È un Contrera decisamente irresistibile, con un braccio ingessato e l'esistenza a pezzi, quello che si mette sulle tracce di una ragazza italo-americana incontrata a una festa, a Torino, nel quartiere multietnico Barriera di Milano che assomiglia al mondo. Si chiama Catherine Rovelli, ha investito un pusher ed è scomparsa nel nulla. Poi c'è Long Lai, un ristoratore cinese scappato di casa che Contrera ha l'incarico di riportare alla sua famiglia, e che già nelle prime pagine lo atterra con due calci ben assestati. E soprattutto c'è uno stalker, spuntato fuori dal nulla o giù di lì, che minaccia l'ex moglie e l'ex figlia di Contrera, come le chiama lui, costringendolo a ritornare temporaneamente sotto il tetto coniugale, con tutte le implicazioni tragicomiche di quella convivenza forzata. Insomma, stavolta Contrera è alle prese non con uno ma con ben tre casi che fino alla fine sembrano irrisolvibili. Eppure, grazie alle sue scalcinate qualità e al talento di trasformare gli errori in punti di forza, riuscirà a trovare il bandolo della matassa. Perché alla fine Contrera scava sempre nelle contraddizioni umane. Senza fornire risposte, cercando solo di sopravvivere e, magari, di capirci qualcosa. Scapperebbe ogni volta, se potesse, preda di quel bisogno ciclico di autodistruzione che fa di lui quello che è, un simpatico inetto sempre sull'orlo dell'abisso e sempre capace di uscirne, un po' sporco.
Un contenitore culturale Nulla di più Libri scelti su basi prettamente personali Non esiste un criterio di scelta tranne quello di ritenere la trama o la tematica trattata.
Informazioni personali
- RICCARDO SEDINI
- Sale, Alessandria, Italy
- Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;
30 marzo 2020
29 marzo 2020
HANS TUZZI NESSUNO RIVEDE ITACA
Il libro ha al centro un musicista, Tommaso, nato nel 1966, che riceve, poco dopo il suo cinquantesimo compleanno, un lascito composto da una scatola di foto e cartoline e da una chiavetta con un lungo messaggio dell'amico Massimo, uno scrittore nato nel 1936 e morto tragicamente. Le due voci si intrecciano in un dialogo che tocca molti temi personali, come l'omosessualità e politici, come il destino dell'europa.
28 marzo 2020
DARIO BUZZOLAN IN VERITÀ
Cernedo, profondo Nord. I Trovato, titolari della Stella, leggendaria azienda di alta orologeria, devono fare i conti con un buco finanziario che li sprofonda in una crisi ingovernabile e porta a galla tensioni familiari irrisolte, nevrosi, segreti. Il capofamiglia Ruggero scompare misteriosamente; il primogenito Pietro si affanna a cercare soluzioni; il più giovane, Nicola, si nutre di ossessioni scientifiche (essere tra i primi a mettere piede su Marte); la madre Lucia ha un corrispondente immateriale con il quale cerca di sottrarsi ai vuoti della propria esistenza. La LiebenKraft Company, multinazionale del lusso, si fa avanti per acquisire la Stella; ma il meccanismo innescato da due dirigenti, Tom e Amelia, avvoltoi professionisti nonché amanti segreti, si rivela meno oliato del previsto, mentre la pugnace giovanissima Cloe, analista finanziaria del gruppo, scopre alcune magagne di bilancio che, se svelate, potrebbero diventare imbarazzanti. Le torbide spire familiari dei Trovato, la compromessa trasparenza della LiebenKraft, la rivolta dei migranti di Cernedo contro Pietro Trovato – il quale in un accesso di rabbia ha malmenato una delle loro bambine – sono tutti chiari sintomi di un malessere di cui soffrono dal primo all’ultimo i personaggi in scena. Ivi compreso HP, calciatore italo-camerunese che avrebbe dovuto essere il grande investimento della multinazionale, e invece si danna in una condotta di vita senza governo. Dove portano tutto questo caos, questa tensione, queste menzogne?
27 marzo 2020
DARIO CIRRINCIONE FIGLI DEI BOSS
Questo è un libro di storie e di storia. Racconta uno spaccato dell’Italia conosciuto solo superficialmente: i figli dei boss. Nati e cresciuti in famiglie di Mafia, Camorra, ’ndrangheta e Sacra corona unita, questi “eredi” sono protagonisti consapevoli o inconsapevoli della storia della criminalità organizzata italiana. I “figli” sono considerati boss di diritto, anche se non vogliono; perché portano il cognome di chi negli anni ‘70, ‘80 e ‘90 ha scritto alcune tra le peggiori pagine della cronaca nera nazionale.
Il testo si sviluppa in tre sezioni: la prima dedicata ai figli dei boss che hanno cercato e trovato una strada alternativa ai circuiti criminali familiari; la seconda dedicata al progetto “Liberi di scegliere”, rivolto ai minori figli di ’ndrangheta; la terza focalizzata sui figli di Riina e Provenzano: boss mafiosi tra i più noti in Italia. L’autore ci porta in questo mondo attraverso ricostruzioni storiche, incontri e interviste con i figli dei boss, i loro amici, i membri della loro famiglia, magistrati, giudici, avvocati e psicologi.
Il testo si sviluppa in tre sezioni: la prima dedicata ai figli dei boss che hanno cercato e trovato una strada alternativa ai circuiti criminali familiari; la seconda dedicata al progetto “Liberi di scegliere”, rivolto ai minori figli di ’ndrangheta; la terza focalizzata sui figli di Riina e Provenzano: boss mafiosi tra i più noti in Italia. L’autore ci porta in questo mondo attraverso ricostruzioni storiche, incontri e interviste con i figli dei boss, i loro amici, i membri della loro famiglia, magistrati, giudici, avvocati e psicologi.
25 marzo 2020
MONICA ZAPPELLI UN UOMO ONESTO
In un Paese normale questa storia non sarebbe mai diventata un libro. In un Paese normale Ambrogio Mauri sarebbe stato soltanto un imprenditore di talento, di quelli che fanno il vanto (e il PIL) di una nazione. Ma non in Italia. La storia di Ambrogio Mauri comincia e finisce in Brianza. Una terra che nasconde dietro l'apparenza della provincia una densità imprenditoriale pari a dieci volte quella del resto d'Italia. Laurà, laurà, laurà sono i tre comandamenti su cui si regge la vita da queste parti e Ambrogio Mauri li impara subito in fretta. Ha solo diciannove anni, quando il padre muore. Gli lascia un'officina che ripara autobus e molti debiti. Ambrogio salva l'azienda e la trasforma in una delle realtà italiane più avanzate nella produzione di mezzi pubblici. Insieme con la ditta Mauri cresce e cambia anche l'Italia. L'euforia del boom economico lascia il posto a un Paese incapace di superare le sue contraddizioni, sempre più prigioniero di un sistema di corruzione che trova il suo apice e simbolo nella Milano da bere degli anni Ottanta. Dove è normale pagare tangenti, dove l'onestà è ormai solo una vecchia moneta fuori corso. Mauri sceglie di non adeguarsi. Perché lui sarà sempre scelto per quello che produce e non per quello che paga sottobanco. Così facendo però lo spazio per la sua azienda si fa sempre più stretto. Anno dopo anno diventa invisibile, regolarmente ignorata nelle gare d'appalto. Poi, il ciclone di Mani Pulite investe l'Italia del malaffare e per Ambrogio sembra la fine di un incubo. Ma il risveglio è brusco e il prezzo della disillusione altissimo: pochi anni più tardi nulla è cambiato. E Mauri rimane solo, come solo - in fondo - era sempre stato. L'epilogo è tragico, perché, come scrive l'autrice, "Davide contro Golia non può vincere due volte ". Anche per questo motivo, la sua storia merita di essere raccontata. Per ricordare un "eroe normale" nel Paese delle tangenti. E per spiegare perché, oggi, nelle classifiche degli Stati più corrotti l'Italia sta davanti persino al Ruanda.
VEIT HEINICHEN BORDERLESS
Xenia Ylenia Zannier ha perso i genitori appena nata, entrambi sono morti durante il terremoto che ha devastato il Friuli nel 1976. È stata adottata dalla zia materna e dal marito, che avevano già un figlio di dieci anni, Floriano, da subito affezionato alla bambina che lo considererà sempre l’amatissimo fratello maggiore. Nel 1990 Floriano, nel frattempo entrato nella guardia di finanza a Trieste, viene processato e ingiustamente accusato di tentato omicidio e tre giorni dopo l’udienza si impicca in cella. La strada di Xenia, oggi commissario a Grado, incrocia ripetutamente quella della senatrice Romana Castelli de Poltieri, donna senza scrupoli corresponsabile della morte del fratello e implicata in una rete di corruzione internazionale. Con l’uccisione dell’amico e giornalista austriaco Jordan S. Becker e l’arrivo di una nave carica di profughi siriani, le indagini portano Xenia all’intelligence tedesca e al traffico di armi con base in Croazia. Passando per Trieste, Fiume, Salisburgo, Monaco, la Cancelleria a Berlino, Pullach e il ministero dell’Interno a Roma, tutte le tracce riconducono alla senatrice, capace di qualunque cosa per conservare il proprio potere. A fare da sfondo, la xenofobia di Patria Nostra che istiga all’odio verso gli stranieri, l’Unione Europea e la Germania.
24 marzo 2020
GIANRICO CAROFIGLIO LE TRE DEL MATTINO
La storia è narrata in prima persona da Antonio, un uomo sui cinquant'anni che, attraverso un lungo flashback, racconta un episodio avvenuto molti anni prima.
La vicenda si svolge negli anni ottanta. Ragazzo timido e solitario, Antonio è figlio di genitori separati che, per trovare una cura all'epilessia idiopatica del figlio, decidono di portarlo in Franciaa Marsiglia, per sottoporlo ad una visita dal dottor Gastaut, un luminare del settore. Dopo una serie di esami e di controlli, il dottore raccomanda ai genitori di riportare il figlio (ormai sulla via della guarigione) tre anni dopo per verificare lo stato della sua malattia.
Passati tre anni Antonio, che ha ormai raggiunto la maggiore età, torna a Marsiglia, accompagnato solo dal padre, per ascoltare il responso finale del dottore, il quale sostiene che ormai il ragazzo è praticamente guarito ma che, per essere sicuro della definitiva scomparsa della malattia, dovrà sottoporsi "alla prova da scatenamento" che consiste nello stare sveglio per due giorni di seguito, in modo tale da stressare il fisico al limite. In caso non si fossero presentate crisi in quei due giorni, Antonio poteva dirsi completamente guarito.
Durante questi due giorni Antonio e il padre visitano la città francese e iniziano a parlarsi e a confidarsi liberamente, senza più quell'imbarazzo che da sempre aveva caratterizzato il loro rapporto. La sera, a cena, il padre racconta al figlio tutto ciò che non ha mai avuto il coraggio (o l'occasione) di dirgli; di come ha conosciuto sua madre, del rapporto con la sua età e con il suo lavoro, della sua giovinezza, delle proprie speranze, illusioni, paure, mentre di notte i due si ritrovano in un locale dove si suona il jazz e dove il padre si esibisce al pianoforte sotto gli occhi stupiti di Antonio, il quale lo ha convinto a suonare di fronte a tutti i presenti.
La volontà di confidarsi e di raccontarsi di Antonio e del padre, che sembrano quasi tentare di recuperare il tempo perduto, li accompagna anche il giorno seguente, speso tra una visita alla chiesa di Notre-Dame-de-la-Garde e una gita tra le acque della costa marsigliese. Alla Calanque de Morgiou, una spiaggia non lontana dalla città, fanno la conoscenza di Adèle e Lucie, due ragazze lesbiche provenienti da Tolosa, che dopo aver passato la giornata con loro, decidono di invitarli ad una festa tenuta, quella sera stessa, da una loro amica. I due accettano l'invito e si preparano ad affrontare quella che sarà l'ultima notte a Marsiglia prima del ritorno a casa.
Padre e figlio, che vengono accolti dalla padrona di casa Marianne, una ragazza di 37 anni che parla perfettamente l'italiano, trascorrono la serata mangiando cibo della cucina magrebina, bevendo vino e godendosi la festa, sempre più stanchi e spossati dal sonno. Quando tutti gli altri ospiti se ne sono andati, Marianne si trattiene con loro e in particolare con Antonio che le spiega l'irreale situazione nella quale si sono venuti a trovare. La ragazza gli dice che si tratta di balikwas, ovvero un salto in un'altra situazione, la quale ci porta a vedere le cose che siamo abituare a conoscere in modo differente, che descrive al meglio ciò che hanno vissuto padre e figlio in quei giorni. In seguito i due hanno un rapporto sessuale, mentre il padre di Antonio, ormai sfinito, è vinto dal sonno.
Padre e figlio abbandonano la casa di Marianne solo all'alba per dirigersi prima all'albergo e poi allo studio del dottor Gastaut, il quale conferma la completa guarigione del ragazzo. Antonio è quindi libero di tornare a casa, felice sia per la fine della malattia, ma soprattutto per il rapporto instaurato con il padre.
Dopo pochi mesi però, quest'ultimo viene a mancare a causa di un malore che lo colpisce durante una lezione all'università. Lascia una lettera nella quale scrive dell'imprevedibile avventura avuta a Marsiglia con il figlio e di quanto tempo ancora avrebbe avuto per parlare con lui.
La lettera termina con una frase piuttosto nota di John von Neumann, un grande matematico del secolo scorso.
«Se la gente crede che la matematica non sia semplice, è perché non si rende conto di quanto complicata sia la vita.»
Questa stessa frase verrà ricopiata da Antonio nel muro del suo studio, dopo essere diventato professore all'università. Si scopre quindi che il ragazzo, dopo quel folle viaggio, ha deciso di ripercorrere le orme del padre.
La vicenda si svolge negli anni ottanta. Ragazzo timido e solitario, Antonio è figlio di genitori separati che, per trovare una cura all'epilessia idiopatica del figlio, decidono di portarlo in Franciaa Marsiglia, per sottoporlo ad una visita dal dottor Gastaut, un luminare del settore. Dopo una serie di esami e di controlli, il dottore raccomanda ai genitori di riportare il figlio (ormai sulla via della guarigione) tre anni dopo per verificare lo stato della sua malattia.
Passati tre anni Antonio, che ha ormai raggiunto la maggiore età, torna a Marsiglia, accompagnato solo dal padre, per ascoltare il responso finale del dottore, il quale sostiene che ormai il ragazzo è praticamente guarito ma che, per essere sicuro della definitiva scomparsa della malattia, dovrà sottoporsi "alla prova da scatenamento" che consiste nello stare sveglio per due giorni di seguito, in modo tale da stressare il fisico al limite. In caso non si fossero presentate crisi in quei due giorni, Antonio poteva dirsi completamente guarito.
Durante questi due giorni Antonio e il padre visitano la città francese e iniziano a parlarsi e a confidarsi liberamente, senza più quell'imbarazzo che da sempre aveva caratterizzato il loro rapporto. La sera, a cena, il padre racconta al figlio tutto ciò che non ha mai avuto il coraggio (o l'occasione) di dirgli; di come ha conosciuto sua madre, del rapporto con la sua età e con il suo lavoro, della sua giovinezza, delle proprie speranze, illusioni, paure, mentre di notte i due si ritrovano in un locale dove si suona il jazz e dove il padre si esibisce al pianoforte sotto gli occhi stupiti di Antonio, il quale lo ha convinto a suonare di fronte a tutti i presenti.
La volontà di confidarsi e di raccontarsi di Antonio e del padre, che sembrano quasi tentare di recuperare il tempo perduto, li accompagna anche il giorno seguente, speso tra una visita alla chiesa di Notre-Dame-de-la-Garde e una gita tra le acque della costa marsigliese. Alla Calanque de Morgiou, una spiaggia non lontana dalla città, fanno la conoscenza di Adèle e Lucie, due ragazze lesbiche provenienti da Tolosa, che dopo aver passato la giornata con loro, decidono di invitarli ad una festa tenuta, quella sera stessa, da una loro amica. I due accettano l'invito e si preparano ad affrontare quella che sarà l'ultima notte a Marsiglia prima del ritorno a casa.
Padre e figlio, che vengono accolti dalla padrona di casa Marianne, una ragazza di 37 anni che parla perfettamente l'italiano, trascorrono la serata mangiando cibo della cucina magrebina, bevendo vino e godendosi la festa, sempre più stanchi e spossati dal sonno. Quando tutti gli altri ospiti se ne sono andati, Marianne si trattiene con loro e in particolare con Antonio che le spiega l'irreale situazione nella quale si sono venuti a trovare. La ragazza gli dice che si tratta di balikwas, ovvero un salto in un'altra situazione, la quale ci porta a vedere le cose che siamo abituare a conoscere in modo differente, che descrive al meglio ciò che hanno vissuto padre e figlio in quei giorni. In seguito i due hanno un rapporto sessuale, mentre il padre di Antonio, ormai sfinito, è vinto dal sonno.
Padre e figlio abbandonano la casa di Marianne solo all'alba per dirigersi prima all'albergo e poi allo studio del dottor Gastaut, il quale conferma la completa guarigione del ragazzo. Antonio è quindi libero di tornare a casa, felice sia per la fine della malattia, ma soprattutto per il rapporto instaurato con il padre.
Dopo pochi mesi però, quest'ultimo viene a mancare a causa di un malore che lo colpisce durante una lezione all'università. Lascia una lettera nella quale scrive dell'imprevedibile avventura avuta a Marsiglia con il figlio e di quanto tempo ancora avrebbe avuto per parlare con lui.
La lettera termina con una frase piuttosto nota di John von Neumann, un grande matematico del secolo scorso.
«Se la gente crede che la matematica non sia semplice, è perché non si rende conto di quanto complicata sia la vita.»
Questa stessa frase verrà ricopiata da Antonio nel muro del suo studio, dopo essere diventato professore all'università. Si scopre quindi che il ragazzo, dopo quel folle viaggio, ha deciso di ripercorrere le orme del padre.
23 marzo 2020
DARIO CORRENTI IL DESTINO DELL'ORSO
In una valle svizzera, un giorno di luglio, un industriale milanese viene sbranato vivo da un orso. Marco Besana, giornalista di nera con troppi anni di lavoro alle spalle e altrettanta disillusione addosso, è costretto controvoglia a occuparsi di quella strana morte. Sarebbe facile archiviare il caso come un incidente di montagna se Ilaria Piatti, giovanissima reporter, perennemente precaria, non fosse convinta di avere davanti un serial killer. Molto più feroce di qualunque animale. Ilaria e Marco, accompagnati dal cane Beck's, lasciano Milano e partono per l'Engadina. E lì scoprono una catena di morti orribili e misteriose, tutte apparentemente accidentali: un uomo caduto in un crepaccio, uno carbonizzato nel suo aereo privato, un altro mummificato in un bosco. La sequenza non può essere casuale. Anche se la polizia locale non collabora e in redazione nessuno crede in loro, i due cronisti non si danno per vinti. Sono sicuri di avere di fronte un soggetto molto pericoloso, che uccide le sue vittime con armi non convenzionali, in modi originali e sofisticati. E sembra ispirarsi alla più famosa avvelenatrice seriale del Settecento, Giovanna Bonanno, conosciuta come la Vecchia dell'Aceto. Il racconto trascina il lettore in un labirinto di false piste e colpi di scena, ai piedi di splendide montagne che, impassibili e sinistre, osservano dall'alto le mosse di un assassino diabolico, sfuggente.
EMILIANO BEZZON IL DELITTO DI VIA FILODRAMMATICI
La Milano del dopo Expo, dei grattacieli e del nuovo skyline, la Milano dal ritmo continuamente “in crescendo” sembra fermarsi in riverente pausa davanti alla sacralità del tempio mondiale della Lirica, il Teatro alla Scala, e alla quiete della casa di riposo Giuseppe Verdi, dove anziani musicisti vivono di musica e di ricordi. Ma quel mondo apparentemente rarefatto nasconde storie di invidie, sesso, denaro, potere e tradimenti: l’assassinio “quasi perfetto” del potente sovrintendente è come un terremoto che sconquassa la superficiepatinata e porta alla luce quel sommerso di odio e intrighi. Il sovrintendente viene trovato di prima mattina dal suo segretario particolare nel suo studio, riverso sulla scrivania, privo di vita, senza una goccia di sangue. Ma i primi rilievi tolgono subito ogni dubbio: non si tratta di morte accidentale. La scottante indagine viene affidata alla giovane e determinata capitana dei carabinieri Doriana Messina. Single per sofferta scelta in nome dell’Arma, la capitana è amata e stimata dai suoi stretti collaboratori, ma deve invece destreggiarsi tra le invidie di colleghi che la vedono come ostacolo alla loro carriera, e le avance più o meno esplicite di uomini che non vogliono perdersi l’esperienza della donna in divisa, magari con il valore aggiunto di manette e pistola. A Doriana si affianca come consulente del PM la psicologa e amica Giorgia del Rio con cui ha collaborato nel corso di una precedente indagine. Grazie a lei e ai racconti della sua anziana amica musicista che vive a Casa Verdi, si scopre che in quei giorni è avvenuto un ritrovamento di enorme valore per il mondo della musica verdiana…
22 marzo 2020
MATTIA FERRARESI SOLITUDINE
Da decenni la sociologia e le scienze umane analizzano il progressivo disgregarsi dei legami e delle relazioni. Non stupisce dunque che la solitudine sia considerata una delle maggiori insidie della nostra epoca. Media e opinione pubblica la descrivono come un morbo da combattere. Governi e istituzioni per la salute pubblica si sono mobilitati. In pochi, però, sottolineano che la situazione contemporanea è il frutto di una precisa evoluzione storica. >Mattia Ferraresi indaga con straordinaria lucidità le radici di questo fenomeno. E illumina il colossale paradosso che lo ha generato: lo scardinamento delle connessioni profonde con l'altro è, infatti, al cuore del progetto di emancipazione della modernità. Proprio il modello liberale ha posto le basi per una società fatta di soggetti che hanno scelto la solitudine quale via maestra verso l'autocompimento. Nel divincolarsi dalle autorità, dalle gerarchie e dalle costrizioni tradizionali che lo opprimevano, l'uomo moderno si è cosí ritrovato solo. Il suo ideale di liberazione si è trasformato, oggi, in una prigionia.
«Il nostro mondo. Quello dei selfie e delle pubblicità profilate, dei pasti monoporzione e del single come stato sommamente desiderabile. Un mondo dove la solitudine regna. Ma grattando la superficie delle osservazioni quantitative e delle cronache si intuisce che siamo di fronte a qualcosa di piú complicato e oscuro di una tendenza sociale: è lo stato esistenziale dell'uomo contemporaneo».
«Il nostro mondo. Quello dei selfie e delle pubblicità profilate, dei pasti monoporzione e del single come stato sommamente desiderabile. Un mondo dove la solitudine regna. Ma grattando la superficie delle osservazioni quantitative e delle cronache si intuisce che siamo di fronte a qualcosa di piú complicato e oscuro di una tendenza sociale: è lo stato esistenziale dell'uomo contemporaneo».
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