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Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

11 ottobre 2020

LUIGI PAGANO IL DIRETTORE

 Il carcere Luigi Pagano lo conosce come pochi. Perché ha dedicato un’esistenza intera al superamento della distanza che separa i principi fissati nella Costituzione italiana dalla realtà della detenzione. Il Direttore racconta le nostre prigioni dall’interno, in un viaggio umano e professionale lungo quarant’anni, dal primo incarico a Pianosa negli anni di piombo fino alla nascita del pionieristico “progetto Bollate”.

In un susseguirsi di destinazioni, Pagano è testimone e protagonista di alcuni momenti chiave della storia e della cronaca nazionale: sorveglia i brigatisti che hanno sequestrato e ucciso Aldo Moro e la sua scorta; al culmine dell’emergenza terrorismo affronta le rivolte che affossano la riforma penitenziaria; vede trucidato Francis Turatello, boss indiscusso della mala milanese; segue l’isolamento all’Asinara, imposto dal presidente della Repubblica Sandro Pertini, di Raffaele Cutolo, capo della Nuova camorra organizzata. Finché dirige San Vittore. Qui, da osservatore privilegiato, assiste al gonfiarsi della piena di Tangentopoli, che trascina con sé politici e manager per nulla avvezzi alle patrie galere.

Da questa narrazione scaturiscono riflessioni e una lucida critica sul sistema penitenziario, prefigurando una necessaria trasformazione centrata su inclusione sociale e pene alternative. E mentre il ricordo si distende tra storie personali e aneddoti, l’autore apre le porte di un’istituzione quasi sconosciuta al cittadino comune, e chi legge riesce a cogliere, quasi a respirare, la quotidianità, le contraddizioni e il dolore della vita in cella. Ma non solo, tra una sbarra e l’altra, intravede scorrere il tumultuoso cambiamento di un Paese.



AURELIO PICCA IL PIÙ GRANDE CRIMINALE DI ROMA È STATO AMICO MIO

 Dalle finestre di una pensione sul lago Albano, Alfredo Braschi guarda l'acqua che colma l'antico cratere vulcanico e stringe una Beretta calibro 6,35 che, insieme alla pistola con cui i suoi antenati ammazzavano i tori, è tutto ciò che gli rimane. Alfredo ha conosciuto la dolcezza di un amore assoluto, l'amicizia, il tradimento, e ora non ha più nulla se non il coraggio per uccidere o morire. A sua volta "sull'orlo di un cratere" popolato di tutte le giovinezze vissute, Aurelio Picca compie in questo romanzo un'operazione letteraria coraggiosa quanto il suo protagonista: lascia emergere dal passato la figura di Laudovino De Sanctis, ferocissimo criminale romano, e la sceglie come specchio attraverso cui condurre la narrazione ai suoi esiti più estremi. Con sette omicidi, quattro sequestri di persona, undici condanne definitive, due rocambolesche fughe dal carcere, Laudovino detto Lallo Lo Zoppo ha fatto tremare Roma fin dagli anni sessanta, ma nessuno finora aveva raccontato la sua storia. Nemmeno ventenne, Alfredo Braschi incontra Laudovino, ne rimane folgorato, è testimone del fascino e dell'orrore. Ma adesso che è solo, circondato dalle ombre, ricordare la fatale amicizia con Lallo è per Alfredo un modo per fare i conti con se stesso, senza pretendere sconti. In testa ha una sola traccia: la Ninnananna che sua figlia Monique cantava da bambina. Monique, come la figlia di Lallo. Monique, che ha subìto una violenza da vendicare...



10 ottobre 2020

AMY-JILL LEVINE LE PARABOLE DI GESÙ

 Quando si tratta di parabole e testi antichi in generale, le nostre capacità di ascolto non risultano sviluppate come dovrebbero. Spesso non cogliamo la provocazione originale e ci limitiamo a interpretazioni semplicistiche, proponendone di anacronistiche che deformano la buona novella del vangelo in qualcosa che Gesù non avrebbe né riconosciuto né ammesso. Questo testo propone al lettore di mettersi all’ascolto in modo nuovo, di immaginare come suonassero queste parabole alle orecchie di individui che non avevano idea che Gesù sarebbe stato crocifisso dai Romani e proclamato Figlio di Dio da milioni di persone. Che cosa voleva dire quel narratore ebreo? E perché, duemila anni dopo, quegli argomenti continuano a essere attuali e forse anche più pressanti di allora?



ANTONIO MANZINI GLI ULTIMI GIORNI DI QUIETE

 In questo romanzo Antonio Manzini mette al centro di una vicenda amara e appassionante una donna, Nora, che sta tornando a casa con un treno interregionale. Seduto su una poltrona, non distante da lei, c'è l'assassino di suo figlio. L'uomo dovrebbe essere in prigione a scontare il delitto, invece è lì, stravaccato sul sedile. Dal giorno della morte di Corrado, Nora non si è mai data pace. Ora deve portare l'orribile notizia a Pasquale, il marito, col quale a malapena si parla da cinque anni. La vita di entrambi è finita da quando il figlio è stato assassinato da un balordo durante una rapina. Comincia così un calvario doloroso e violento, un abisso nel quale Nora precipita bevendo fino all'ultima goccia tutto il veleno che la vita le ha servito. Non può perdonare e accettare il figlio sotto una lapide e l'omicida in giro a ricostruirsi un'esistenza. Di chi è la colpa? Dove inizia la pietas e dove finisce la giustizia? E chi ha davvero il diritto di rifarsi una vita, quelli come Nora e Pasquale, che non riescono a smettere di soffrire, o chi ha sbagliato, ha ucciso un innocente e poi ha pagato la sua pena con la società? Forse non esiste un prezzo equo, un castigo sufficiente, per aver cancellato un'esistenza dal mondo. Dieci o venti anni di galera, sicuramente il prezzo per Nora e suo marito non è calcolabile; la giustizia fa il suo corso, vittime e carnefici si adeguano, ma non sempre. Almeno Nora tutto questo non l'accetta. Per lei quel giorno di viaggio in treno sarà «il primo giorno di quiete».



09 ottobre 2020

NICOLA GRATTIERI ANTONIO NICASO LA RETE DEGLI INVISIBILI

 «Quella contro la 'ndrangheta è una battaglia che è possibile vincere, ponendo mano ai codici nella speranza di trovare una forte convergenza politica su una battaglia di civiltà.»


Anche nel sordido mondo della criminalità e dell'illegalità la sopravvivenza è regolata dalla legge darwiniana dell'evoluzione e dell'adattamento all'ambiente, come dimostra la storia della 'ndrangheta che, proprio in virtù della sua straordinaria capacità mimetica, è diventata una delle organizzazioni mafiose più ricche e potenti del pianeta. Ma come sono fatti gli 'ndranghetisti del Terzo millennio? Come vivono? Come si vestono? Come gestiscono i loro affari? Come si riconoscono? Continuando nel loro infaticabile quanto meritorio tentativo di indagare una realtà criminale sommersa e misteriosa, e di dare un volto agli «invisibili», Nicola Gratteri, magistrato da trent'anni in prima fila nella lotta alla mafia calabrese, e Antonio Nicaso, docente universitario che da trent'anni le dedica la propria attività di studioso, analizzano la 'ndrangheta 2.0, sempre più collusiva e sempre meno violenta, e i suoi rapporti con i centri di potere economico, politico e finanziario, con la massoneria deviata, con il narcotraffico, con il «deep web» e con i social network. Ne descrivono i boss, inclini al basso profilo e ostili ai gesti eclatanti e alle clamorose dimostrazioni di forza, ma attivamente impegnati nello spietato governo del territorio, nella corruzione e infiltrazione delle istituzioni e dell'economia legale e nel soddisfare la «domanda di mafia» legata alla globalizzazione e alla creazione di un unico mercato mondiale, dove imprenditori e operatori economici, in Italia e all'estero, chiedono alla criminalità beni e servizi necessari per abbattere i costi di produzione, elevare i margini di profitto e acquisire competitività. Ma Gratteri e Nicaso raccontano anche l'altra faccia della 'ndrangheta, quella che lascia ora intravedere le prime crepe in un secolare e apparentemente inscalfibile muro di omertà: i rampolli dei boss che si decidono – o convincono i padri – a collaborare con la giustizia, le mogli e le figlie che si ribellano e gli affiliati che non hanno più paura di esibire pubblicamente la loro omosessualità.



08 ottobre 2020

SARA MAGNOLI SE È COSÌ CHE SI MUORE


Un volo dal sesto piano di un hotel sul mare e ciò che resta di una splendida modella è un corpo senza vita e un nome. Che però non è il suo.

L’inchiesta su quello che sembra solo un incidente diventa presto un’indagine ad alta tensione, dove un terribile traffico di esseri umani si unisce a destini che nascondono sempre qualcosa. 

 A seguirne gli sviluppi da vicino è la giornalista Lorenza Maj, pronta a raccontare gli eventi e a cercare di scoprire la verità. Nella città sul mare dove è inviata, ritroverà un vecchio amico in vacanza, il vicequestore Luciano Mauri. E mentre nuovi protagonisti entrano in gioco e i colpi di scena si susseguono, sia Lorenza sia Luciano dovranno fare i conti con la propria vita personale, con dubbi, scelte e desideri.



06 ottobre 2020

PAPA FRANCESCO FRATELLI TUTTI

 Il titolo trae spunto dallo scritto di San Francesco: «Guardiamo, fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce» (Ammonizioni, 6, 1: FF 155) ed è esso stesso uno dei punti focali del magistero di Francesco che già «dalla sera della sua elezione, il 13 marzo 2013, si presenta al mondo con la parola "fratelli". E fratelli sono gli invisibili che abbraccia a Lampedusa, gli immigrati, nella sua prima uscita da Pontefice. Anche Shimon Peres e Abu Mazen che si stringono la mano assieme al Papa nel 2014 sono un esempio di quella fraternità che ha come obiettivo la pace. Fino alla Dichiarazione di Abu Dhabi dell'anno scorso, anche in questo caso un documento sulla "fratellanza umana" che, dirà Francesco, "nasce dalla fede in Dio che è Padre di tutti e Padre della pace"».



05 ottobre 2020

ANDREA MONTICONE CARNE MANGIA CARNE

 Una ragazza fatta a pezzi, un pensionato dal cuore strappato. In una Torino blindata dal Coronavirus, il colonnello Sodano deve affrontare la mafia nigeriana.



03 ottobre 2020

FILIPPO DOMANESCHI INSULTARE GLI ALTRI

 Gli insulti rappresentano il lato oscuro del linguaggio. Sono un fenomeno virale nelle conversazioni quotidiane, nel conflitto politico e nei social media. Studiare come e perché insultiamo può aiutarci a capire qualcosa di piú del modo in cui concepiamo il mondo e le persone che ci circondano.

Il linguaggio verbale dispone di un vasto repertorio di espressioni deputate a svolgere una specifica funzione: insultare gli altri. Quasi tutte le lingue possiedono un arsenale di insulti che variano per quantità, contenuti e grado di volgarità. Illustrando i meccanismi psicologici e linguistici alla base della violenza verbale, questo libro analizza le ragioni che fanno dell'insulto e del linguaggio d'odio un fenomeno virale nelle conversazioni quotidiane, nel conflitto politico e, non in ultimo, nei social media. Gli insulti rappresentano il lato oscuro del linguaggio, un fenomeno deplorevole e maleodorante. La lingua parlata, tuttavia, merita attenzione in tutte le sue forme. Chi si occupa di linguaggio deve indagare tutte le possibilità espressive del linguaggio umano. Esaminare gli insulti può aiutarci a capire qualcosa di più del modo in cui concepiamo il mondo e le persone che ci circondano.



01 ottobre 2020

EDOARDO ALBINATI DESIDERI DEVIATI

 «I segreti sono l'unica cosa per cui vale la pena vivere.»


La città del Nord che ospita i personaggi di Desideri deviati è anche la sua protagonista, con i suoi uffici, le sue fabbriche dismesse e le sue passerelle. Chi la abita è animato da forze molto diverse: amore, cultura, successo, giustizia politica. E dunque, cos'è che vuole veramente, qual è il desiderio più profondo di Nico Quell, inquieto "ragazzo senza qualità" che avevamo già incontrato in Cuori fanatici? Attorno e insieme a lui, si muovono gli altri personaggi di questo romanzo, che a cavallo tra realismo e fantasia gotica racconta con uno sguardo affilato l'editoria e la moda, miniere di sogni e frustrazioni, all'inizio di un decennio, gli Anni Ottanta, in cui tutto è in mutazione: l'editore Minaudo e il deforme Coboldo, la modella Sheila B., misteriosa amazzone nera, gli ambigui architetti Igor e Vera Macchi, Irene, sorella persa e ritrovata, il maestro Chirone... Ognuno ingaggiato in duelli intellettuali o amorosi, fatui o violenti, dove ci si gioca il senso della vita. Ma il desiderio non si compie mai, è per sua natura deviante: nella capitale del lavoro – fotografata un istante prima che si trasformi in città delle attrazioni – si smania sempre per qualcosa, e si finisce per ottenere o perdere qualcuno. E sotto la sua superficie scintillante, come nel film Metropolis, c'è un popolo che vive nelle sue viscere, un'energia barbarica, selvaggia, pronta a ribellarsi per riconquistare la città.



PAOLO ROVERSI ALLA VECCHIA MANIERA

 Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvoca...