Quando si tratta di parabole e testi antichi in generale, le nostre capacità di ascolto non risultano sviluppate come dovrebbero. Spesso non cogliamo la provocazione originale e ci limitiamo a interpretazioni semplicistiche, proponendone di anacronistiche che deformano la buona novella del vangelo in qualcosa che Gesù non avrebbe né riconosciuto né ammesso. Questo testo propone al lettore di mettersi all’ascolto in modo nuovo, di immaginare come suonassero queste parabole alle orecchie di individui che non avevano idea che Gesù sarebbe stato crocifisso dai Romani e proclamato Figlio di Dio da milioni di persone. Che cosa voleva dire quel narratore ebreo? E perché, duemila anni dopo, quegli argomenti continuano a essere attuali e forse anche più pressanti di allora?
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