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Sale, Alessandria, Italy
Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

06 marzo 2020

CORMAC MC CARTHY LA STRADA

Un uomo e un bambino viaggiano attraverso le rovine di un mondo ridotto a cenere in direzione dell'oceano, dove forse i raggi raffreddati di un sole ormai livido cederanno un po' di tepore e qualche barlume di vita. Trascinano con sé sulla strada tutto ciò che nel nuovo equilibrio delle cose ha ancora valore: un carrello del supermercato con quel po' di cibo che riescono a rimediare, un telo di plastica per ripararsi dalla pioggia gelida e una pistola con cui difendersi dalle bande di predoni che battono le strade decisi a sopravvivere a ogni costo. E poi il bene più prezioso: se stessi e il loro reciproco amore.

«Guardati intorno, - disse. - Non c'è profeta nella lunga storia della terra a cui questo momento non renda giustizia. Di qualunque forma abbiate parlato, avevate ragione».
Che cosa resta quando non c'è più un dopo perché il dopo è già qui? Generazioni di scienziati, mistici e scrittori hanno offerto in risposta le loro visioni di luce e tenebra. Ci hanno prospettato inferni d'acqua e di fuoco e aldilà celesti, fini irrevocabili e nuove nascite, ci hanno variamente affascinato o repulso, rassicurato o atterrito. Nell'insuperabile creazione mccarthiana, la post-apocalisse ha il volto realistico di un padre e un figlio in viaggio su un groviglio di strade senza origine e senza meta, dentro una natura ridotta a involucro asciutto, fra le vestigia paurosamente riconoscibili di un mondo svuotato e inutile. Restano dunque, su questa strada, esseri umani condannati alla sopravvivenza, la loro quotidiana ordalia per soddisfare i bisogni insopprimibili e cancellare gli altri, la furia dell'umanità tradita e i residui, impagabili scampoli di piacere dell'essere vivi; restano i cristalli purissimi del sentimento che lega padre e figlio e delle relazioni che i due intessono fra loro e con gli altri, ridotte all'estrema essenza nella ferocia come nella tenerezza. E restano le parole, splendide, precise, molto più numerose ormai delle cose che servono a designare; la prodigiosa lingua di McCarthy elevata a canto funebre per «il sacro idioma, privato dei suoi referenti e quindi della sua realtà». Resta dell'altro, un residuo via via più cospicuo in mezzo al niente circostante: resta un bambino che porta il fuoco e un uomo che lo protegge dalle intemperie del mondo semimorto con implacabile amore, uomo e bambino tradotti in ogni Uomo e ogni Bambino, con responsabilità e ruoli che inglobano e trascendono quelli dei singoli individui. E resta, perciò, uno sguardo discreto in avanti e forse in alto, oltre a quello nostalgico voltato a rimirare il regno dell'uomo così come lo conosciamo. In questa risposta di McCarthy - epica, elegiaca, mitica, profetica, straziante, universale - resta perfino l'imprevedibile: un'affettuosa quotidianità che consola e scalda il cuore.

BRUNO MORCHIO DOVE CROLLANO I SOGNI

Dalla periferia della Certosa il mare non si vede. Lì la gente tira a campare tra i capannoni dismessi della vecchia Genova operaia che ora non c’è più, all’ombra del grande ponte autostradale su cui s’infrange ogni occasione di riscatto. A Certosa non c’è nessun posto al sole per la diciassettenne Blondi che abita in un buco d’appartamento insieme alla madre, single trasandata che quando non lavora come infermiera in un ospizio, trascorre le serate a bere. L’esistenza della ragazza è tutta lì, inchiodata all’asfalto, tra le panchine dei giardinetti e il bar di Carmine, ritrovo degli ultras della Sampdoria, a bere e fumare con improbabili amici. Blondi ha una storia con il bello e inconcludente Cris, che sogna di comprarsi una moto e intanto passa da una canna a un “tirello” di ero. Lei, di sogni, ne ha altri. Vuole fuggire in Costa Rica per ricominciare. Servono i soldi, però. E l’occasione giusta. Gli scrupoli, invece, si dimenticano in fretta quando si è disposti a tutto – ma proprio a tutto – pur di scappare.Bruno Morchio riporta il noir nei sobborghi del Nord Italia, nelle strade dannate di quel Sud del Nord di cui Genova è la capitale. Con una lingua cruda e nuda stila la confessione in prima persona di un’umanità senza innocenza e senza speranza, per la quale nessun assalto al cielo è più possibile, e il vivere è come terra che trema, e frana, sotto i piedi.

02 marzo 2020

SANDRO DE RICCARDIS LA MAFIA SIAMO NOI

La mafia siamo noi è un racconto da nord a sud negli equivoci della lotta alla mafia, attraverso le occasioni perse dallo Stato e dalla società civile. Ma è anche il racconto delle storie di chi lotta in prima persona nel luogo in cui vive, partendo dai problemi di cui nessuno si occupa, dalle ingiustizie che altri fanno finta di non vedere. Pagando, a volte, con la vita. La mafia siamo noi quando non ci chiediamo “Io che cosa posso fare?” nel luogo in cui siamo, nel tempo che viviamo, nel degrado delle nostre città, nel nostro quartiere, nel cortile del nostro condominio. Siamo noi quando con i nostri like su Facebook ci sentiamo dalla parte dei giusti, in una battaglia che non stiamo combattendo. Siamo noi davanti alla tv, spettatori inermi davanti a fiction cariche di retorica. Siamo noi, inconsapevoli strumenti di riciclaggio quando pranziamo nei ristoranti, balliamo nei locali, facciamo shopping nei negozi acquistati dai colletti bianchi dei clan. Siamo noi che non capiamo che il crimine non è una categoria astratta. È l’imprenditore che accetta il denaro sporco e lo rimette nell’economia sana. È il funzionario comunale che chiude un occhio e firma atti che non dovrebbe firmare. È lo studente che acquista pochi grammi di marijuana per una serata con gli amici. È la signora che chiama il potente del quartiere per riavere l’auto appena rubata. È il prete chenon guarda fuori dalla chiesa.Le storie che racconta questo libro dicono che l’impegno condiviso di cittadini che credono in un progetto di riscatto è più forte della paura e dell’intimidazione. È più autentico degli slogan nei cortei, dietro gli striscioni con i volti degli eroi antimafia. Morti per aver combattuto nella loro realtà, nel loro tempo, le loro battaglie.

DANIELE BRESCIANI ANIME TRASPARENTI

RECENSIONE
Premesso che non sono nessuno per esprimere un parere serio ed esaustivo su l'ultima opera di Daniele Bresciani, posso affermare con la convinzione della lettura di qualche noir in questi vent'anni, che Anime Trasparenti è un ottimo rappresentante del filone del giallo di denuncia sociale.
Il titolo molto azzeccato, svelerà solo alla fine, il suo significato più intrinseco ed elegiaco.
Scritto con uno stile e una prosa lucida tagliente e priva di fronzoli, ma che non si risparmia alte note di sensibilità.
Un romanzo corale con i personaggi che recitano i loro ruoli sullo sfondo di una Milano osservata e descritta con un'ottica diversa dai soliti noir urbani.
Miranda è un poliziotto atipico.
Caratterizzato in modo magistrale e che non ha nulla del solito questurino.
Ha un'anima sensibile, non a caso preferisce riferirsi ai quadrupedi, che agli essere umani.
Bresciani riesce con una abilità pari a pochi, a farci percepire gli odori dei singoli ambienti, risucchiando l'attenzione del lettore attraverso una dovizia di particolari.
Se non fosse per la presenza dei morti, potremmo quasi definirla una fiaba metropolitana.
A parte il protagonista, che ci auguriamo di rivedere ancora, ogni personaggio ha un ruolo ben preciso e denso di significato iconico e estremizzando il concetto quasi religioso.
Si sente aleggiare tra le pagine, filtrare tra le righe la presenza quasi di un Dio di strada che veglia sui personaggi.
Ringrazio di cuore Franco Pugnaloni dell'ufficio stampa Garzanti di avermi proposto due anni fa di presentare l'autore.
A mio modesto parere pur essendo totalmente diversi, ritengo questo seconda opera molto più forte e matura della prima.
Anime Trasparenti oltre che da un faticoso lavoro documentale si sente che nasce dalle viscere dello scrittore e che il tema è da lui molto sentito

FERRUCCIO PARAZZOLI HAPPY HOUR

È sabato sera, a Milano. I bar e le tavole calde sono affollati per l'happy hour, l'irrinunciabile piccola "ora felice", e in corso Buenos Aires, via dell'abbondanza, la calca dell'aperitivo si confonde con quella dello shopping. Poi, all'improvviso, un uomo si toglie la vita: è il caso zero, quello da cui tutto comincia. Nelle settimane successive, un'inspiegabile epidemia di suicidi paralizza la città. Tra capitani d'azienda e vecchine in pensione, tra chi si impicca in salotto e chi si getta in pieno giorno dalle terrazze del Duomo, l'unico denominatore comune è un male di vivere improvviso e irrimediabile. Mario Spinoza, professore di Letteratura francese, segue questi fatti con interesse. Quando il morbo si aggrava e Milano viene messa in quarantena, ricercarne le ragioni gli pare indispensabile: perché proprio questa città internazionale, città del benessere, città da bere? E perché gli stranieri, anche i più sfortunati, ne sono immuni? Insieme ad Aram, seminarista con velleità rivoluzionarie, e a Mara, studentessa convinta che la "peste" milanese sia paragonabile a quella di Camus, Spinoza cerca di rispondere a una domanda fondamentale: esiste ancora, nel nostro tempo, qualcuno in grado di essere felice? Un romanzo sagace e illuminante, la riflessione provocatoria di un autore che ha fatto di Milano il centro della sua poetica.

01 marzo 2020

ENNIO FLAIANO LA SOLITUDINE DEL SATIRO

Flâneur inveterato, illuminista paradossale e lieve, Flaiano passeggia per Roma e la guarda tranquillamente deteriorarsi. Luoghi comuni, accademismi, velleità, mode e vezzi di una cultura che, sul finire degli anni Sessanta, si parla e sparla addosso sono l’oggetto e il bersaglio di questo libro postumo, straordinario nella sua ilare, fulminante icasticità. Miscellanea di racconti, aneddoti, ricordi, graffianti definizioni e struggenti o disilluse passioni, La solitudine del satiro è attraversato da un sentimento intellettuale che pochi dei nostri scrittori hanno posseduto: l’intelligenza messa al servizio del disincanto, una lucidità che è insieme cinica e malinconica, ma non riesce a velare l’amore per la letteratura e quello, ostacolato, per la vita, che può anche trovarsi in guerra proprio con la letteratura.
Sempre deambulante fra i generi letterari, giornalistici e cinematografici, poco sedotto insomma dall’architettura chiusa del romanzo, negli ultimi anni, trascorsi ormai i tempi degli «amici del “Mondo”» e di via Veneto, tramontata la stagione degli scambi intensi e folgoranti – Flaiano non rinuncia a posare sul mondo che lo circonda, e che sempre meno gli somiglia, il suo occhio acuto e beffardo di irregolare, di outsider. Alla fine sarà confortato solo dalla propria ironia.

TOMMASO PAGANO IL BAMBINO CHE DISEGNAVA LE ANIME

Due anni fa si è dimesso dalla polizia per diventare insegnante di italiano: Zeno Schirripa credeva di averle già fatte, le sue scelte difficili. Ma la più difficile deve ancora venire, dato che uno dei suoi studenti rischia di ritrovarsi sospettato di omicidio. E nemmeno un omicidio qualunque, bensì quello di un pezzo grosso della Natural Power, la società di smaltimento rifiuti più importante della regione, sui cui loschi affari Zeno ha indagato invano per anni. Perché Giovanni, diciottenne ombroso, è sparito subito dopo il delitto? Perché i suoi genitori, che dicono di essere in vacanza in Abruzzo, non sembrano affatto preoccupati? È per rispondere a queste domande, più che per amore della giustizia, che Schirripa decide di aiutare nelle indagini il nuovo commissario, il suo ex sodale Vincenzo Grillo. Poliziotto rigoroso ma perseguitato da strane visioni, Grillo è l’unico a dar credito alle intuizioni di Zeno, al punto da rischiare la carriera per seguirle. Scoprirà così che la chiave del caso non si trova nell’abitazione della bella Maddalena, attivista ambientalista, ma nella mente di suo figlio Agostino, che da quando il padre se n’è andato si rifiuta di parlare. Ed è solo la prima di molte rivelazioni.

DARIO CRAPANZANO ARRIGONI E L'OMICIDIO NEL BOSCO

È la prima inchiesta che il commissario capo Arrigoni del Porta Venezia conduce lontano dalla sua amata Milano. Siamo nel 1953, e gli alti comandi di polizia e carabinieri decidono di costituire un'unità speciale che dovrà indagare sugli omicidi che vengono commessi in piccoli paesi della Lombardia. A capo dell'unità viene nominato proprio Arrigoni che, pur non essendo troppo entusiasta della proposta, per senso di responsabilità accetta l'incarico. Dopo una settimana, ha già un caso da risolvere. Parte insieme al il giovane e fidato agente Di Pasquale, un esuberante e brillante partenopeo, nonché impenitente donnaiolo. I due raggiungono Arbizzone Varesino, un paese di montagna affacciato sul lago Maggiore, dove il contrabbando con la vicina Svizzera è la principale fonte di guadagno: un posto tranquillo, all'apparenza, ma che nasconde più di un segreto. Qui, in un bosco, è stato rinvenuto il cadavere di un uomo, ucciso con un colpo alla tempia, sferrato probabilmente con una pietra trovata nel vicino torrente. L'uomo, ricco e sposato con una ragazza molto più giovane, era ufficialmente un imprenditore edile, ma, come si scoprirà nel corso dell'indagine, anche uno strozzino...

NICOLE MONES L'ULTIMO CHEF CINESE

Maggie è appena arrivata a Pechino, davanti alla casa del giovane chef che ha deciso di intervistare per la rivista americana di gastronomia con la quale collabora. La casa ha il tipico aspetto degli edifici cinesi in stile antico: una costruzione bassa, con un portone rosso di legno massiccio, che dà su un lago lungo e stretto, fiancheggiato da alberi. Un paesaggio completamente diverso dal porto di Marina, in California, dove Maggie è andata a vi-vere su una barca, e dove è riuscita a ritrovare un suo equilibrio, dopo il tragico incidente che è costato la vita a Matt, suo marito. Un equilibrio, tuttavia, decisamente turbato dalla telefonata di qualche giorno fa di Carey. Ex colla-boratore di Matt nel suo studio legale a Pechino, Carey le ha comunicato, con un freddo tono giuridico, che nelle aule del tribunale della capitale cinese giace un’istanza legale in cui una donna sostiene che Matt è il padre della sua bambina. Maggie ha impiegato del tempo per riaversi dalla sorpresa, poi ha deciso di prendere il primo volo per Pechino per appurare la verità. Una volta in terra cinese, per non macerarsi in una snervante attesa del test di paternità, ha pensato che non c’era niente di meglio che offrire ai lettori di Table un servizio finalmente diverso dalle solite litanie sulla cucina popolare americana: il ritratto di Sam Liang, giovane chef emergente, per metà americano e per l’altra metà cinese, erede diretto della scuola tradizionalista di Liang Wei, autore del celebre trattato intitolato L’ultimo chef cinese. Quando Maggie bussa al portone di casa Liang, dopo aver sentito dei passi risuonare sul ghiaino, si trova al cospetto di un giovane uomo affascinante, dagli zigomi pronunciati e dai capelli neri e lisci raccolti a coda di cavallo. Ma quello che le toglie il fiato è il regno di quell’antica casa: una cucina organizzata in modo stupe-facente. Ogni centimetro delle pareti è coperto di mensole, con sopra ciotole, contenitori, bottiglie e vasetti pieni di ogni tipo di salsa e spezie. Al centro, poi, troneggia un magnifico bancone a isola, con sopra tre lucide sezioni circolari di tronchi d’albero...

ENRICO FOVANNA L'ARTE SCONOSCIUTA DEL VOLO



Premosello, Piemonte settentrionale, 1969. È il primo novembre, vigilia del giorno dei morti, e una scoperta agghiacciante sta per risvegliare l’orrore in paese, sconvolgendo l’infanzia di Tobia. Su una strada di campagna, vicino al ruscello, è stato rinvenuto il corpo di un suo compagno di scuola. A pochi mesi di distanza dal ritrovamento del cadavere di un’altra ragazzina. In paese si diffonde il terrore: ormai è evidente che per le campagne si aggira un mostro, un mostro che uccide i bambini. Tobia è afflitto dal senso di colpa e dalla vergogna, perché con quel ragazzo aveva fatto a botte proprio il giorno della sua scomparsa, desiderando davvero di liberarsi di lui. Adesso è difficile tornare alla vita di prima, all’amore innocente ed esaltante per Carolina, ai giochi spensierati con padre Camillo e con Lupo, il matto del paese. Soprattutto quando i sospetti dei paesani si concentrano su una persona molto vicina a Tobia, sulla cui innocenza lui non ha alcun dubbio. Quarant’anni dopo, Tobia vive a Milano e fa il medico legale. Demotivato dal lavoro e lasciato dalla moglie per l’impossibilità di avere un figlio, sta vivendo uno dei momenti più bui della sua vita. Sarà una telefonata di Ettore, il suo vecchio compagno di scuola, a convincerlo a tornare dopo tanti anni nei luoghi dell’infanzia, per il funerale di Lupo. E questo inatteso ritorno cambierà la rilettura del suo passato… Un romanzo intenso e toccante, in cui grazie all’amore un adulto sconfigge i fantasmi dell’infanzia.

PAOLO ROVERSI ALLA VECCHIA MANIERA

 Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvoca...