente.



20 aprile 2022

GUENDALINA SABATINO CHIAMATELA VENERDI

 "Sono racconti e riflessioni come quelli raccolti da Guendalina Di Sabatino a restituirci ciò che nelle teorie e analisi sul sessismo ancora restano in ombra: le ambiguità, le contraddizioni di un dominio che ha intrecciato e confuso perversamente bisogno d'amore e asservimento, tenerezza e violenza." (Lea Melandri)



19 aprile 2022

CESARE GARBOLI UN UOMO PIENO DI GIOIA

 Per Emanuele Trevi queste pagine costituiscono il primo capolavoro di «uno dei più grandi narratori del suo tempo, un impareggiabile collezionista di anime in pena». Apparvero per la prima volta nel 1982, sotto forma di introduzione ai Diari di Delfini, e nel 1989 Cesare Garboli le raccolse nei suoi Scritti servili. Ora vengono qui riproposte autonomamente, e con le ultime parole del testo come titolo: "Un uomo pieno di gioia". Con una precisa speranza: che siano lette o rilette non più come un saggio di critica letteraria, ma come un racconto borgesiano. Per quello che sono, in fondo: l'addio a un amico. Quando si conoscono, sul lungomare di Viareggio, sono precoci entrambi: Garboli è un adolescente di diciassette anni, Delfini uno scrittore postumo e dichiaratamente fallito di trentanove. A legarli sarà la letteratura. Ma più che uno scrittore, Delfini è un personaggio di romanzo che aspetta di essere scritto. Anche il suo anno di nascita è incerto; la biografia, un sommario di storia italiana. Garboli ce lo descrive «squinternato, balordo, puerile», un tipo che «non fa che scambiarsi con un altro e non ama, di sé, che il proprio contrario», eppure giocoso e allegrissimo. Ce lo mostra nello spicchio di luce di un caffè, davanti al banco, mentre cena da solo o mette in scena lo sperpero del suo talento, e infine ammalato in un letto, a leggere Stendhal, a Modena, la sua città natale, con la vita alle spalle. Uno scrittore di quaderni smarriti, ma a cui sempre il sorriso «scucchiaiava la faccia, tagliandola da un orecchio all'altro». "Un uomo pieno di gioia" è la storia di un irripetibile apprendistato alla vita, che è sempre la più difficile tra tutte le filologie. Prefazione di Emanuele Trevi.



PAOLO ROVERSI ALLA VECCHIA MANIERA

 Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvoca...