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Sale, Alessandria, Italy
Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;

16 settembre 2020

GIULIO CAVALLI DISPERANZA

 Rivendichiamo il diritto di essere fragili.

È possibile individuare il momento in cui abbiamo perso la speranza? Oggi si possono ancora dichiarare le nostre fragilità contro la retorica del superomismo? Una riflessione sulla nostra società che ci spinge a essere ottimisti e positivi, una cassetta degli attrezzi per continuare a sperare.



14 settembre 2020

SANTIAGO H. AMIGORENA IL GHETTO INTERIORE


Vicente Rosenberg arriva in Argentina nel mese di aprile del 1928 con pochissimi soldi in tasca e una lettera di raccomandazione di suo zio per la Banca di Polonia a Buenos Aires. Ma ben presto, anziché diventare impiegato di banca, diventa un giovanotto argentino non ricco ma fascinoso, capace di arrangiarsi con affarucci piú o meno equivoci. Impara a ballare il tango, comincia a frequentare le milonga, conosce Rosita, la sua futura moglie.

La Polonia è lontana, cosí come lontano è il quartiere della sua infanzia, Chelm, dove tutti parlavano yiddish. Remoti anche i giorni trascorsi nell’esercito polacco come giovanissimo ufficiale, un’esperienza utile soltanto ad armarsi di quel senso di superiorità che gli permette di atteggiarsi a dandy con la massima disinvoltura.

Del resto, che cosa conta essere ebrei, polacchi o persino argentini dinanzi all’assoluta libertà di vivere senza essere definiti in base a un’identità, un’etnia, una religione?

Agli inizi del 1940 Vicente è ancora giovane e bello, ama ancora Rosita, è diventato padre di famiglia, ha aperto un negozio dove vendere i mobili del suocero, e nessuno piú lo chiama Wincenty, tutti lo chiamano Vicente.

Un giorno, però, riceve da Varsavia una lettera della madre che comincia con “Caro Wincenty”. Racconta che gli occupanti tedeschi hanno appena costruito un muro per segregare tutti gli ebrei che abitano nei vari quartieri della città. La loro casa è compresa ormai in un ghetto di tre chilometri quadrati nel quale vivono, accatastati gli uni sopra gli altri, quattrocentomila persone in pochi isolati. Alla lettera seguono altre lettere, sempre piú drammatiche. Dicono dell’impossibilità di sopravvivere in quelle condizioni e si concludono sempre con una struggente richiesta di aiuto.

Da quel momento l’esistenza di Vincente muta radicalmente. Diventa quella che non è mai stata, la nuda vita di Wincenty, non piú il bambino, adulto, polacco, soldato, ufficiale, studente, marito, padre, argentino, venditore di mobili, ma l’ebreo, soltanto l’ebreo Wincenty che assiste impotente al dolore delle persone che ama nel silenzio, nel ghetto interiore dei suoi pensieri assediati dall’inesprimibile.



13 settembre 2020

ANTONIO PAGLIARO STORIA TERRIBILE DELLE BAMBINE DI MARSALA

 Marsala, nell'autunno del 1971 nel breve tragitto fra scuola e casa, tre bambine di nove, sette e cinque anni scompaiono. Si chiamano Antonella, Ninfa e Virginia. Nei giorni successivi tremila uomini battono la provincia. Sono poliziotti, carabinieri, militari, vigili e molti volontari, li coordina un giudice di alto profilo: Cesare Terranova. Finché i corpi delle tre bimbe vengono ritrovati. Nel 1979 la Corte d'Assise di Messina riconosce colpevole del triplice omicidio lo zio di Antonella, nel frattempo diventato "mostro di Marsala", e lo condanna alla pena di 29 anni. Ma nessuno a Marsala crede che abbia agito da solo. Deve esserci altro: la mafia stragista, una banda senza scrupoli, le più terribili droghe, le orge sataniche, un complotto dei poteri forti. Devono esserci da qualche parte i potenti e gli impuniti. Negli anni e nei processi, altre storie si intrecciano a questa. Per una strana circostanza ne fanno parte personaggi noti: Carlo Alberto dalla Chiesa, a quel tempo colonnello, il pubblico ministero Ciaccio Montalto, il maresciallo Lenin Mancuso, il giudice Paolo Borsellino. Tutti poi vittime della mafia. L'autore, basandosi su atti giudiziari, testimonianze orali, cronache di giornali, ripercorre questa "storia terribile" senza tralasciare nulla. Ne nasce un "reportage narrativo siciliano" che mostra come verità processuale e verità storica non sempre coincidano. Per giungere infine a un'inedita spiegazione dei fatti.



GIUSEPPE FERRARO LA MEMORIA DELL'AMORE

 La memoria è la stanza dei sentimenti. È fatta di nostalgia e desiderio, procede per salti e voli. Le parole che l’arredano colpiscono e sorprendono con la perentorietà del vissuto di chi porta un’esperienza da condividere. Se non riusciamo a trovare le parole è perché non viviamo i sentimenti, quindi nemmeno li ricordiamo. Una memoria senza ricordi. Non bastano i database che ci fanno ricordare tutto ma non quello che abbiamo sentito dentro, come vissuto. Siamo lontani dal saggio “filosofico” argomentato secondo una sintassi rigida e conosciuta, secondo un sistema di pensiero chiuso. Qui no. Le parole escono fuori dagli schemi e vanno da sole come tante frecce, ognuna delle quali ne contiene molte altre, svelando e rivelando sensi presenti e inattesi. Il testo che le raccoglie può sembrare un cruciverba senza schema, ma nel suo avanzare c’è un metodo rigoroso, che consente di fissare la memoria dell’amore da moltissime angolazioni. “Bisogna restituire l’amore alla vita e la vita all’amore” è l’affermazione più rivoluzionaria che si possa fare. Un libro sovversivo. Diversi sono i riferimenti al carcere, alla scuola, al quotidiano. In nessun altro testo di filosofia la vita entra così tanto dentro le parole e l’amore ci arriva in tutta la sua urgenza. Perché l’amore non si ripete ma ritorna, basta riconoscerlo. Affinché l’altro non sia soltanto un pericolo di contagio, ma un’offerta d’amore da cogliere in tutta la sua bellezza.



RAFFAELE ALBERTO VENTURA RADICAL CHOC

 Affidando le nostre vite agli esperti, ne siamo anche diventati dipendenti. È una storia lunga, la storia di come l'umanità ha ridotto l'incertezza del mondo delegandone la comprensione e l'amministrazione a un'élite di individui considerati «migliori». Il Novecento ha segnato il trionfo di questi operatori specializzati, mostrando la loro eccezionale capacità di assicurare decenni di sicurezza e sviluppo, finché qualcosa si è inceppato. Di fronte ai competenti si ergono oggi i loro nemici autoproclamati: chiamiamoli populisti, perché oppongono alla retorica della minoranza istruita quella del «popolo», ai radical chic un radical choc. La domanda che pongono è urgente e merita di essere presa sul serio: a cosa servono gli esperti se non garantiscono piú gli stessi rendimenti del passato? Come i cicli economici richiedono talvolta, per ripartire, la sostituzione drastica di un parco tecnologico obsoleto con macchine di ultima generazione, anche i cicli culturali hanno bisogno periodicamente di essere resettati e riavviati. Al prezzo, va sottolineato, di un rischio colossale: perché se in rari casi questa strategia di «distruzione creatrice» permette l'inizio di una rinnovata fase di crescita, piú spesso porta invece alla catastrofe. E se fosse giunta anche per noi la fine di un ciclo?



CARLOTTO - RUJU - FERRACCI LA BALLATA DEL TRADITORE

 Il duplice omicidio di un veterano dell’anticrimine e di un suo confidente fa riemergere dal passato una vecchia storia di corruzione all’interno della Questura milanese. Il chiacchierato commissario Lo Porto, ormai in pensione, viene rimesso in gioco dalla dirigente che ha preso il suo posto: la bella e dura Stefania Rosati. Lo Porto è costretto a tornare a Milano, dopo esserne rimasto lontano per anni. L’autore degli omicidi sembra essere uno della sua vecchia squadra. Uno sbirro. Toccherà a lui dargli la caccia, mentre certi equilibri segreti rischiano di saltare, vecchie e nuove generazioni di poliziotti e criminali si confrontano con le armi in pugno. E per tutti, colpevoli e innocenti, idealisti e corrotti, si avvicina una sanguinosa resa dei conti.



MARCELA SERRANO IL MANTELLO

 Il mantello è un libro che nasce da un momento eccezionale della vita della grande scrittrice cilena. La perdita di Margarita per cancro, la terza di cinque sorelle molto unite, fa vacillare tutto il suo mondo. Ma invece di sfuggirgli, Marcela decide di abbracciare il suo dolore e di dedicarvisi interamente per cento giorni della sua vita. Ritirata in campagna, usa la scrittura come strumento di riflessione e introspezione, per mettere ordine fra i suoi pensieri e aprire gli occhi. E quelli che all'inizio sono solo appunti sparsi diventano presto un romanzo, per la prima volta in forma autobiografica. Denso di riferimenti letterari, da Philip Roth a Canetti, passando per Philippe Claudel, Brodskij, Freud, Virginia Woolf solo per citarne alcuni, con incursioni nei territori dell'infanzia e a volte persino un garbato umorismo, Il mantello è il racconto delle emozioni e dei sentimenti che si affrontano quando si perde una persona cara.



PAOLO NELLI IL TERZO GIORNO

 Il venerdì di Pasqua un paesino lombardo, Colle Ventoso, è sconvolto dal ritrovamento di tre cadaveri. Due sono riversi sulle scale di un condominio: si tratta di Tore, un trentenne assillato dai creditori, e di un bellissimo ragazzo biondo, chiamato "l'angelo" per via di due ali disegnate sulla schiena. Il terzo corpo, quello di Ilde Ardenghi, viene scoperto nel suo appartamento pieno di raffinate opere d'arte. A investigare è il commissario di polizia Valerio Colasette, un meridionale trapiantato al nord, in difficoltà con regole e superiori e con una lettera di dimissioni pronta da dieci anni. Iniziano così due indagini parallele: da una parte Irene Iannone, fidanzatina di Tore ai tempi dell'infanzia, un'assistente sociale spinta da ragioni personali che agisce di puro intuito; dall'altra Colasette, scontroso, spesso insofferente eppure capace di entrare in sintonia con i suoi compaesani, affiancato nel caso dalla brillante ispettrice Maddalena Bercalli. Tra i due la collaborazione prende presto le forme di un'intimità inaspettata. Le indagini si incontreranno, inevitabilmente, il giorno di Pasqua, per scoprire che anche nelle case di Colle Ventoso, come nell'animo dei protagonisti, niente è mai come sembra.



12 settembre 2020

ENRICO MORELLO LA MIA BANCA

 L'avvocato Arturo Speranza è un correntista di lungo corso, stufo di essere maltrattato dal suo istituto di credito. È giunto il momento di reagire e partire all'attacco. Una storia simile a quella di tanti cittadini raccontata da chi, come correntista, subisce lo strapotere delle banche nel ruolo di avvocato, conoscendolo, decide di combatterlo. Ci vogliono i consulenti giusti per riuscire a far aprire un'indagine per anatocismo e usura contro la banca: una mission impossible che il protagonista avvia con la preziosa complicità di un perito, un "omino" molto preparato che conosce bene la realtà di certe operazioni fatte a sfavore di correntisti poco avveduti, che gli chiedono aiuto. 



09 settembre 2020

GIUSEPPE CULICCHIA E FINSERO FELICI E CONTENTI

 Nel 1852 Flaubert scriveva queste parole a proposito del suo Dizionario dei luoghi comuni: "Bisognerebbe che in tutto il libro non ci fosse una parola mia, e che, una volta letto il dizionario, non si osasse più parlare, per paura di dire spontaneamente una delle frasi che vi si trovano". Anche noi, oggi, ci ostiniamo a usare parole vuote e politicamente corrette, per comodità, per pigrizia o per interesse. Viviamo nell'epoca dello storytelling e delle fake news e, spesso senza accorgercene, siamo diventati tutti attori, grandi maestri di ipocrisia. Oggi la famiglia ideale non prevede più una mamma e un papà, concetti ormai obsoleti, tradizionalisti e dunque intimamente "fascisti", ma corrisponde a quella formata da Genitore 1 e Genitore 2. I lavoratori licenziati si chiamano "esuberi". Martina Navratilova, nove volte vincitrice a Wimbledon e lesbica dichiarata da decenni, è stata espulsa dall'associazione delle tenniste Lgbt per aver detto che la competizione tra tenniste donne e tenniste transgender non era equa. Per vedere come si fa ad abitare la nostra gigantesca finzione collettiva basta aprire questo dizionario e andare, per esempio, alla voce "trump: L'ennesimo 'nuovo Hitler'. Definirlo un 'fascista'. Il sogno di tutti coloro che hanno l'indignazione in tasca. Come lui solo Salvini e, staccati di qualche lunghezza, Putin e Boris Johnson". Giuseppe Culicchia gioca con le parole dello spirito del tempo in modo spiritoso e feroce: ci sono gli Immigrati, i Marocchini e i Meridionali, e poi i Razzisti, i Russi, i Sovranisti, Ariana Grande e la Merkel. Un'opera di satira chirurgica e impietosa, che fa ridere e fa riflettere sulle finzioni comode e talvolta mostruose a cui siamo tutti assuefatti.



PAOLO ROVERSI ALLA VECCHIA MANIERA

 Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvoca...