In un Paese normale questa storia non sarebbe mai diventata un libro. In un Paese normale Ambrogio Mauri sarebbe stato soltanto un imprenditore di talento, di quelli che fanno il vanto (e il PIL) di una nazione. Ma non in Italia. La storia di Ambrogio Mauri comincia e finisce in Brianza. Una terra che nasconde dietro l'apparenza della provincia una densità imprenditoriale pari a dieci volte quella del resto d'Italia. Laurà, laurà, laurà sono i tre comandamenti su cui si regge la vita da queste parti e Ambrogio Mauri li impara subito in fretta. Ha solo diciannove anni, quando il padre muore. Gli lascia un'officina che ripara autobus e molti debiti. Ambrogio salva l'azienda e la trasforma in una delle realtà italiane più avanzate nella produzione di mezzi pubblici. Insieme con la ditta Mauri cresce e cambia anche l'Italia. L'euforia del boom economico lascia il posto a un Paese incapace di superare le sue contraddizioni, sempre più prigioniero di un sistema di corruzione che trova il suo apice e simbolo nella Milano da bere degli anni Ottanta. Dove è normale pagare tangenti, dove l'onestà è ormai solo una vecchia moneta fuori corso. Mauri sceglie di non adeguarsi. Perché lui sarà sempre scelto per quello che produce e non per quello che paga sottobanco. Così facendo però lo spazio per la sua azienda si fa sempre più stretto. Anno dopo anno diventa invisibile, regolarmente ignorata nelle gare d'appalto. Poi, il ciclone di Mani Pulite investe l'Italia del malaffare e per Ambrogio sembra la fine di un incubo. Ma il risveglio è brusco e il prezzo della disillusione altissimo: pochi anni più tardi nulla è cambiato. E Mauri rimane solo, come solo - in fondo - era sempre stato. L'epilogo è tragico, perché, come scrive l'autrice, "Davide contro Golia non può vincere due volte ". Anche per questo motivo, la sua storia merita di essere raccontata. Per ricordare un "eroe normale" nel Paese delle tangenti. E per spiegare perché, oggi, nelle classifiche degli Stati più corrotti l'Italia sta davanti persino al Ruanda.
Un contenitore culturale Nulla di più Libri scelti su basi prettamente personali Non esiste un criterio di scelta tranne quello di ritenere la trama o la tematica trattata.
Informazioni personali
- RICCARDO SEDINI
- Sale, Alessandria, Italy
- Ex giornalista pubblicista; Organizzatore di festival letterari; Presentatore; Speaker radiofonico;
25 marzo 2020
VEIT HEINICHEN BORDERLESS
Xenia Ylenia Zannier ha perso i genitori appena nata, entrambi sono morti durante il terremoto che ha devastato il Friuli nel 1976. È stata adottata dalla zia materna e dal marito, che avevano già un figlio di dieci anni, Floriano, da subito affezionato alla bambina che lo considererà sempre l’amatissimo fratello maggiore. Nel 1990 Floriano, nel frattempo entrato nella guardia di finanza a Trieste, viene processato e ingiustamente accusato di tentato omicidio e tre giorni dopo l’udienza si impicca in cella. La strada di Xenia, oggi commissario a Grado, incrocia ripetutamente quella della senatrice Romana Castelli de Poltieri, donna senza scrupoli corresponsabile della morte del fratello e implicata in una rete di corruzione internazionale. Con l’uccisione dell’amico e giornalista austriaco Jordan S. Becker e l’arrivo di una nave carica di profughi siriani, le indagini portano Xenia all’intelligence tedesca e al traffico di armi con base in Croazia. Passando per Trieste, Fiume, Salisburgo, Monaco, la Cancelleria a Berlino, Pullach e il ministero dell’Interno a Roma, tutte le tracce riconducono alla senatrice, capace di qualunque cosa per conservare il proprio potere. A fare da sfondo, la xenofobia di Patria Nostra che istiga all’odio verso gli stranieri, l’Unione Europea e la Germania.
24 marzo 2020
GIANRICO CAROFIGLIO LE TRE DEL MATTINO
La storia è narrata in prima persona da Antonio, un uomo sui cinquant'anni che, attraverso un lungo flashback, racconta un episodio avvenuto molti anni prima.
La vicenda si svolge negli anni ottanta. Ragazzo timido e solitario, Antonio è figlio di genitori separati che, per trovare una cura all'epilessia idiopatica del figlio, decidono di portarlo in Franciaa Marsiglia, per sottoporlo ad una visita dal dottor Gastaut, un luminare del settore. Dopo una serie di esami e di controlli, il dottore raccomanda ai genitori di riportare il figlio (ormai sulla via della guarigione) tre anni dopo per verificare lo stato della sua malattia.
Passati tre anni Antonio, che ha ormai raggiunto la maggiore età, torna a Marsiglia, accompagnato solo dal padre, per ascoltare il responso finale del dottore, il quale sostiene che ormai il ragazzo è praticamente guarito ma che, per essere sicuro della definitiva scomparsa della malattia, dovrà sottoporsi "alla prova da scatenamento" che consiste nello stare sveglio per due giorni di seguito, in modo tale da stressare il fisico al limite. In caso non si fossero presentate crisi in quei due giorni, Antonio poteva dirsi completamente guarito.
Durante questi due giorni Antonio e il padre visitano la città francese e iniziano a parlarsi e a confidarsi liberamente, senza più quell'imbarazzo che da sempre aveva caratterizzato il loro rapporto. La sera, a cena, il padre racconta al figlio tutto ciò che non ha mai avuto il coraggio (o l'occasione) di dirgli; di come ha conosciuto sua madre, del rapporto con la sua età e con il suo lavoro, della sua giovinezza, delle proprie speranze, illusioni, paure, mentre di notte i due si ritrovano in un locale dove si suona il jazz e dove il padre si esibisce al pianoforte sotto gli occhi stupiti di Antonio, il quale lo ha convinto a suonare di fronte a tutti i presenti.
La volontà di confidarsi e di raccontarsi di Antonio e del padre, che sembrano quasi tentare di recuperare il tempo perduto, li accompagna anche il giorno seguente, speso tra una visita alla chiesa di Notre-Dame-de-la-Garde e una gita tra le acque della costa marsigliese. Alla Calanque de Morgiou, una spiaggia non lontana dalla città, fanno la conoscenza di Adèle e Lucie, due ragazze lesbiche provenienti da Tolosa, che dopo aver passato la giornata con loro, decidono di invitarli ad una festa tenuta, quella sera stessa, da una loro amica. I due accettano l'invito e si preparano ad affrontare quella che sarà l'ultima notte a Marsiglia prima del ritorno a casa.
Padre e figlio, che vengono accolti dalla padrona di casa Marianne, una ragazza di 37 anni che parla perfettamente l'italiano, trascorrono la serata mangiando cibo della cucina magrebina, bevendo vino e godendosi la festa, sempre più stanchi e spossati dal sonno. Quando tutti gli altri ospiti se ne sono andati, Marianne si trattiene con loro e in particolare con Antonio che le spiega l'irreale situazione nella quale si sono venuti a trovare. La ragazza gli dice che si tratta di balikwas, ovvero un salto in un'altra situazione, la quale ci porta a vedere le cose che siamo abituare a conoscere in modo differente, che descrive al meglio ciò che hanno vissuto padre e figlio in quei giorni. In seguito i due hanno un rapporto sessuale, mentre il padre di Antonio, ormai sfinito, è vinto dal sonno.
Padre e figlio abbandonano la casa di Marianne solo all'alba per dirigersi prima all'albergo e poi allo studio del dottor Gastaut, il quale conferma la completa guarigione del ragazzo. Antonio è quindi libero di tornare a casa, felice sia per la fine della malattia, ma soprattutto per il rapporto instaurato con il padre.
Dopo pochi mesi però, quest'ultimo viene a mancare a causa di un malore che lo colpisce durante una lezione all'università. Lascia una lettera nella quale scrive dell'imprevedibile avventura avuta a Marsiglia con il figlio e di quanto tempo ancora avrebbe avuto per parlare con lui.
La lettera termina con una frase piuttosto nota di John von Neumann, un grande matematico del secolo scorso.
«Se la gente crede che la matematica non sia semplice, è perché non si rende conto di quanto complicata sia la vita.»
Questa stessa frase verrà ricopiata da Antonio nel muro del suo studio, dopo essere diventato professore all'università. Si scopre quindi che il ragazzo, dopo quel folle viaggio, ha deciso di ripercorrere le orme del padre.
La vicenda si svolge negli anni ottanta. Ragazzo timido e solitario, Antonio è figlio di genitori separati che, per trovare una cura all'epilessia idiopatica del figlio, decidono di portarlo in Franciaa Marsiglia, per sottoporlo ad una visita dal dottor Gastaut, un luminare del settore. Dopo una serie di esami e di controlli, il dottore raccomanda ai genitori di riportare il figlio (ormai sulla via della guarigione) tre anni dopo per verificare lo stato della sua malattia.
Passati tre anni Antonio, che ha ormai raggiunto la maggiore età, torna a Marsiglia, accompagnato solo dal padre, per ascoltare il responso finale del dottore, il quale sostiene che ormai il ragazzo è praticamente guarito ma che, per essere sicuro della definitiva scomparsa della malattia, dovrà sottoporsi "alla prova da scatenamento" che consiste nello stare sveglio per due giorni di seguito, in modo tale da stressare il fisico al limite. In caso non si fossero presentate crisi in quei due giorni, Antonio poteva dirsi completamente guarito.
Durante questi due giorni Antonio e il padre visitano la città francese e iniziano a parlarsi e a confidarsi liberamente, senza più quell'imbarazzo che da sempre aveva caratterizzato il loro rapporto. La sera, a cena, il padre racconta al figlio tutto ciò che non ha mai avuto il coraggio (o l'occasione) di dirgli; di come ha conosciuto sua madre, del rapporto con la sua età e con il suo lavoro, della sua giovinezza, delle proprie speranze, illusioni, paure, mentre di notte i due si ritrovano in un locale dove si suona il jazz e dove il padre si esibisce al pianoforte sotto gli occhi stupiti di Antonio, il quale lo ha convinto a suonare di fronte a tutti i presenti.
La volontà di confidarsi e di raccontarsi di Antonio e del padre, che sembrano quasi tentare di recuperare il tempo perduto, li accompagna anche il giorno seguente, speso tra una visita alla chiesa di Notre-Dame-de-la-Garde e una gita tra le acque della costa marsigliese. Alla Calanque de Morgiou, una spiaggia non lontana dalla città, fanno la conoscenza di Adèle e Lucie, due ragazze lesbiche provenienti da Tolosa, che dopo aver passato la giornata con loro, decidono di invitarli ad una festa tenuta, quella sera stessa, da una loro amica. I due accettano l'invito e si preparano ad affrontare quella che sarà l'ultima notte a Marsiglia prima del ritorno a casa.
Padre e figlio, che vengono accolti dalla padrona di casa Marianne, una ragazza di 37 anni che parla perfettamente l'italiano, trascorrono la serata mangiando cibo della cucina magrebina, bevendo vino e godendosi la festa, sempre più stanchi e spossati dal sonno. Quando tutti gli altri ospiti se ne sono andati, Marianne si trattiene con loro e in particolare con Antonio che le spiega l'irreale situazione nella quale si sono venuti a trovare. La ragazza gli dice che si tratta di balikwas, ovvero un salto in un'altra situazione, la quale ci porta a vedere le cose che siamo abituare a conoscere in modo differente, che descrive al meglio ciò che hanno vissuto padre e figlio in quei giorni. In seguito i due hanno un rapporto sessuale, mentre il padre di Antonio, ormai sfinito, è vinto dal sonno.
Padre e figlio abbandonano la casa di Marianne solo all'alba per dirigersi prima all'albergo e poi allo studio del dottor Gastaut, il quale conferma la completa guarigione del ragazzo. Antonio è quindi libero di tornare a casa, felice sia per la fine della malattia, ma soprattutto per il rapporto instaurato con il padre.
Dopo pochi mesi però, quest'ultimo viene a mancare a causa di un malore che lo colpisce durante una lezione all'università. Lascia una lettera nella quale scrive dell'imprevedibile avventura avuta a Marsiglia con il figlio e di quanto tempo ancora avrebbe avuto per parlare con lui.
La lettera termina con una frase piuttosto nota di John von Neumann, un grande matematico del secolo scorso.
«Se la gente crede che la matematica non sia semplice, è perché non si rende conto di quanto complicata sia la vita.»
Questa stessa frase verrà ricopiata da Antonio nel muro del suo studio, dopo essere diventato professore all'università. Si scopre quindi che il ragazzo, dopo quel folle viaggio, ha deciso di ripercorrere le orme del padre.
23 marzo 2020
DARIO CORRENTI IL DESTINO DELL'ORSO
In una valle svizzera, un giorno di luglio, un industriale milanese viene sbranato vivo da un orso. Marco Besana, giornalista di nera con troppi anni di lavoro alle spalle e altrettanta disillusione addosso, è costretto controvoglia a occuparsi di quella strana morte. Sarebbe facile archiviare il caso come un incidente di montagna se Ilaria Piatti, giovanissima reporter, perennemente precaria, non fosse convinta di avere davanti un serial killer. Molto più feroce di qualunque animale. Ilaria e Marco, accompagnati dal cane Beck's, lasciano Milano e partono per l'Engadina. E lì scoprono una catena di morti orribili e misteriose, tutte apparentemente accidentali: un uomo caduto in un crepaccio, uno carbonizzato nel suo aereo privato, un altro mummificato in un bosco. La sequenza non può essere casuale. Anche se la polizia locale non collabora e in redazione nessuno crede in loro, i due cronisti non si danno per vinti. Sono sicuri di avere di fronte un soggetto molto pericoloso, che uccide le sue vittime con armi non convenzionali, in modi originali e sofisticati. E sembra ispirarsi alla più famosa avvelenatrice seriale del Settecento, Giovanna Bonanno, conosciuta come la Vecchia dell'Aceto. Il racconto trascina il lettore in un labirinto di false piste e colpi di scena, ai piedi di splendide montagne che, impassibili e sinistre, osservano dall'alto le mosse di un assassino diabolico, sfuggente.
EMILIANO BEZZON IL DELITTO DI VIA FILODRAMMATICI
La Milano del dopo Expo, dei grattacieli e del nuovo skyline, la Milano dal ritmo continuamente “in crescendo” sembra fermarsi in riverente pausa davanti alla sacralità del tempio mondiale della Lirica, il Teatro alla Scala, e alla quiete della casa di riposo Giuseppe Verdi, dove anziani musicisti vivono di musica e di ricordi. Ma quel mondo apparentemente rarefatto nasconde storie di invidie, sesso, denaro, potere e tradimenti: l’assassinio “quasi perfetto” del potente sovrintendente è come un terremoto che sconquassa la superficiepatinata e porta alla luce quel sommerso di odio e intrighi. Il sovrintendente viene trovato di prima mattina dal suo segretario particolare nel suo studio, riverso sulla scrivania, privo di vita, senza una goccia di sangue. Ma i primi rilievi tolgono subito ogni dubbio: non si tratta di morte accidentale. La scottante indagine viene affidata alla giovane e determinata capitana dei carabinieri Doriana Messina. Single per sofferta scelta in nome dell’Arma, la capitana è amata e stimata dai suoi stretti collaboratori, ma deve invece destreggiarsi tra le invidie di colleghi che la vedono come ostacolo alla loro carriera, e le avance più o meno esplicite di uomini che non vogliono perdersi l’esperienza della donna in divisa, magari con il valore aggiunto di manette e pistola. A Doriana si affianca come consulente del PM la psicologa e amica Giorgia del Rio con cui ha collaborato nel corso di una precedente indagine. Grazie a lei e ai racconti della sua anziana amica musicista che vive a Casa Verdi, si scopre che in quei giorni è avvenuto un ritrovamento di enorme valore per il mondo della musica verdiana…
22 marzo 2020
MATTIA FERRARESI SOLITUDINE
Da decenni la sociologia e le scienze umane analizzano il progressivo disgregarsi dei legami e delle relazioni. Non stupisce dunque che la solitudine sia considerata una delle maggiori insidie della nostra epoca. Media e opinione pubblica la descrivono come un morbo da combattere. Governi e istituzioni per la salute pubblica si sono mobilitati. In pochi, però, sottolineano che la situazione contemporanea è il frutto di una precisa evoluzione storica. >Mattia Ferraresi indaga con straordinaria lucidità le radici di questo fenomeno. E illumina il colossale paradosso che lo ha generato: lo scardinamento delle connessioni profonde con l'altro è, infatti, al cuore del progetto di emancipazione della modernità. Proprio il modello liberale ha posto le basi per una società fatta di soggetti che hanno scelto la solitudine quale via maestra verso l'autocompimento. Nel divincolarsi dalle autorità, dalle gerarchie e dalle costrizioni tradizionali che lo opprimevano, l'uomo moderno si è cosí ritrovato solo. Il suo ideale di liberazione si è trasformato, oggi, in una prigionia.
«Il nostro mondo. Quello dei selfie e delle pubblicità profilate, dei pasti monoporzione e del single come stato sommamente desiderabile. Un mondo dove la solitudine regna. Ma grattando la superficie delle osservazioni quantitative e delle cronache si intuisce che siamo di fronte a qualcosa di piú complicato e oscuro di una tendenza sociale: è lo stato esistenziale dell'uomo contemporaneo».
«Il nostro mondo. Quello dei selfie e delle pubblicità profilate, dei pasti monoporzione e del single come stato sommamente desiderabile. Un mondo dove la solitudine regna. Ma grattando la superficie delle osservazioni quantitative e delle cronache si intuisce che siamo di fronte a qualcosa di piú complicato e oscuro di una tendenza sociale: è lo stato esistenziale dell'uomo contemporaneo».
21 marzo 2020
GEORGE LAKOFF-MARK JHONSON METAFORA E VITA QUOTIDIANA
Per Lakoff e Johnson la metafora è il meccanismo fondamentale non solo del linguaggio quotidiano, ma anche del nostro stesso funzionamento cognitivo. È praticamente impossibile parlare, e di conseguenza pensare, senza fare ricorso a meccanismi metaforici, perché la metafora è lo strumento linguistico che meglio di qualunque altro esprime la nostra interazione corporea col mondo. Analizzandone alcuni sistemi metaforici di base che organizzano in modo sistematico la nostra quotidianità, gli autori dimostrano come pensiero e linguaggio siano condizionati dalla nostra struttura percettiva e come non siano possibili un pensiero e un linguaggio disincarnati e privi di metafore.
DROR MISHANI TRE
Una donna, insegnante di liceo sulla quarantina, cerca un po’ di conforto, dopo che il marito ha abbandonato lei e suo figlio. Tramite un sito internet per divorziati conosce Ghil, piacente avvocato, e intreccia con lui una relazione. Un’altra donna, una badante lettone immigrata in Israele, cerca una casa e anche un segno da parte di Dio, che le dica se è sulla buona strada. Anche lei, come la prima donna, fa conoscenza di Ghil, a cui si rivolge per una consulenza sul permesso di soggiorno. Una terza donna cerca qualcosa di completamente diverso. Si chiama Ella ed è la giovane madre di tre bambine piccole alla ricerca di una fuga dalla soffocante realtà domestica. Incontra Ghil in un bar. Tutte e tre trovano lo stesso uomo. Sono molte le cose che non sanno di lui, poiché l’uomo non dice la verità. Ma anche lui non sa tutto di loro.
19 marzo 2020
DAVIDE MANA LA NOTTE DEI CACCIATORI
Un uomo in fuga nella Valle Belbo dell'immediato dopoguerra.
Un killer in cerca della sua preda, fra casolari abbandonati e cittadine alluvionate.
E un progetto mostruoso.
Per preparare la strada ai Padroni.
Ai Grandi Antichi.
Coloro che si Muovono negli Interstizi.
Quando le stelle sono al posto giusto.
Un killer in cerca della sua preda, fra casolari abbandonati e cittadine alluvionate.
E un progetto mostruoso.
Per preparare la strada ai Padroni.
Ai Grandi Antichi.
Coloro che si Muovono negli Interstizi.
Quando le stelle sono al posto giusto.
GIORGIO MONTEFOSCHI DESIDERIO
“Il vero protagonista del libro è il desiderio allo stato puro, irragionevole e cieco, senza età e senza amore. Desiderio tra un uomo e una donna che saranno amanti sempre e comunque, anche nelle vite in cui si reincarneranno. Matteo e Livia sono due personaggi che rimangono nell’anima, con un languore, una scia di dolorosa malinconia, come la Micol di Bassani, come certi amanti di Moravia. Come capita con i classici, che diventano esperienze nella vita del lettore. Livia è un sogno sfuggente che appare e scompare, seduttiva come seduttivo è Matteo nella sua fedeltà assoluta e cieca al desiderio di Livia, per cui è pronto a mettere tutto in discussione, anche la stessa Livia che non è all’altezza della sua passione. Nei tre tempi del romanzo risalta la permanenza del desiderio contro l’impermanenza della vita ‘ufficiale’: non che quest’ultima sia falsa e l’altra vera.
Iscriviti a:
Post (Atom)
PAOLO ROVERSI ALLA VECCHIA MANIERA
Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvoca...
-
Orfana di madre, Ebla cresce nell’entroterra somalo. L’anziano padre, astronomo e divinatore tradizionale, le insegna l’arte interdetta all...
-
Linda non lo sa, che diventare famosa non è così difficile: basta ubriacarsi una sera e lasciarsi filmare durante un rapporto intimo e ades...
-
La voglia di morire, di farla finita non senza tornare per l'ultima volta nei luoghi dove si sono svolti i fatti. È possibile che a dic...