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Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

21 novembre 2020

TIZIANA BARILLÀ QUELLI CHE SPEZZANO

 Nessuno dovrebbe chiedersi "Che fine ha fatto la Rivoluzione?", perché, da qualche parte, mentre se lo chiede, c'è qualcuno che l'ha già incominciata.

Gli arbëreshë, ossia gli albanesi d'Italia, sono una minoranza linguistica e culturale presente nella parte meridionale e insulare d'Italia. Di questa antica comunità fanno parte circa 100mila persone e tra queste, almeno l'80% parla o comprende la propria variante locale dell'arbëreshë, la lingua del gruppo. Gli italo-albanesi sono diffusi a macchia di leopardo in diverse regioni: Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia e, soprattutto, Calabria, che ospita la comunità più numerosa, con oltre 58.000 persone, molte delle quali abitano a Spezzano Albanese, provincia di Cosenza. Da qui parte il viaggio di Tiziana Barillà alla scoperta di una comunità perfettamente integrata nel tessuto culturale calabrese con una forte connotazione anarchica che porta avanti da anni un esperimento di municipalismo libertario grazie alla Federazione Municipale di Base. Facendo capo alle teorie libertarie Spezzano oggi ha saputo essere una città del popolo, un'esperienza di un forte contropotere, di un controllo popolare e di un federalismo dal basso. A partire dalla nascita di comitati di lavoratori, disoccupati, studenti, pensionati, di quartiere che hanno ridato voce a Piazza Matteotti, storica piazza dei comizi e delle manifestazioni politiche e sociali della comunità e che sono riusciti, in forma assembleare, a incidere sul governo della città. Dopo Riace, Barillà torna a raccontare un mondo possibile che non è soltanto un sogno ma una solida realtà dove la politica torna a essere lo strumento con il quale si migliora la vita dei cittadini all'insegna della giustizia sociale, dell'accoglienza e della libertà.



CLOÈ MEHDI NULLA SI PERDE

 Mattia Lorozzi è un ragazzino di 11 anni che vive in una banlieue francese non meglio precisata. Alla sua età ha già conosciuto un carico di sventure sufficiente per una vita intera. I genitori lo hanno, in modi diversi, abbandonato e lui dunque vive con Zé, suo tutore, giovane di buona famiglia dalla quale però si è allontanato dopo la morte accidentale di una compagna di liceo, qualche anno prima. Tutte queste esistenze ruotano per molti aspetti intorno a un episodio di violenza poliziesca di una decina d’anni prima: Said, un ragazzo di banlieue picchiato a morte da un poliziotto. Un passato che riemerge, al pari dei graffiti col volto di Said tracciati sui muri, e subito ricoperti. Inquietudini private e pubbliche che si sommano, distruggendo vite. Un romanzo malinconico e dolente, a tratti cupo, su vite tritate da un tritacarne sociale che non perdona gli errori, ma che nonostante ciò non perde la bussola della speranza, di una possibile ripartenza.



19 novembre 2020

FEDERICO TRAVERSA INTERVISTA CON IL BUDDHA

Finalmente il messaggio tradizionale del Buddha viene riscoperto. Un modo semplice e chiaro per governare la mente e vivere sereni.

Perché soffriamo? Perché non siamo mai felici? Perché anche quando abbiamo tutto sembra sempre ci manchi qualcosa? Giulio Cesare Giacobbe, noto psicologo, studioso di filosofie orientali e autore di bestseller, racconta a un ricercatore spirituale come trovare equilibrio, pace mentale e serenità grazie al messaggio originale del Buddha.

Come si gestiscono la paura e lo stress? È possibile raggiungere uno stato mentale sereno, pacifico e aperto verso gli altri?

Federico Traversa – una vita a collaborare col noto prete degli ultimi Don Andrea Gallo – a queste domande cerca di rispondere da sempre, in un percorso che l’ha portato a intervistrare negli anni maestri spirituali, monaci tibetani, insegnanti di yoga e persino il regista David Lynch, celebre portavoce del movimento della Meditazione Trascendentale. Fino a incontrare Giulio Cesare Giacobbe, psicoterapeuta, docente universitario e profondo conoscitore del buddhismo primitivo e della sua applicazione psicologica.

Dal loro incontro è nato "Intervista col Buddha" un libro semplice, chiaro e diretto, che ha un unico scopo: liberarsi dai “veleni della mente” e raggiungere la serenità. Una lettura indispensabile per passare incolumi attraverso le difficoltà, ritrovare equilibrio e godersi al meglio questo bizzarro e incredibile gioco chiamato vita.



18 novembre 2020

PASQUALE RUJU IL CODICE DELLA VENDETTA

 Franco Zanna, paparazzo squattrinato e sempre in mezzo ai guai, tenta faticosamente di ricostruire il rapporto con Carla, la madre di sua figlia Valentina. Mentre l'accompagna all’aeroporto di Olbia intravede, però, una faccia tristemente conosciuta: quella di Alfio Di Girolamo. Il Catanese. Un killer al servizio del clan che lo costrinse ad abbandonare la donna della sua vita, il lavoro di reporter, perfino il suo vero nome, trasformando la sua esistenza in un inferno. Negli stessi giorni, durante un esclusivo concerto in Costa Smeralda, un furto milionario nella suite del famoso cantante scatena una serie di brutali omicidi. Il Catanese è responsabile di quei delitti? Zanna vuole scoprirlo. Ha un conto in sospeso con lui e intende saldarlo, ora che il destino li ha fatti incontrare. Ma ha poche possibilità di uscirne vivo. Solo un uomo può aiutare il nostro eroe a tenere testa a un simile assassino: l’ultimo dei banditi sardi. Il vecchio, temibile zio Gonario.



VALERIO AIOLLI NERO ANANAS

 Tutto comincia un secondo dopo il botto. Il botto che ha cambiato l'Italia, che ha chiuso l'età dell'innocenza e aperto la strategia della tensione. Il botto del 12 dicembre 1969, Piazza Fontana. Gli estremisti di destra, invisibili, si incontrano, commentano, ricordano, tramano. Un anarchico si trascina di città in città, di nazione in nazione, di sconfitta in sconfitta, in attesa del momento del riscatto. Un politico, così devoto da essere soprannominato il Pio, comincia la sua lenta ma inesorabile scalata al potere. Poi ci sono i servizi segreti che provano a capire, sapere, influenzare. E c'è un ragazzino, che quel giorno ha visto sparire sua sorella e farà di tutto per riuscire a ritrovarla. Quattro anni di destini intrecciati, di fughe, ritorni, di amore e di odio. Quattro anni incandescenti della storia d'Italia, dal 1969 al 1973.



15 novembre 2020

GIUSE ALEMANNO COME BELVE FEROCI

 A Oppido Messapico, nella Puglia più profonda, Costantino Ròchira e i suoi scagnozzi hanno deciso di massacrare la famiglia Sarmenta. C'entrano questioni economiche, e c'entra la 'ndrangheta. Ma il piano riesce solo a metà. Per una fortunata coincidenza riesce a salvarsi il figlio dei Sarmenta, Massimo detto Mattanza, un ragazzo problematico e ferocissimo, e così pure la fanno franca i suoi zii e suo cugino Santo. Tutti insieme lasciano il paese a bordo di una Fiat Regata, ma non prima di aver ritirato tutti i soldi di famiglia e di aver inscenato la propria sparizione. Il lungo viaggio li porta in Val Camonica, dove vengono accolti da un vecchio amico e compaesano, Giovanni Argento, e dove Santo e Mattanza cominciano a progettare la loro vendetta... "



GIUSE ALEMANNO MATTANZA

 I cugini Santo e Massimo Sarmenta lasciano il loro nascondiglio in Val Camonica. Con una scia di morti ammazzati alle spalle e una montagna di soldi in contanti a disposizione, si apprestano a iniziare un nuovo capitolo della loro vita a Milano. Grazie al prof. Ciro Barrese, il dottor Santo Sarmenta va a prestare servizio nella clinica Santissima Maria Celeste. Massimo, detto "Mattanza" per le note caratteristiche, si organizza per ritornare a Oppido Messapico e finire quello che i due cugini sognano da anni: vendicarsi di Costantino Ròchira e di tutti quelli che hanno collaborato allo sterminio della famiglia Sarmenta. Non ci sarà pietà per nessuno di loro. Ma tutto si complica: Santo scopre che la clinica del prof. Barrese nasconde orribili traffici illeciti, che le lunghe braccia della 'ndrangheta arrivano ovunque, e che Ròchira è soltanto un burattino nelle mani di personaggi che stanno in alto, ma molto in alto..



ALBERTO MAGGI LA VERITÀ CI RENDE LIBERI

 Alberto Maggi è una delle voci della Chiesa più ascoltate da credenti e non credenti: le sue posizioni, spesso spiazzanti, fanno discutere e suonano come un pungolo a mettersi sempre in discussione. Perché, come ripete papa Francesco, non bisogna avere fiducia di chi non dubita mai. In questa conversazione con il vaticanista Paolo Rodari, Alberto Maggi si racconta con grande sincerità: non mancano ricordi autobiografici, la scoperta della vocazione, gli scontri con le gerarchie ecclesiastiche che gli sono valsi il titolo di "teologo eretico"; e al contempo, da fine biblista, ci offre le sue riflessioni su un Vangelo che troppe volte è stato presentato solamente come un insieme di norme e precetti da rispettare, pena i più tremendi castighi. Ma davvero seguire Gesù non è altro che un insieme di regole da non disattendere? In pagine profonde e ricche di gioia, Alberto Maggi ci insegna che è soprattutto nei periodi di maggiore difficoltà, quando siamo alle prese con le più dure prove dell'esistenza, che bisogna avere maggiore fiducia nell'uomo e nelle vita.



MARCO VICHI UN CASO MALEDETTO

 Gennaio 1970. Il commissario Bordelli in aprile andrà in pensione, dopo quasi un quarto di secolo in Pubblica Sicurezza, e ancora non sa cosa aspettarsi, non riesce a immaginare come accoglierà questo totale cambiamento. Ma per adesso è in servizio, e il tempo per riflettere e farsi troppe domande non c'è: in una via del centro di Firenze avviene un omicidio brutale. Sarà proprio quel crimine odioso il suo ultimo caso? Ma soprattutto, riuscirà a risolverlo? Lui e il giovane Piras, che nel frattempo è diventato vice commissario, lavorano a stretto contatto, spinti come ogni volta dal senso di giustizia, ma in questa occasione anche dalla intollerabile inutilità di quell'omicidio. Passano i mesi, arriva la primavera, la data del pensionamento si avvicina. La relazione del commissario con la bella Eleonora sembra essere sempre più solida. Non mancherà la cena a casa di Franco Bordelli, dove come d'abitudine ognuno racconterà una storia. Ma una mattina il commissario riceve una telefonata dalla questura... un altro omicidio?



14 novembre 2020

LUIGI MANCONI-FEDERICA GRAZIANI PER IL TUO BENE TI MOZZERÒ LA TESTA

 Politici, giornalisti e manettari d'ogni sorta che brandiscono la morale come un'arma. È l'Italia immersa nel giustizialismo.

«Beati gli affamati di giustizia perché saranno giustiziati». Questo vertiginoso aforisma illumina con esattezza il clima di sospetto che imperversa in Italia. Si diffonde l’idea che la società debba perseguire un modello assoluto di legge e ordine, senza scampo per nessuno e senza spazio per i dubbi della prudenza e della clemenza. È un orientamento, traducibile nello slogan «piú carcere per tutti», che si nutre di un esteso rancore sociale. Un umore con radici profonde che produce e alimenta il populismo, soprattutto nella sua veste penale. Partendo da tali considerazioni, Luigi Manconi e Federica Graziani tracciano un quadro ampio e allarmante dell’odierna mentalità giustizialista che trova il suo campione in Marco Travaglio, il cui metodo è analizzato in diverse pagine del libro. Con lucidità, ne investigano radici e degenerazioni politico-culturali. Ed evidenziano come l’unico argine possibile sia, nel nostro tempo, la cultura del garantismo, che va affermata a partire dal suo concetto cardine: la tutela delle garanzie individuali, sancita dallo stato di diritto e dalla Costituzione. Il contenuto di questo libro sta tutto nel sottotitolo: contro il giustizialismo morale. Quell’orientamento culturale e politico che persegue un concetto assoluto e astratto di giustizia e pensa di affidarne la realizzazione alla spada dei tribunali, a prescindere dalle forme, dalle garanzie processuali e dai diritti individuali. Viviamo in un Paese in cui alcuni versano in condizioni disumane, altri stentate e in cui il sistema delle pene insegue le inquietudini della sicurezza pubblica, ricorrendo a un inasprimento delle sanzioni buono solo a far crescere l’angoscia collettiva. In questa società e in questo clima trovano largo spazio campagne di opinione tese a incentivare la voglia di rivalsa sociale e a offrirle facili bersagli. Il libro ripercorre gli ultimi anni di storia nazionale. Anni in cui, mentre le tutele individuali in campo penale si affievolivano e processi pubblici e gogne mediatiche si moltiplicavano, si diffondeva l’idea che ciò che è peccato è reato. E l’esito è stato tanto l’abbassamento del livello di civiltà giuridica quanto la mortificazione del senso collettivo di giustizia. Da tutto questo nasce il quesito che, attraverso 11 casi esemplari, il libro pone ai lettori: siete garantisti o giustizialisti? Un test per verificare quale sia il vostro grado di rispetto dei principî e delle regole dello stato di diritto.



PAOLO ROVERSI ALLA VECCHIA MANIERA

 Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvoca...