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Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

04 agosto 2020

GEORGE ORWELL 1984

L'azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l'anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c'è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un'esistenza "sovversiva". Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo.


03 agosto 2020

LAWRENCE OSBORNE L'ESTATE DEI FANTASMI

Durante un'estate infuocata, mentre nel Mediterraneo infuria la crisi dei rifugiati, sull'isola di Idra sbarca il consueto, sofisticato stuolo di intellettuali, artisti, vacanzieri. È «la stagione dell'ozio»: aperitivi in terrazza, party alcolici, escursioni a bordo degli yacht. Per le ventenni Naomi e Sam si profilano mesi tediosi: l'una ha perso il lavoro in uno studio legale londinese, e in mancanza di alternative è ospite del padre e della seconda moglie nella villa di famiglia; l'altra è appena arrivata da New York e già conta i giorni che la separano dalla partenza. Naomi è tormentata, idealista - o almeno, così le piace far credere; Sam bella, ingenua, acerba. L'intesa è inevitabile; la catastrofe, pure. Quando le due si imbattono in Faoud, un giovane naufrago, Naomi escogita un piano tanto audace quanto sconsiderato per aiutarlo, mossa da un altruismo non del tutto disinteressato, e al tempo stesso dal desiderio di punire l'ipocrisia e la fatuità del padre. Ma Faoud ha troppo da perdere, e non può permettersi di assecondare l'ambiguo zelo umanitario della sua benefattrice. Nel rovinoso precipitare degli eventi, i fantasmi saranno riconsegnati per sempre al loro mondo d'ombra e non ci sarà redenzione per chi è «inconsapevole delle complessità della coscienza».


GIORGIO MANGANELLI CONCUPISCENZA LIBRARIA

Lettore accanito e onnivoro, Manganelli comincia assai presto a scrivere di libri, nel 1946, e nel giro di qualche anno la recensione si trasforma nelle sue mani in un vero e proprio genere letterario che esige uno scrittore, capace non tanto di giudizio – compito «da professore o da irto pedagogo» – quanto di un «gesto critico, esatto, lucido, veloce e non precipitoso, felicemente prensile».

I presupposti di tale nuovo genere li ritroveremo tutti in questa raccolta, dove Manganelli rivela una prodigiosa capacità di aprire i suoi pezzi con un ‘presentimento di racconto’ («Se sono in preda ad un rissoso malumore, tre pagine di Singer mi “stigrano”, come si dice in certi dialetti emiliani»); di cogliere le peculiarità di un autore come si infilza una farfalla in una bacheca (L’Iguana è un libro che «sembra non avere autore, ma solo essere un perfetto “apporto”, come dicono gli spiritisti»); di dare sfogo a una «concupiscenza libraria» che lo trascina da Omero a Chaucer, all’amato Seicento, a Vincenzo Monti, Keats, Ivy Compton-Burnett sino a Oliver Sacks e Anna Maria Ortese; di brandire irresistibilmente ironia e sarcasmo («Stretto nella teca dei suoi calzoni accanitamente abbottonati, il ritroso Cassola ha della letteratura un’idea che fa apparire “La famiglia cristiana” l’organo dell’Ente per lo Scambio delle Mogli»); di officiare fastose cerimonie stilistiche e verbali; ma soprattutto di farci intravedere, dietro lo «spazio di indifferenza emotiva» che pone fra sé e ciò che scrive, quella passione della letteratura che «produce matrimoni, fughe a due, notti insonni, poesie, serenate, omicidi, ma in nessun caso cose ragionevoli e sensate».


JONATHAN BAZZI FEBBRE

Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece del sangue. Aspetta, cerca di capire, fa analisi, sospetta tutte le malattie del mondo, pensa di avere qualcosa di incurabile, mortale, pensa di essere un malato all'ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui il suo medico omeopata non gli suggerisce il test dell'HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato...


02 agosto 2020

ANTONIO GRAMSCI ODIO GLI INDIFFERENTI


Quando discuti con un avversario prova a metterti nei suoi panni, lo comprenderai meglio... Ho seguito questo consiglio ma i panni dei miei avversari erano così sudici che ho concluso: è meglio essere ingiusto qualche volta che provare di nuovo questo schifo che fa svenire. Antonio Gramsci
 

Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.

Così inizia l’articolo scritto da Antonio Gramsci nel periodo 1917-1918 e sottoposto a censura da parte del governo Salandra che aveva previsto per decreto (nel 1915, cioè alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia) che ogni pubblicazione venisse controllata e vidimata.

Un pensiero che si può definire moderno, perché surclassa il suo tempo e giunge a noi più vivo che mai. Egli, infatti, nonostante sia vissuto in un’epoca diversa dalla nostra, è riuscito a elaborare delle riflessioni di alto spessore che valgono ancora oggi.
Si rivolge a tutti, esortando a essere cittadini veri, a essere responsabili della propria vita, evitando il pressapochismo, il qualunquismo, l’ignavia. La libertà dell’individuo è fondamentale in tal senso e Gramsci incoraggia con forza al cambiamento, innanzitutto come persone.
Un capitalismo fuori controllo – spiega – diventa “un vagabondo senza fissa dimora”, rendendoci schiavi, mentre una burocrazia eccessiva ci de-responsabilizza dinanzi alle manchevolezze dello Stato, piegandoci a queste; come se una vita pubblica inetta e fannullona fosse la norma anziché l’eccezione. Le sue parole sono piuttosto eloquenti e di un’attualità sconcertante:

I burocratici hanno la stessa mentalità del contadino che sogna come uno dei più bei giorni della sua vita quello in cui ha introdotto in città una gallina o un pezzo di salame senza pagar dazio; la stessa mentalità antisociale di chi cerca di esimersi con ogni mezzo di pagare il biglietto del tram, o, meglio ancora, il biglietto di un lungo viaggio ferroviario.

Le riflessioni sulla guerra, inoltre, non lasciano spazio all’indulgenza.
Non basta – afferma – avere una posizione contraria ai conflitti, ma è essenziale agire concretamente, facendo opera di controllo su chi detiene il potere, ovvero quella borghesia che ad essa strizza l’occhio:

Bisogna cercare di far evitare le guerre in ispecie, sventando tutti i trucchi, sventando le trame dei seminatori di panico, degli stipendiati dell’industria bellica, degli stipendiati delle industrie che domandano le protezioni doganali per la guerra economica. Poiché è pur necessario che la guerra scoppi in un certo momento, bisogna impedire che questo momento arrivi mai.

Quanto al vero nemico da combattere è, e rimane sempre, quello che lui definisce “il peso morto della storia”: l’indifferenza. Non si può e non si deve stare in silenzio di fronte alle ingiustizie, non si può esserlo di fronte alla corruzione o al malaffare, a una cattiva gestione o peggio alla cattiva politica. Se anziché subire o assistere passivamente alla storia, quella storia la si cambia, se offriamo una risposta alla domanda che lui stesso pone: “se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?” realizziamo il valore del monito che ha lasciato in eredità. Nato nel 1891 ad Ales, nell’oristanese, si impegnò a fondo sin da bambino nello studio trasferendosi poi a Torino, che divenne la ‘sua città di elezione’. Patì privazioni e sofferenze anche fisiche dovute a una salute cagionevole arrivando con la sola propria forza di volontà a fondare, insieme ad Amedeo Bordiga, il Partito Comunista Italiano nonché il quotidiano di area (l’Unità). Autore poliedrico e attento, ha sempre difeso con coraggio i suoi ideali fino alla fine e la sua penna da militante lo rese un personaggio stimato ma anche inviso a molti. Attualmente è considerato uno dei filosofi italiani più letti, studiati e tradotti al mondo.




FRANCESCO GHELARDINI L'ARTE DELLA RAPINA

Poche volte la realtà irrompe in modo così preciso e imperturbabile nelle pagine di un libro, e non una realtà qualsiasi, ma quella inquietante e maledetta del crimine. Poche volte se non nelle fantasie dei giallisti, piegata però alle vicende di personaggi arruolati nell'inflessibile copione del genere. Ma qui il lettore non troverà effetti speciali per tenerlo inchiodato alla sedia, né il grigio stile burocratico di un mattinale di polizia o il dispositivo impersonale e funereo di una sentenza. Qui un bandito vero si ritrae in azione, con ironia e serietà, con una sua morale che non cerca giustificazioni né accetta compromessi, consapevole del prezzo da pagare per essere un ribelle.


MATTIA INSOLIA GLI AFFAMATI

Antonio e Paolo sono fratelli,diciannove e ventidue anni. Vivono solida quando il padre è morto e la madre è andata via di casa. Insieme hanno costruito una quotidianità che, seppur precaria, parrebbe funzionare. Vivono alla giornata, tirano avanti in un presente che non concede di elaborare progetti futuri. E abitano in un paese minuscolo, una periferia immaginaria nel centro Sud che sembra quasi un confino, degradato e gretto.È un’estate torrida. Antonio cerca un lavoro, Paolo di tenersi stretto il proprio. L’esistenza dei due procede senza grandi avvenimenti, tra notti allucinate, feste con gli amici, giornate al mare e serate di sesso, alcol e droga.Finché poi, un giorno di quiete apparente, qualcosa si spezza, e vecchi scheletri saltano fuori dall’armadio,mostri del passato seppelliti in malo modo. La madre, fuggita anni prima dal marito violento, torna da loro, un amore quasi dimenticato bussa alla porta di uno dei due fratelli e crimini di cui non è mai stata scontata la penasi affacciano all’orizzonte dell’altro.E tutto dev’essere rimesso in discussione.


01 agosto 2020

JEAN CLAUDE MILNER L'OPERA CHIARA Lacan, la scienza e la filosofia

Secondo Milner, al di là della sua fama di pensatore “oscuro” e sulla base di un vero e proprio dottrinale della scienza, in Lacan possono essere individuati due corpi di princìpi ‒ sotto le rispettive insegne del significante e del mathema ‒ coerenti tra loro e al tempo stesso contrassegnati da elementi di instabilità. Un’opera chiara, dunque, ma che è tutto fuorché monotona e che porterà a una fase finale in cui lo psicoanalista parigino, con la teoria dei nodi, modificherà radicalmente l’impianto del proprio discorso.
Quella che emerge dalla densa e incalzante trattazione di Milner è la figura di un Lacan del sapere, in totale opposizione alle letture spiritualizzanti del suo insegnamento, un classico del materialismo occidentale, al pari di Lucrezio e Marx.


PAPA FRANCESCO LAUDATO SÌ Enciclica sulla cura della casa comune

È la seconda enciclica di papa Francesco, ma è la più attesa, anche perché questa volta scritta interamente di proprio pugno e non mutuata dal pontefice predecessore. I mass media l'hanno chiamata l'enciclica "green", in realtà mette al centro anche i temi dell'economia, denunciando lo scandalo del miliardo e mezzo di persone che vivono sotto la soglia di povertà, quella che Jorge Mario Bergoglio chiama da tempo: miseria globalizzata. Papa Francesco riconosce, infatti, un legame inscindibile tra custodia del creato e promozione della giustizia: sono i poveri a subire le più drammatiche conseguenze dello sfruttamento insensato delle risorse del pianeta, della desertificazione, della scarsità e dell'avvelenamento delle acque, della espropriazione di terre coltivabili, dell'inquinamento atmosferico e dell'iniqua distribuzione di materie prime. Per una migliore individuazione dei temi, il testo dell'enciclica è affiancato da titoli sintetici a margine di ogni paragrafo ed è introdotto da una guida alla lettura a firma di una delle protagoniste della vita ecclesiale italiana, la teologa Cristina Simonelli, che da anni ha posto al centro della sua ricerca intellettuale ed esistenziale i temi dell'equità sociale, dei diritti, dell'ecofemminismo e dell'educazione alla pace.

JAVIER CERCAS ANATOMIA DI UN ISTANTE

Un romanziere come Javier Cercas vuole raccontare in forma di romanzo il tentativo di colpo di stato del 23 febbraio 1981 in Spagna. Scopre, però, che "per una volta la storia è stata coerente, simmetrica e geometrica, e non disordinata, casuale e imprevedibile", che quella realtà possiede in sé "tutta la forza drammatica e il potenziale simbolico che esigiamo dalla letteratura". E allora decide coraggiosamente di rinunciare, o forse di fingere di rinunciare, alla fiction per fare l'"anatomia di un istante" ed esporre i fatti: quelli che videro il colonnello Tejero entrare armi in pugno nel parlamento di Madrid. Ma i "nudi fatti" non sono per nulla semplici: sono anche la loro interpretazione e il loro racconto. Ciò che Cercas vede in quell'istante cruciale, mentre le pallottole dei golpisti fischiano nelle Cortes e i parlamentari cercano riparo sotto i banchi dell'emiciclo, sono tre uomini - il primo ministro Adolfo Suàrez, il tenente generale Gutiérrez Mellado e il segretario del partito comunista Santiago Carillo - simbolo di valori diversi e perfino opposti, che rimangono seduti ai loro posti a sfidare il golpe. Nel suo racconto, quel loro gesto dà senso alle rispettive traiettorie esistenziali, illuminando al contempo un'epoca, un Paese e il suo futuro.

PAOLO ROVERSI ALLA VECCHIA MANIERA

 Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvoca...